Tutti i debiti della Spagna semifinalista in Europa

Francesco Caremani

La Spagna, campione d’Europa e del Mondo in carica, non ha mai avuto cinque squadre nelle semifinali di coppa. Il calcio spagnolo potrebbe così fare cappotto con due finali tutte iberiche, certificando una vera e propria dittatura nel football continentale. Nella storia delle coppe europee l’Italia e la Spagna sono le due nazioni con più epiloghi casalinghi, cinque a testa. Segue l’Inghilterra con due, Germania e Portogallo con una.

    La Spagna, campione d’Europa e del Mondo in carica, non ha mai avuto cinque squadre nelle semifinali di coppa. Il calcio spagnolo potrebbe così fare cappotto con due finali tutte iberiche, certificando una vera e propria dittatura nel football continentale.
    Nella storia delle coppe europee l’Italia e la Spagna sono le due nazioni con più epiloghi casalinghi, cinque a testa. Segue l’Inghilterra con due, Germania e Portogallo con una. A ben guardare le cifre del debito che i club della Liga BBVA hanno nei confronti del fisco il record che, tra oggi e giovedì sarà messo alla prova, è pagato a caro prezzo: 489 milioni di euro; 752 quello di tutti i club professionisti spagnoli, più altri 60 dovuti alla previdenza sociale.

    Un rappresentante di Izquierda Unida ha interpellato il primo ministro Mariano Rajoy: “Il calcio è considerato lo sport nazionale, ma questo non giustifica che i club non paghino le tasse come tutti i normali cittadini”. D’altra parte, in un paese investito dalla crisi economica, che conta 4,7 milioni di disoccupati, il debito del calcio professionistico diventa inaccettabile, quasi un insulto alla società spagnola. Decisamente più duro il commento di Julio Senn, esperto di diritto fiscale e socio della Senn Ferrero Sports & Entertainment, con sedi a Madrid e Pechino: “E' una situazione fuori controllo, con le società che hanno vissuto al di sopra delle proprie possibilità a colpi di prestiti e ricatti alle comunità autonome”, in una nazione in cui Barcellona e Athletic Bilbao, per esempio, rappresentano qualcosa che va molto oltre il calcio.

    Atletico Madrid e Valencia (4-2 all’andata per i biancorossi in Europa League) sono i portabandiera di questo manifesto debitorio, con 300 milioni di euro di debiti totali i primi e 400 i secondi, perché non dobbiamo dimenticare che quasi tutti i club spagnoli sono esposti verso le banche e questo crea un link pericoloso legato alla crisi economica nazionale e globale.
    L’Espanyol con 160 milioni ha dovuto vendere i diritti di quattro suoi giocatori (Alvaro, Moreno, Amat e Marquez) a un fondo d’investimento britannico: 4 milioni di euro per calmare i creditori. Qualche mese fa il gruppo bancario Bankia aveva proposto di utilizzare i cartellini di Cristiano Ronaldo e Kakà come garanzia verso la Bce per ottenere un prestito necessario a finanziare il fondo d’investimento Madrid Activos Corporativos V: 773 milioni di euro in obbligazioni per sostenere alcune aziende, tra cui lo stesso Real e l’impresa di costruzioni del presidente Florentino Perez.

    Il sistema bancario spagnolo, al quale le squadre sono legate mani e piedi, è esposto per 400 miliardi di euro verso il settore del real estate e sopravvive solo grazie al denaro della Bce: secondo uno studio di Danske Bank la crisi immobiliare in Spagna ha creato, dal settembre 2009 a oggi, un calo pari al 10 per cento del Pil. Intanto, Barcellona e Real Madrid (più volte abbiamo sottolineato il potere logorante che la diarchia sportiva ed economica ha su tutto il movimento nazionale) hanno fatto sapere che loro al fisco non devono niente, confidando di continuare a ripianare i propri debiti verso privati grazie ai ricavi che con, rispettivamente, 450.7 milioni e 479.5 ne fanno i due club più ricchi al mondo. Mentre Miguel Cardenal, segretario di Stato allo Sport del governo Rajoy, ha fatto sapere: “Il piano di rimborso su dieci anni del debito verso il fisco è già stato negoziato e firmato, sarà operativo a partire dalla fine della stagione”. L’Atletico Madrid nell’ultima campagna acquisti ha speso 69.5 milioni, di cui 40 per l’attaccante colombiano Falcao, incassandone quasi 88.5 con le cessioni di Aguero, De Gea, Forlan, Elias e altri. Il Valencia ne ha incassati 32.9 (cedendo Mata al Chelsea) ma ne ha spesi 34. Il Real Madrid ha registrato un passivo di 46.8 milioni, di cui 30 per Fabio Coentrao; il Barcellona invece solo 12.25, spendendone 60 per Sanchez e Fabregas. Alla vigilia delle sfide di ritorno tutto può ancora succedere, anche che le squadre spagnole non vincano niente. Splendori e miserie di un calcio sull’orlo del baratro e lontano anni luce dal fair play finanziario.