Ora l'Europa pensa a un Fondo salva euro globale con l'aiuto dei cinesi

David Carretta

Un accordo globale, qualsiasi accordo o nessun accordo: i leader della zona euro ieri sera erano rinchiusi all'ottavo piano del Consiglio europeo per trovare un piano salva euro. “Il lavoro non è finito perché ci sono ancora molti problemi da risolvere”, ha detto la cancelliera tedesca, Angela Merkel, entrando al vertice. I tre pilastri del pacchetto sono legati tra loro: se cade uno, cade tutta l'impalcatura della “risposta ambiziosa” promessa entro il vertice del G20 del 3 novembre.

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    Un accordo globale, qualsiasi accordo o nessun accordo: i leader della zona euro ieri sera erano rinchiusi all'ottavo piano del Consiglio europeo per trovare un piano salva euro. “Il lavoro non è finito perché ci sono ancora molti problemi da risolvere”, ha detto la cancelliera tedesca, Angela Merkel, entrando al vertice. I tre pilastri del pacchetto – ricapitalizzazione delle banche, ristrutturazione del debito della Grecia e rafforzamento della potenza di fuoco del Fondo europeo di stabilità finanziaria (Efsf) – sono legati tra loro: se cade uno, cade tutta l'impalcatura della “risposta ambiziosa” promessa entro il vertice del G20 del 3 novembre. Se sulle ricapitalizzazioni bancarie c'è un compromesso, governi e banche ieri erano ancora divisi sull'ammontare delle perdite da imporre agli investitori privati sulle obbligazioni greche. L'Efsf, dovrebbe garantire una parte del valore delle nuove emissioni dei paesi in difficoltà. Sarà affiancato da uno o più Fondi salva euro globali: domani Klaus Regling, capo dell'Efsf, vola a Pechino per chiedere un contributo alla Cina.
    L'Italia è sotto pressione. Il Cav. ha portato con sé la lettera di impegni, che è stata accolta favorevolmente. Secondo fonti comunitarie, la missiva è stata scritta “più a Bruxelles che a Roma” e dovrebbe “ricalcare” la lettera della Bce di agosto. Ora tutto è nelle mani della Bce. Se Mario Draghi continuerà gli interventi sui mercati del debito gli europei temono di incentivare l'azzardo morale del Cav. La Germania è contraria. Ma senza la Bce – spiegano i francesi – nessuna risposta alla crisi è “credibile”.

    Ieri Draghi ha lasciato intendere che la Bce è pronta a fare la sua parte nella crisi della zona euro, spiegando che “l'Eurosystem è determinato, con le sue misure non convenzionali, a prevenire il malfunzionamento nei mercati monetari e finanziari”. Ma Draghi ha anche chiesto all'Efsf di assumersi le sue responsabilità. Francia e Germania sono su sponde opposte. “Ciò che faremo non sarà credibile se la Bce non dice di essere pronta ad agire”, dicono all'Eliseo. Per Merkel è una linea rossa invalicabile: il Bundestag ha votato un paragrafo secondo cui il ruolo della Bce per stabilizzare i mercati dei bond viene meno ora che c'è un Efsf più forte.

    I mercati rischiano di rimanere delusi dall'accordo che si stava disegnando ieri. Per i dettagli potrebbero volerci settimane. Secondo gli analisti, senza la Bce come “prestatore di ultimo ricorso”, l'Efsf non basta. Ogni misura del piano ha controindicazioni. La ricapitalizzazione delle banche sarà al di sotto dei 200 miliardi ritenuti necessari dal Fondo monetario internazionale. Gli “haircut” (il taglio sul valore nominale delle obbligazioni) sulla Grecia potrebbero portare a un default del paese e innescare i Credit default swap con ripercussioni imprevedibili. Le garanzie dell'Efsf rischiano di deprezzare i bond italiani e spagnoli sui mercati secondari, aggravando la situazione patrimoniale delle banche. Nessuno sa cosa chiederanno in cambio cinesi, russi o i paesi del Golfo per aiutare la zona euro.
    I capi di stato e di governo avrebbero inserito un richiamo alla missiva italiana nella loro bozza di conclusioni, per rendere gli intenti italiani più vincolanti. L'Europa vorrebbe che il Cav. facesse come Zapatero in Spagna: riunire maggioranza e opposizione per concordare un pacchetto di riforme serie, in grado di rassicurare i mercati. Altrimenti, alcuni già invocano un mezzo bailout dell'Italia, che commissionerebbe di fatto la politica economica e di bilancio del governo.

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