Pennsylvania Avenue

G20 (un po') spuntato

Domenico Lombardi

Ancora una volta il summit del G20, al momento in corso in Messico, è stato dirottato dall’emergenza della crisi greca e indotto a concentrarsi sulla situazione europea. Eppure, ancora una volta, non è emersa una strategia condivisa per stabilizzare l’economia mondiale dal contagio della nostra crisi. Perché? Alcuni analisti hanno già decretato la morte del G20, altri ne hanno semplicemente suggellato l’irrilevanza. La diagnosi è sbagliata in entrambi i casi.

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    Ancora una volta il summit del G20, al momento in corso in Messico, è stato dirottato dall’emergenza della crisi greca e indotto a concentrarsi sulla situazione europea. Eppure, ancora una volta, non è emersa una strategia condivisa per stabilizzare l’economia mondiale dal contagio della nostra crisi. Perché? Alcuni analisti hanno già decretato la morte del G20, altri ne hanno semplicemente suggellato l’irrilevanza. La diagnosi è sbagliata in entrambi i casi. Il G20 è un gruppo informale di economie sistemiche rappresentate al massimo livello politico, i cui leader possono arrivare a una posizione condivisa solo nella misura in cui lo ritengano politicamente utile per la loro agenda nazionale. Tipicamente, il G20, o altri consessi internazionali analoghi, funzionano come un moltiplicatore che amplifica l’efficacia delle politiche nazionali. Perché ciò accada, tuttavia, occorre che tali politiche si rinforzino l’un l’altra così da creare una somma maggiore dei suoi addendi anziché neutralizzarsi tra loro. Questo è stato il caso all’apice della crisi finanziaria internazionale quando, al summit di Londra nell’aprile 2009, i membri del G20 condivisero l’esigenza di una azione sistemica alimentata da politiche monetarie e fiscali iperespansive e dal rafforzamento, oltre le attese, della capacità di intervento del Fondo monetario internazionale. Il risultato fu, quella volta, di stabilizzare le aspettative dei mercati. Da allora, invece, il G20 non ha facilitato una risposta internazionale al problema sistemico della crisi europea. Cosa è mancato?

    Nella gestione della crisi europea, la Germania ha fatto passare il principio che i paesi europei devono esprimere una posizione comune nei fori internazionali: la sua. Apparentemente innocuo, tale principio in realtà priva l’Italia, la Francia, e la Spagna, i tre membri dell’Eurozona che con la Germania partecipano al G20, dell’effetto leva che deriverebbe dal coalizzare importanti membri del Gruppo sulla propria posizione, sempre più distinta da quella tedesca. L’enfasi posta sin da subito dalla Casa Bianca sulla necessità di adottare una prospettiva più ampia nella risoluzione della crisi europea ha sempre trovato allineati i leader politici che si sono ritrovati alla guida di questi tre paesi europei. Ma l’adesione al principio di mostrare, almeno in apparenza, una comune posizione, anche quando non c’era, non consentiva loro di esprimere, ad alta voce, la loro sintonia con gli altri membri sistemici, determinando l’appiattimento del fronte europeo. Di conseguenza, il profondo disaccordo con l’approccio tedesco da parte dei paesi chiave non europei del G20 ha avuto due conseguenze sul piano concreto dei risultati.

    Primo, ha alienato il sostegno a qualsiasi azione concertata, mancando la disponibilità europea a pervenire a una posizione condivisa sulla natura e gli obiettivi degli interventi da attuare collegialmente. In secondo luogo, ha indebolito il ruolo del Fmi nella sua azione di monitoraggio nel teatro della crisi per minimizzare i rischi di urtare le diverse sensibilità dei suoi azionisti maggiori. Oggi l’istituzione di Washington non vuole più essere prestatore dell’Eurozona, ma intende anche rinunciare a fare da arbitro. L’irrilevanza del G20 nella crisi europea ha, pertanto, semplicemente riflesso la disfunzionalità della governance europea che ha trovato proprio nel G20 la sua cassa di risonanza globale. Impedendo che il conflitto si materializzasse apertamente nella discussione, la Germania, con l’appoggio tacito degli altri paesi sistemici dell’Eurozona, ha impedito la possibilità di una mediazione così da preservare integra la sua posizione. L’isolamento della Germania è pertanto diventato l’isolamento dell’Eurozona.

    Perché è l’Italia a rimetterci di più
    Chi ne ha fatto le spese più di tutti? L’Italia, per due ragioni. Primo, perché è il paese, fra quelli in crisi, con i fondamentali migliori. Ma il Fmi non lo può dire apertamente per non urtare il rappresentante tedesco nel suo consiglio di amministrazione. Secondo, perché è l’unico paese, sempre fra quelli in crisi, che è strutturalmente vulnerabile alla pressione dei mercati non potendo contare, date le dimensioni della sua economia, su aiuti del Fmi o del Fondo salva stati europeo (Efsf), vantando entrambe le istituzioni una capacità di intervento relativamente ridotta.

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