“Non avevo la stampella, gli ho tirato la Legion d'Onore”. Parla Tricarico

Pietrangelo Buttafuoco

Per un pilota, asso dell'aviazione, ci sono tanti modi per mettere in riga un villanzone. Guido Keller si alzava in volo per poi gettare un pitale addosso agli irriguardosi, Leonardo Tricarico, già Capo di stato maggiore dell'Aeronautica, ha scelto un gesto magnifico e scioccante: ha restituito ai francesi la Legion d'Onore. E' l'onorificenza istituita dal Bonaparte. “Mi riusciva difficile tenerla ancora visto il comportamento di questa caricatura di Napoleone qual è Nicolas Sarkozy”.

    Per un pilota, asso dell'aviazione, ci sono tanti modi per mettere in riga un villanzone. Guido Keller si alzava in volo per poi gettare un pitale addosso agli irriguardosi, Leonardo Tricarico, già Capo di stato maggiore dell'Aeronautica, oggi tra i soci fondatori con Marco Minniti della Fondazione Icsa (Intelligence, culture and Strategic Analysis) ha scelto un gesto magnifico e scioccante: ha restituito ai francesi la Legion d'Onore. E' l'onorificenza istituita dal Bonaparte. “Mi riusciva difficile tenerla ancora visto il comportamento di questa caricatura di Napoleone qual è Nicolas Sarkozy”. Ma come è successo, come l'è venuta questa idea così futurista? “Guardavo il tg in compagnia di mia moglie, ho visto la scena della risata e siccome c'era da tirargli addosso qualcosa…”

    Se la meritava, in effetti. “Ecco, non avendo la stampella come Enrico Toti, ho scagliato la Legion d'Onore. Con i riguardi dovuti, con tanto di lettera”. Altro che lettera. Peggio di una stampellata in faccia. Leggiamo un passaggio? “Il 25 novembre 1916 il nostro leggendario aviatore, il capitano Francesco Baracca, abbatté il ricognitore austro-ungarico del tenente Kalman Sarkozy, che fu preso prigioniero. L'episodio indica che gli italiani – affrancati dalla peculiarità di un sistema che tarpa loro le ali – sanno vincere le loro battaglie. Anche quando abbiamo di fronte un Sarkozy”.

    Quando ci vuole, ci vuole. “Ci vuole uno scatto. Non è sopportabile prendere schiaffi. Io mi sono sempre fidato del mio istinto e l'esperienza del mestiere mi è stata di conforto anche in questa vicenda di amarezza e sofferenza, ho fatto quello che dovevo fare e non certo a cuor leggero. Una scena così immonda la meritava una reazione”. Una reazione inaspettata in questa Italia. “Era una rabbia montante, la mia. Quella risata, infatti, è stata la goccia di un vaso dove è straripato lo squallore della vicenda libica. Grazie all'arroganza francese è stato sottovalutato l'impegno dei soldati italiani. E non l'ho sopportato. Il contributo della nostra aeronautica, per dirla tutta, è stato un gradino sotto quello dei britannici ma certamente superiore all'impegno dei francesi ed è giusto che si sappia quanto siano stati bravi i militari italiani. C'è stato un reiterato sberleffo che doveva essere ricacciato in gola”.

    E i francesi, come l'hanno presa? “Mi auguro che se lo ricordino alle elezioni quando dovranno recuperare tutte le perle collezionate da Sarkozy, un uomo dai comportamenti alquanto bizzarri”. Strani proprio i francesi. “No, questo no. In Kossovo, dove io ero il vice comandante di un'operazione militare cui partecipavano sedici nazioni, ho lavorato benissimo con loro. Certo, ogni tanto ci appiccicavamo. Facevano delle puttanate come capita nella dura legge dei conflitti. Si bombardava Belgrado. Magari andavano a scaricare le bombe nelle acque dell'Adriatico senza dire niente a nessuno, ma avevo un buon rapporto con i francesi. Ci parlavamo con schiettezza. Per questo, quella Legion d'Onore la sentivo più che meritata. Nella vicenda del Kossovo ero il vice comandante della forza multinazionale perché l'Italia era pienamente responsabile di un ruolo. Ed è per questo che ci soffro a restituire l'onorificenza. E' un pezzo di memoria, e non sto parlando della mia personale memoria”. Insomma, ci voleva un soldato per salvare l'onore dell'Italia. “Non lo devo dire io”. Non uno scrittore, non uno scienziato, non un artista, nessuno ha mosso voce contro questa offesa. Solo un soldato, appunto. Quando si tratta di stile, di dignità, di senso della Patria… “Ma per l'opinione pubblica le Forze armate sono state solo i colonnelli Buttiglione, i sucidi nelle caserme, il nonnismo…”.
    Forse perché c'è un deficit di italianità nella stessa Italia. “L'Italia, purtroppo, se vogliamo banalizzare è quella non difficile da governare ma inutile”. Come disse Benito Mussolini.
    “E come, ancora prima, disse Dante”.
    L'Alighieri? “Certo. Nave sanza nocchiero in gran tempesta. Non donna di provincia…”. Ma bordello! Giusto.
    “Troppo facile fare il paragone col bordello. Specie di questi tempi. Ma l'Italia ha delle magnifiche risorse, l'Italia sa vincere le sue battaglie. In Libia, per esempio, dobbiamo lavorare per vincere la più difficile guerra, che è quella della pacificazione, quella della ricostruzione, e abbiamo gli operatori adatti a fare questo lavoro delicatissimo. Poi, certo, se si dovrà fare al solito, mettere gli amici di Letta o di Bisignani, è un altro discorso. Il solito discorso. Fino ad arrivare ai Lavitola”.

    Ecco, Leonardo Tricarico è proprio un soldato. Nel sito internet “Mafarka” i blogger esultano rendendo onore a quell'uniforme: “Si vede che è dell'aeronautica”.
    A proposito, che differenza c'è tra aeronautica e aviazione. Di solito di un asso si dice “asso dell'aviazione”.
    “Nessuna differenza, aviazione è parola poetica”.
    Poetica appunto. Aviazione è parola degna di un pitale gettato addosso agli irriguardosi, degna di una stampella, degna di un'onorificenza restituita al mittente. Degna dell'onore d'Italia.

    • Pietrangelo Buttafuoco
    • Nato a Catania – originario di Leonforte e di Nissoria – è di Agira. Scrive per il Foglio.