Che succede nell'Università San Raffaele, tra buchi neri e lettere all'aldilà

Diana Zuncheddu

Don Verzé non ha risposto alla lettera inviatagli dall'aldiqua. Niente meno che il Corriere della Sera doveva svolgere il difficile compito dell'angelo postino, invocato con commovente insistenza da Roberta De Monticelli, docente di Filosofia della persona all'Università Vita-Salute San Raffaele. E se risposta non è arrivata dal destinatario, quel don Luigi Verzé che ha lasciato questo mondo il 31 dicembre dello scorso anno, qualche notizia potrebbe arrivare da chi quella lettera ha ormai sicuramente letto.

    Don Verzé non ha risposto alla lettera inviatagli dall'aldiqua. Niente meno che il Corriere della Sera doveva svolgere il difficile compito dell'angelo postino, invocato con commovente insistenza da Roberta De Monticelli, docente di Filosofia della persona all'Università Vita-Salute San Raffaele. E se risposta non è arrivata dal destinatario, quel don Luigi Verzé che ha lasciato questo mondo il 31 dicembre dello scorso anno, qualche notizia potrebbe arrivare da chi quella lettera ha ormai sicuramente letto.

    Con ordine. La professoressa decide di scrivere dopo aver visto, sul Corriere, un articolo sul testamento di don Verzé. “State uniti e sacrificate qualsiasi cosa all'unione tra di voi”, ha scritto il fondatore del San Raffaele. La professoressa gli manda a dire (“Mi perdoni se rompo le scatole nell'aldilà”) di non condividere: “Nulla sarebbe peggio di un'unità fondata sull'opacità e non sulla trasparenza, sull'omertà e non sulla libera discussione”. Nella lettera pubblicata domenica non si capisce il riferimento, e infatti si scopre soltanto ieri, in un piccolo trafiletto nello spazio delle lettere a pagina 33, la frase tagliata: “Nella trasmissione della lettera di Roberta De Monticelli è saltato questo passaggio riferito all'Università del San Raffaele: “Oggi accuse infamanti pendono sul suo capo (sull'università, ndr) – è facile reperire su Corriere.it l'incredibile storia della fondazione da un miliardo di dollari”. Il riferimento è a un'inchiesta di “Report” in cui Alberto Nerazzini cerca disperatamente notizie su una fondazione da un miliardo di dollari (mesi prima si parlava di un miliardo di euro, si deve essere sentita crisi pure tra fondazioni fantasma) che da un anno incombe come possibile investitore per l'Università, con duecentomila dollari l'anno per cinque anni. Pare che la fondazione, chiamata Marcus Vitruvius, di diritto svizzero, non sia proprio mai esistita, nonostante alcuni docenti della facoltà di Medicina ne avessero ripetutamente parlato come fatto certo o imminente (tra i possibili soci della fondazione era stato fatto anche il nome del finanziatore filantropo George Soros. Il signore ha seccamente smentito qualsiasi coinvolgimento).

    Dall'università non è arrivata smentita né conferma su eventuali fondazioni o nuovi investitori. E' anzi difficile ottenere informazioni. L'ateneo non dispone in questo momento di un responsabile dell'ufficio stampa. Dal sito risulta Gea Gardini, che gentilmente risponde di seguire soltanto l'ospedale (quello sì, acquistato dopo il crac da Giuseppe Rotelli): “Comunque ho seguito l'università fino a poco tempo fa e va tutto benissimo, non si è capito cosa intendesse la professoressa con quella lettera”. Nemmeno Massimo Cacciari, docente nella stessa facoltà della collega De Monticelli, vuole commentare: dice di non sapere alcunché della fondazione fantasma.

    Altra anomalia, forse più grave trattandosi di un'università che riunisce tre facoltà, è quella dell'assenza di un rettore: non c'è traccia della sostituzione di don Verzé, che ricopriva quel ruolo fino alla fine dell'anno scorso, eppure la sua morte risale a quasi sei mesi fa. Non c'è stato il tempo di modificare lo statuto? I conti dell'università, che dipendono da ben tre enti (l'associazione Monte Tabor, l'associazione Sigilli, la fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor) non sono facilmente consultabili, ma data la situazione dell'ospedale è forse naturale la preoccupazione di docenti che nulla sanno del futuro dell'istituzione per cui lavorano. Forse non potrà rispondere Don Verzé dall'aldilà, ma qualcuno dall'aldiqua?