Debellare la malattia del commento geopolitico

Jack O'Malley

Abbiamo giocato talmente male che potremmo vincere l’Europeo. Francia-Inghilterra ha vissuto i momenti più emozionanti durante gli inni, poi Hodgson si è trasformato in Di Matteo (senza Drogba in attacco) e ha permesso che si svolgesse una delle partite più noiose degli ultimi anni. Ribery a un certo punto si è addormentato, non era un effetto ottico della cicatrice. Rientrati in studio, i frizzanti ospiti di Rai Sport si sono dovuti prendere a gomitate per svegliarsi.

    Abbiamo giocato talmente male che potremmo vincere l’Europeo. Francia-Inghilterra ha vissuto i momenti più emozionanti durante gli inni, poi Hodgson si è trasformato in Di Matteo (senza Drogba in attacco) e ha permesso che si svolgesse una delle partite più noiose degli ultimi anni. Ribery a un certo punto si è addormentato, non era un effetto ottico della cicatrice. Rientrati in studio, i frizzanti ospiti di Rai Sport si sono dovuti prendere a gomitate per svegliarsi.

    Ieri però ho capito che l’obiettivo più urgente è debellare la nuova malattia che affligge i commentatori più o meno occasionali di questo campionato. Ci sono cascato anch’io, è vero, ma non se ne può già più. Qualsiasi cosa succeda in una partita dell’Europeo, viene immediatamente letta con gli occhiali della geopolitica, con metafore più bolse di Fernando Torres e gag che alla terza riproposizione sono più stucchevoli di una telecronaca della Rai. Dal “rigore” per la Grecia al “pareggio di bilancio” tra Spagna e Italia, ogni pretesto è buono per ammiccare all’economia europea. Sia chiaro, li capisco: d’altronde questo è l’ultimo Europeo prima della disgregazione dell’Europa. Menzione di merito per i tifosi irlandesi (la O apostrofata del mio cognome mi spinge al sentimentalismo questa volta): la loro squadra gioca male, è decisamente sfigata e probabilmente non strapperà nemmeno un punto nel girone. Ma sentirli cantare in quel modo, sotto la pioggia, dopo i tre gol della Croazia, faceva sopportare anche i commenti di Galeazzi nel dopo partita.