Chiude il Bagaglino, l'ammortizzatore sociale dell'antipolitica

Angelo Mellone

La chiusura di un'istituzione satirica come il Bagaglino genera certo una punta di tristezza e attizza il nostro senso di conservazione sentimentale. Come quando il fruttivendolo sotto casa che abbassa le saracinesche e ricordiamo le volte che siamo andati là a fare la spesa. La coda nostalgica di quell'esperienza, che era un teatro e il suo pubblico, s'avrà tra pochi giorni, il 4 ottobre, nella festa d'addio, dove si raduneranno i protagonisti, gli autori, le figure e le controfigure, i personaggi e le caricature, alcune delle quali – Giulio Andreotti e non solo.

    La chiusura di un'istituzione satirica come il Bagaglino genera certo una punta di tristezza e attizza il nostro senso di conservazione sentimentale. Come quando il fruttivendolo sotto casa che abbassa le saracinesche e ricordiamo le volte che siamo andati là a fare la spesa. La coda nostalgica di quell'esperienza, che era un teatro e il suo pubblico, s'avrà tra pochi giorni, il 4 ottobre, nella festa d'addio, dove si raduneranno i protagonisti, gli autori, le figure e le controfigure, i personaggi e le caricature, alcune delle quali – Giulio Andreotti e non solo – hanno portato fortuna alle loro fonti d'ispirazione, umanizzandole a icone pop da sbertucciare con un sorriso cinico e assolutorio. All'italiana, davvero. Ad ogni modo, che sul Bagaglino, il palcoscenico teatrale e televisivo dove si sono cimentati professionisti assoluti dell'intrattenimento – i Gullotta, i Vianello – e fior d'intellettuali travestiti da intrattenitori, come Pippo Franco, cali il sipario del pensionamento, sta nel corso naturale delle cose.

    Il Bagaglino è stato uno dei ponti simbolici che ha unito la prima e la seconda Repubblica, ha servito alla mezza età materiale buono per ridere e sganasciarsi. Ha offerto il palco, le torte in faccia, il grottesco, i versacci, le cosce ballerine, al sentimento ambivalente degli italiani verso la politica e il potere: l'ambivalenza che alterna a seconda dei momenti il massimo di deferenza e il massimo dello sberleffo, l'ortodossia liturgica e la violenza iconoclasta, la soggezione e la crocifissione. La vendetta serale contro il potere diurno consumata davanti al televisore, facendo audience della pernacchia, l'acido buono per corrodere le incrostazioni di partiti burocratici e leader ieratici. Così il Bagaglino è stato il varietà degli albori della seconda Repubblica: ha tirato giù le élite dal piedistallo, le ha buttate in scena con una prosa e una scenografia unicamente ideate per divertire gli italiani che ci stavano alla risata politicamente disinteressata, totalmente prive di preoccupazioni morali o retropensieri ideologici, e tanto meno d'una visione politica. In questo s'è consumato l'equivoco di considerarlo nella specie della satira “di destra”, confondendo la biografia del prodotto con quella di alcuni dei produttori (come Mario Castellacci), quand'era invece più corretto definirlo per negazione, come satira non-di-sinistra, un nichilismo sereno che amava tenersi a buona distanza dalla comicità engagé.

    I quarantenni degli anni Ottanta adesso hanno vent'anni e passa di più, sono invecchiati, e il Bagaglino con loro avverte il peso degli anni come un'immagine che ha scelto testardamente di restare fedele a se stessa, ritoccandosi le rughe senza mai cambiare d'abito. Darlo in pasto all'immaginario di un ventenne, imbottito di Sora Cesira, Youtube, network di satira social e pornopolitica che denuda intimità e segretezze, produce l'effetto straniante di una visione vintage di Alvaro Vitali e infermiere monelle. Come i cicli politici, anche quelli satirici hanno una fine, misurata con la capacità di offrire gli strumenti per ridere del potere e per ragionarci attorno. Il Bagaglino era l'equivalente satirico del campionato di calcio, un ammortizzatore sociale del sentimento antipolitico. Era satira potente, un luogo in cui i politici si recavano per avere investitura di popolarità nella fornace dell'avanspettacolo. Oggi forse serve l'opposto, che la politica si sgrassi della sua controfigura carnascialesca. Il Bagaglino ha fatto un'epoca e ha fatto il suo tempo. E viene da aggiungere, meno male.