Il default dei partiti

Arnaldo Ferrari Nasi

Con l'Articolo 49 la Costituzione riconosce ai partiti politici quali mezzo per l'intervento del cittadino nella politica della Repubblica. Siano essi lo strumento per una partecipazione diretta  del singolo o il tramite con cui rappresentarlo. Ne conviene che soprattutto in momenti di grande problematicità come questo, i partiti debbano essere in primo piano nell'esercitare il loro compito politico e sociale.

    Con l'Articolo 49 la Costituzione riconosce ai partiti politici quali mezzo per l'intervento del cittadino nella politica della Repubblica. Siano essi lo strumento per una partecipazione diretta  del singolo o il tramite con cui rappresentarlo.

    Ne conviene che soprattutto
    in momenti di grande problematicità come questo, i partiti debbano essere in primo piano nell'esercitare il loro compito politico e sociale.
     
    Pare però che quest
    o meccanismo non stia funzionando. Tra le istituzioni politiche proprio i partiti sono quelli che nell'ultimo anno godono di minor fiducia da parte della gente. Secondo l'ultima rilevazione dell'Eurobarometro, la fiducia degli elettori nei partiti è al momento al 16 per cento (per i sondaggi di Renato Mannheimer addirittura al 10 per cento). Neanche il dato sulla fiducia nei confronti del governo ottiene un dato così basso, rispettivamente il 23 e il 28 per cento secondo i dati di un consorzio interuniversitario europeo e di uno dei più prestigiosi istituti privati italiani.

    Fiducia nelle istituzioni in Italia: alcune istituzioni del sistema politico


     

     

    E' sconsolante anche il dato di chi si sente ben rappresentato dal proprio partito politico o da quello che intende votare, nella media il 20 per cento degli elettori. Non tutti i partiti però si comportano allo stesso modo. Premesso che in nessun caso si raggiunge il 50 per cento, cioè nessun partito rappresenta mai la maggioranza dei propri elettori, le singole formazioni si producono in performance differenti. Sinistra e Libertà ottiene il punteggio massimo col 46 per cento e sembra così esser la formazione meno sofferente della politica italiana del momento. La Lega Nord al 30 per cento, valore comunque al di sopra della media nazionale: da un partito monotematico ci si sarebbe potuti aspettare che l'istanza propugnata (il federalismo) potesse “coprire” quasi del tutto le esigenze del proprio elettorato, o comunque in percentuali assolutamente più alte degli altri partiti, che, a differenza della Lega, possono contare sul fatto di presentare più aspetti con cui cercare di meglio allinearsi alle aspettative dei propri elettori.

    Tra i partiti con valori più bassi
    della media e che quindi rappresentano ancora peggio il proprio elettorato, troviamo la formazione di Futuro e libertà (16 per cento) e due partiti di centrosinistra con valori molto al di sotto della media: il Pd, con il 14 per cento e l'IdV con l'11 per cento. In effetti questi tre partiti, come rilevato da precedenti studi di AnalisiPolitica, pur per motivi differenti, sono quelli che hanno i maggiori problemi nel trovare un posizionamento politico adeguato.

    Percentuale di coloro che ritengono di essere “molto rappresentati” dal partito che intendono votare.




     

    Non solo. Con il problema della rappresentatività, i partiti politici ne devono frontaggiare almeno un altro egualmente importante: quello della leadership. Ben il 60 per cento degli elettori sostiene di non amare i leader del proprio partito.

    Quanto è d'accordo o non d'accordo con la seguente affermazione? “Spesso disprezzo anche i leader politici del mio partito” (tra chi intende votare un partito)

     

     

    Un fenomeno ancora più sentito a sinistra e che sembra rispecchiare abbastanza bene quanto si apprende dai media in termini di polemiche interne alle diverse dirigenze.

    Quanto è d'accordo o non d'accordo con la seguente affermazione? “Spesso disprezzo anche i leader politici del mio partito” (tra chi intende votare un partito)

     

     

    Verificando il dato all'interno degli elettorati, si può vedere come nella sinistra solo il Sel risulti al di sotto della media nazionale, per quanto di poco, mentre i maggiori problemi in questo senso paiono averli anzitutto l'IdV e poi il Partito Democratico.

    Percentuale di coloro che sono d'accordo con l'affermazione:
    “Spesso disprezzo anche i leader politici del mio partito” (tra chi intende votare un partito)


     

     

     

    Il centrodestra è tutto al di sotto del valore medio nazionale (che però ricordiamo è alto, 60 per cento). Sono solo due, però, i partiti in cui il dato sul disprezzo non raggiunge la maggioranza: Fli e Pdl. Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi, quindi, sembrano essere i due leader di partito che meglio degli altri sappiano stare in sintonia con la propria gente.

    Il quadro generale,
    in conclusione, non è per nulla positivo.
    I partiti polici italiani non godono certo di buona salute, anzi, per dirla con un termine in voga, sembrerebbero vicini al default. Rappresentano male e sono mal diretti. Questo, unito al fatto di un probabile nuovo periodo di transizione politica, potrebbe offrire spazio a nuovi soggetti, che dovranno essere solidi almeno su due fronti, quello della proposta politica e quello della classe dirigente.