Se il Cav. sa giocare la carta della fiducia, comunque vada scoprirà la nullità altrui

Luigi Amicone

Se consideriamo con le spalle al muro il panorama della crisi italiana (che è una partita finanziaria di calcio franco-tedesco e marcatori nel New York e Financial Times) la verità è che Silvio Berlusconi è un piccolo grande Churchill ubriaco e, domani, avesse l'opportunità di calare le carte in tavola, sarà (sarebbe) sobrio per andare avanti fino al 2013.

    Se consideriamo con le spalle al muro il panorama della crisi italiana (che è una partita finanziaria di calcio franco-tedesco e marcatori nel New York e Financial Times) la verità è che Silvio Berlusconi è un piccolo grande Churchill ubriaco e, domani, avesse l'opportunità di calare le carte in tavola, sarà (sarebbe) sobrio per andare avanti fino al 2013.

    Tutti gli altri, a partire dai giornaloni che hanno rappresentato l'assedio finale e che hanno giocato tutte le carte false possibili e le disinformazioni immaginabili, sono la signora alternativa sulla carta, ma brutta, politicamente così brutta, che ciascuno può sfidare l'immaginazione di ciascun altro a dire in cuor suo, mettendosi una mano sulla coscienza e l'altra sul portafoglio, se il trio Bersani-Di Pietro-Casini, piuttosto che un Monti e un resto del mondo di technicality Ue, può fare un governo all'altezza della situazione piuttosto che un governo da considerarsi famoso nel senso del famoso pisano o marchigiano all'uscio.

    Ovvero un fantasioso governo di oligarchi, patrimoniali e prelievi forzosi da far preferire i morti in casa piuttosto che la morte di ogni ripresa e consumo. Dunque, mi pare chiaro che se il presidente del Consiglio non ha più una maggioranza parlamentare (e non ce l'ha), non ha che due carte in mano: la prima è quella che gli consiglierebbe, preso atto che non può rischiare di finire la sua cavalcata politica sotto la sfiducia di una Gabriella Carlucci (e neanche di un Pisanu), di salire al Quirinale e rassegnare le dimissioni. Oggi stesso. La seconda è quella che ha l'unico genio (e non è poco) di scavallare il suo stesso partito e di costringere l'intero Parlamento a fiduciare il governo o a sfiduciare se stesso sotto l'esposizione della lettera Ue e delle relative, consequenziali, misure urgenti.

    Per intenderci, quelle che sono finite in maxiemendamento invece che in decreto legge, magari rimpolpate da quant'altro, tipo fondo in cui convogliare parte cospicua del patrimonio immobiliare statale a garanzia dei 300 miliardi di Bot e Cct in scadenza nel primo trimestre 2012. Sebbene in alternativa alla prima, anche questa seconda carta dovrebbe essere giocata subito. Se non oggi, domani, massimo 48 ore, Silvio dovrebbe presentarsi in Parlamento e chiedere fiducia sui provvedimenti in margine alla lettera Ue in nome del popolo italiano.

    A dire il vero una teorica terza carta l'avrebbe, a scorno magari del Messaggero di Caltagirone, il nostro Cavaliere, una carta jolly che potrebbe addirittura prendere la forma di una letterina breve breve, tipo: “Gentile onorevole e segretario Udc Pier Ferdinando Casini, tu dici che l'unico ostacolo sono io, Silvio Berlusconi, mentre tu, serenamente e responsabilmente, hai dichiarato al Corriere della Sera che se proprio te lo chiedessero, non esiteresti a sacrificarti per il bene della Nazione e ad assumere la presidenza di un governo, non di ribaltone, ci mancherebbe, ma di larghe intese. Bene, io Silvio Berlusconi faccio un passo indietro e sai cosa ti dico? Eccoti le chiavi di Palazzo Chigi, prego, accomodati, noi del Pdl ci stiamo e ti diamo pure il mandato di interloquire per larga intesa con Bersani e Di Pietro, vai pure, fa' il tuo giro di consultazioni, primarie, comitati popolari, redazioni dei giornali, indignados, gnomi della finanza, e chissà, magari finisce che per Natale dell'anno prossimo un governicchio lo spuntiamo”.