Che ci fa Wayne Rooney a Wall Street?

Francesco Caremani

L’Ipo del Manchester United a Wall Street non sarà una vittoria. Lo afferma Rob Cox, Usa editor di Reuters Breakingviews, criticando la Borsa statunitense per lo spazio di manovra che consente ai proprietari di ordinare gli azionisti in classi differenti, potendo così incassare i soldi della vendita mantenendo inalterato, o quasi, il controllo sulla società. Sulla carta l’operazione dovrebbe ridurre l’indebitamento accumulato dai proprietari e i costi di finanziamento.

    L’Ipo del Manchester United a Wall Street non sarà una vittoria. Lo afferma Rob Cox, Usa editor di Reuters Breakingviews, criticando la Borsa statunitense per lo spazio di manovra che consente ai proprietari di ordinare gli azionisti in classi differenti, potendo così incassare i soldi della vendita mantenendo inalterato, o quasi, il controllo sulla società. Una cattiva pratica di corporate governance che, secondo Cox, permette a Rupert Murdoch come ai Sulzberger, a Mark Zuckerberg come alla famiglia Ford di conservare un potere nettamente superiore al capitale che possiedono. Un’aberrazione del capitalismo democratico, la definisce Cox.

    Per i Red Devils si tratta di un ritorno in Borsa dopo essere stati quotati al London Stock Exchange fino al 2005, quando la famiglia Glazer ha acquistato il club con un leveraged buyout da 790 milioni di sterline, facendo ricorso cinque anni più tardi all’emissione di un bond ad alto rendimento da 500 milioni per ridurre il peso degli interessi sul debito di oltre 45 milioni l’anno.
    Sulla carta l’operazione dovrebbe ridurre l’indebitamento accumulato dai Glazer e i costi di finanziamento. In un primo momento avevano pensato a Hong Kong, per dare massima visibilità alla quotazione. Scelta ricaduta poi su Singapore per spostare l’attenzione dalla Cina all’Asia e sfruttare l’entusiasmo crescente nell’area dove il brand United ha un seguito di 200 milioni di tifosi.

    Dopo un lungo periodo di riflessione e un’attenta analisi finanziaria si sta preparando lo sbarco a Wall Street e l’Ipo da un miliardo di dollari è diventata di soli 100 milioni. Dall’inizio dell’anno l’indice americano S&P500 ha guadagnato il 5 per cento mentre quello di Singapore ha perso il 13, senza contare la volatilità storica di certi mercati. Il Manchester diventerà così uno dei primi grandi club sportivi a sbarcare al New York stock sale da oltre dieci anni. Gli ultimi, a memoria, sono stati i Cleveland Indians del baseball.

    Nella Football Money League 2012, redatta dalla Deloitte, lo United è terzo in classifica per ricavi, dietro a Real Madrid e Barcellona con 367 milioni di euro per la stagione 2010-11. Di questi 132 dai diritti televisivi, 120 dall’Old Trafford e 115 dal merchandising, su cui il club inglese ha scommesso da tempo immemore, andando alla conquista, soprattutto, dell’India e dell’Asia più in generale, dove c’è ancora tanta fame di calcio europeo. Secondo la rivista Forbes il valore del club si aggira intorno a 1,8 miliardi di dollari, con un seguito di 659 milioni di tifosi in tutto il mondo, facendo della squadra di Ferguson la più amata del pianeta: “Le nostre partite sono seguite da 1,15 miliardi di famiglie, con un’audience che supera i 4 miliardi l’anno”, ha detto al Foglio.it Richard Arnold, direttore commerciale dei Red Devils.

    Con un monte ingaggi di 169 milioni di euro ha chiuso il 2010-11 con 10 milioni di utili contro il saldo negativo del Barcellona (-9), per non parlare delle squadre italiane. Un’azienda che impiega circa 620 persone, alle quali nel settembre scorso è stato distribuito un bonus di 5 milioni di sterline. Sarà anche per questo che Chevrolet è diventato il partner automotive ufficiale del Manchester, capace di firmare un contratto con DHL per le maglie di allenamento pari a 46 milioni di euro spalmati su quattro anni. Al 31 marzo il fatturato ha registrato un +6,1 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

    Insomma, una macchina da guerra che attraverso nuove operazioni finanziarie sta cercando soldi freschi per tornare competitiva in Inghilterra e in Europa, dopo lo smacco del titolo perso contro il City dello sceicco Mansour bin Zayed Al Nahyan. A gestire l’offerta pubblica iniziale saranno le banche d’affari JP Morgan e Credit Suisse, mentre Morgan Stanley, dopo l’affaire Facebook, dovrebbe restarne fuori. Perché il calcio continuerà a giocarsi sul campo, ma il pranzo al sacco e i posti in piedi resteranno per sempre foto in bianconero da attaccare alle pareti di una banca.