Meglio il gol di Crouch al City delle cucchiaiate su Totti e Del Piero

Jack O'Malley

E’ da sabato che mi riguardo il gol con cui Peter Crouch ha fatto tornare Roberto Mancini un allenatore normale – nervosetto e in difficoltà – e condannato il Manchester City a un altro pareggio. Quando cominci a fare discorsi come “abbiamo dominato il campionato fino a due settimane fa” (sottintendendo un “e quindi è giusto che lo vinciamo noi”) vuol dire che te la stai facendo sotto come nemmeno John Terry quando deve tirare un calcio di rigore.

    E’ da sabato che mi riguardo il gol con cui Peter Crouch ha fatto tornare Roberto Mancini un allenatore normale – nervosetto e in difficoltà – e condannato il Manchester City a un altro pareggio. Quando cominci a fare discorsi come “abbiamo dominato il campionato fino a due settimane fa” (sottintendendo un “e quindi è giusto che lo vinciamo noi”) vuol dire che te la stai facendo sotto come nemmeno John Terry quando deve tirare un calcio di rigore.

    La prodezza di Crouch si inserisce di diritto nella categoria in cui hanno posto quei biscotti alla nocciola: brutta e buona. Lo stop, scoordinato, di piattone al volo – da una zona di campo da cui segnò soltanto Shevchenko sbagliando un cross contro la Juve – prometteva un finale in curva. Il fatto che il lungo attaccante dello Stoke City fosse a circa mezzo miglio dalla porta, per giunta di spalle, ancora peggio. E invece senza far toccare palla per terra Crouch l’ha messa sotto l’incrocio dall’altra parte, a sorvolare i capelli color Hyde Park in autunno del portiere Joe Hart. Delirio.

    Lo Stoke è così, una squadra che sta raccogliendo meno di quello che potenzialmente potrebbe raccogliere (il numero di gol segnati quest’anno è inferiore soltanto a quelli del Wigan e a quello delle copie vendute dall’ultimo ebook del Foglio) che un giorno esalta e un altro delude. Tipo Del Piero, attorno a cui è già ricominciato il balletto dei “fenomeno”, “genio del calcio” e “immortale” da parte degli stessi giornalisti che un paio di mesi fa gli davano del bollito buono soltanto per gli Stati Uniti o per le pubblicità con gli uccelli. “Totti sì che invecchia bene”, dicevano.

    Poi basta un cucchiaio al posto di una coltellata da una parte e un gol contro una squadra pronta per l’Intertoto dall’altra ed ecco che tutto si ribalta, che la Juve l’anno prossimo in Champions non può non avere Del Piero e che il Pupone dovrebbe andare a giocare nella rappresentativa di Villa Arzilla. D’altra parte la palla è rotonda, le bandiere nel calcio non esistono più e il latino forma la mente, no?