Non giocando a calcio si può vincere lo stesso. Il segreto dell'altra finalista e la mezza truffa della Spagna

Jack O'Malley

Il catenaccio è morto e il tiki taka non si sente troppo bene. La terza finale di fila della Spagna è un inganno. Nell’Europeo più noioso dell’ultimo trentennio (persino il rigore a cucchiaio è già diventato un luogo comune) una delle squadre più noiose dai tempi della Grecia del 2004 arriva in finale per il semplice fatto che gli altri non esistono.

    Il catenaccio è morto e il tiki taka non si sente troppo bene. La terza finale di fila della Spagna è un inganno. Nell’Europeo più noioso dell’ultimo trentennio (persino il rigore a cucchiaio è già diventato un luogo comune) una delle squadre più noiose dai tempi della Grecia del 2004 arriva in finale per il semplice fatto che gli altri non esistono. Per di più, offrendo uno spettacolo peggiore della telecronaca Cerqueti-Collovati, che è tutto dire. Forse Del Bosque vuole dimostrare che non giocando a calcio si può vincere lo stesso, ma la parodia del Barcellona non può reggere a lungo (soprattutto là dove il Barcellona ha ormai dimostrato quest’anno di essere la parodia di se stessa), e in finale andrà punita. Nella partita contro il Portogallo (l’Arsenal delle Nazionali, che ogni volta sembra quella buona e poi non vince niente) ha offerto un gioco più imbarazzante dell’Inghilterra, che almeno un paio di volte verso la porta un pallone lo aveva calciato. Nel calcio conta il risultato finale, certo, ma al di là della gioia nazionale di chi porterà a casa il trofeo, questo Europeo non lascerà traccia negli annali del calcio, roba che la campagna acquisti dell’Inter e del Milan finora è stata più eccitante. Ci penseremo poi, ora bisogna seppellire definitivamente gli spagnoli, che da quando non fanno più i numeri da circo hanno perso anche l’unica utilità che avevano, quella di intrattenimento.