That win the best - La rubrica del Foglio sul calcio inglese

Il fair play di Buffon, il cugino di Gerrard e un appello a Severgnini

Jack O'Malley

Perduta è quella terra che confonde il fair play con il moralismo, il gioco duro e leale con l’ammissione di colpa senza onore e sportività. Ieri ho foraggiato i miei sentimenti insulari con un articolo del Corriere della Sera in cui si faceva la morale a Buffon per non essersi costituito istantaneamente quando la famosa palla ha varcato la famosa linea e nessuno ha visto nulla.

Leggi Buffon, Nicchi e il mondo ideale di Matteo Matzuzzi - Leggi In difesa di Buffon (e contro i moralisti a fasi alterne) dal blog Cambi di stagione

    Londra. Perduta è quella terra che confonde il fair play con il moralismo, il gioco duro e leale con l’ammissione di colpa senza onore e sportività. Ieri ho foraggiato i miei sentimenti insulari con un articolo del Corriere della Sera in cui si faceva la morale a Buffon per non essersi costituito istantaneamente quando la famosa palla ha varcato la famosa linea e nessuno ha visto nulla. Quella dei poliziotti morali travestiti da paladini del fair play è una visione che, a mio modestissimo giudizio, dovrebbe preoccupare gli italiani più dello spread e del debito pubblico. A quanto mi risulta Buffon nella vita gioca a calcio, non fa il pubblico ministero né il seminarista, dunque il suo business dovrebbe essere quello di vincere le partite. Il filosofo dice all’incirca: “Prima giocare poi moraleggiare”, tutto il resto è un preoccupante tributo all’idolo della coscienza pulita. Come dite? Fowler sbagliò (forse) apposta un rigore che non c’era? Vero. Tanto di cappello, questa rubrica non è fatta per esaltare i cuori di pietra, ma il fair play è tutta un’altra cosa.

    Ci sono verità assolute nel calcio che trovano solo talvolta il loro compimento, e che spesso si scontrano con altre verità. Il calcio inglese è luogo privilegiato per vedere all’opera tutto ciò. Una di queste verità è che il piccolo può essere grande e arrivare a calpestare il suolo sacro riservato agli eletti. Il calcio però è anche e soprattutto cinico, e questo è apparso evidente a tutti quando domenica pomeriggio Anthony Gerrard ha sbagliato il rigore decisivo in finale di Carling Cup contro il Liverpool del cugino Steven, rispedendo il Cardiff nell’almanacco delle serie minori. Bastava poco, e invece. Che è la stessa cosa a cui hanno pensato i tifosi del Norwich quando, al 92’ e sull’1-1 contro il Manchester United, la loro squadra è dovuta cadere. Novecento partite con la stessa maglia non sono un caso, e un’altra verità assoluta del calcio è che chi ha fatto la storia continuerà a farla. L’esterno sinistro di Ryan Giggs era lì per ricordare tutto questo. Gol e dedica ai tifosi, ché se avesse dovuto fare come Balotelli (maglietta con dedica trash a Raffaella Fico) lui non avrebbe saputo che nome scrivere.

    L’apprensione mi costringe a concludere con un appello di taglio umanitario: ridateci il Mago Cerasa. Che fine ha fatto? L’ultima volta che l’ho sentito, via Twitter, si è offerto di girare a Beppe Severgnini per mio conto una domanda (“se non ha mai pensato di restituire il titolo di ufficiale dell’ordine dell’impero britannico. Se no, perché?”), dopodiché non ho più avuto sue notizie. Al programma televisivo in cui il suo ologramma vaticina avvolto dai fumi (dell’alcol, forse) mi risulta non essere apparso, mentre è apparso un Severgnini visibilmente soddisfatto e più vacuo del solito. Qui gatta ci cova, mi sono detto ripetendo un vostro modo di dire che non ho mai capito, ma non vorrei che il Mago fosse in uno scantinato di Via Solferino costretto a guardare a ciclo continuo tutte le puntate, passate e future, della rubrica on line del noto columnist. Qualcuno mi rassicuri.

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