La guerra degli esodati

Oggi tocca a Fornero dare i suoi numeri in Parlamento

Diana Zuncheddu

Fornero darà in Parlamento i suoi numeri. Oggi pomeriggio al Senato, domani mattina alla Camera, il ministro farà il suo tour esplicativo dopo la guerra dei numeri delle ultime settimane. Il ministro spiegherà che quelle cifre, quasi quattrocentomila esodati, sono numeri usciti colpevolmente e irresponsabilmente dall’Inps e descrivono un universum potenzialmente infinito di esodati.

    Oggi pomeriggio in Senato, domani alla Camera, il ministro del Lavoro Elsa Fornero difenderà la sua “riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita”. Una delle riforme più importanti del governo Monti è infatti stata accusata di lasciare a casa, senza lavoro e senza pensione, per citare Massimo D’Alema, quasi quattrocentomila persone. Fornero darà in Parlamento i suoi numeri. Il ministro farà il suo tour esplicativo dopo la guerra dei numeri delle ultime settimane. Il ministro spiegherà che quelle cifre, quasi quattrocentomila esodati, sono numeri usciti colpevolmente e irresponsabilmente dall’Inps e descrivono un universum potenzialmente infinito di esodati. Spiegherà che il problema esiste dal principio del cammino del disegno di legge. Fu il presidente del Consiglio Mario Monti, nella conferenza stampa di dicembre scorso, quando illustrava il cosiddetto decreto salva Italia, a leggere un biglietto “cui tiene tanto la collega Fornero”. Monti disse che il ministero dell’Economia avrebbe individuato gli strumenti necessari per sistemare la posizione di chi si fosse trovato nel limbo di non rientrare nelle vecchie come nelle nuove regole previdenziali. Nessuna sorpresa, dunque. Ma quei numeri non esistono.

    A un convegno ieri a Milano il ministro ha ricordato che la riforma previdenziale è stata fatta in tempi brevi, causa crisi finanziaria “molto grave”, senza possibilità di consultazione con le parti sociali (sentito, Camusso?). La riforma “è piaciuta ad alcuni e ad altri no” e questi ultimi ora “cercano di costringere il governo a tornare indietro”. Ieri il senatore del Pd e giuslavorista Pietro Ichino ha scritto una lettera al Corriere con la sua proposta di soluzione al problema (meglio dettagliata sul suo blog): lavorare. Tutti i cinquantenni e sessantenni senza lavoro, scrive Ichino, “non devono essere incoraggiati a uscire definitivamente dal tessuto produttivo ma aiutati a rientrarvi, con tutti gli incentivi e le agevolazioni possibili”. Al ministero del Lavoro considerano seria la proposta, anche se la difficoltà è trovare il giusto equilibrio. “Il mercato del lavoro tocca tutti trasversalmente – ha detto ieri Fornero – e ci sono interessi contrapposti. Ciascuno è portato a difendere quello che ha e il governo deve cercare di stare al di sopra degli interessi di parte e guardare un po’ più in là, agli interessi del paese non dell’oggi ma del domani”.

    Tra oggi e domani, fanno sapere dal ministero, comincerà un ulteriore e “serio” ragionamento su numeri e merito. In questa vicenda, aggiungono fonti vicine al ministro, “c’è di buono che l’Inps ha iniziato a elaborare numeri utili”. Proprio i dati diffusi dall’Inps, le “trappole di Mastrapasqua”, secondo la definizione di Bruno Ugolini sull’Unità di ieri, sono all’origine di tutta la bolla di allarme sociale sfociata sabato in una manifestazione romana unitaria dei sindacati, Cgil, Cisl e Uil, con grida congiunte anti Fornero e anti riforma. Alla mobilitazione via terra si è aggiunta anche quella del Web, via social network, del popolo viola: “Se la voti (la riforma Fornero, ndr) non ti voto”. Nei prossimi giorni si scioglierà il dubbio sul ricorso alla fiducia alla Camera, anche se il presidente di Montecitorio Gianfranco Fini aveva dichiarato che si potrebbe concludere il voto sulla riforma entro il 28 giugno. Concordi, parrebbe, sia Pdl (con Cazzola) sia Pd (con Franceschini, che potrebbe chiedere in cambio di risolvere i problemi a un numero maggiore di esodati). Questo smonterebbe le ipotesi di un possibile accerchiamento intorno al ministro, magari per ottenere l’abolizione di quello storico ritocco all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori (“Scalpo da portare in Europa”, copyright Idv). Tornare sul testo del disegno di legge significherebbe dover tornare al Senato, opzione da escludersi. Se invece la riforma passasse, e passasse senza fiducia, accadrebbe anche con buona pace di qualche collega di Fornero. Come quel ministro dell’Istruzione Francesco Profumo che aveva dichiarato, nei giorni di massima tensione su Fornero, di “dissentire spesso da lei”. L’isolamento personale e politico di un ministro che fa non ha alcunché di nuovo.