Consegnato il Leone, ecco i nostri Premi Pulcinella a Venezia

Bassottina

Coppa de Sade al corallo a “Ren Shan Ren Hai”, film cinese lungo, cupo, punitivo e iellato: proiezioni funestate da guasti tecnici: una annullata, una senza sonoro a metà, un'altra interrotta da allarme incendio, con felice fuga di giornalisti liberi dal supplizio. Premio Corna Giganti alla Sala Pasinetti, buco nero di film cancellati, interrotti o con false partenze plurime, tra cui quella di Abel Ferrara, e il corto catanese “My name is Sid”. Targa “Sorpresa de che?”: ormai scontato che il film sorpresa è sempre cinese.

    Coppa de Sade al corallo a “Ren Shan Ren Hai”, film cinese lungo, cupo, punitivo e iellato: proiezioni funestate da guasti tecnici: una annullata, una senza sonoro a metà, un'altra interrotta da allarme incendio, con felice fuga di giornalisti liberi dal supplizio.

    Premio Corna Giganti alla Sala Pasinetti, buco nero di film cancellati, interrotti o con false partenze plurime, tra cui quella di Abel Ferrara, e il corto catanese “My name is Sid”. Targa “Sorpresa de che?”: ormai scontato che il film sorpresa è sempre cinese, deprimente e premiato, come “Still Life” (Leone d'oro), “La fossa” (La Navicella-Venezia cinema) e “Ren Shan Ren Hai” (Leone d'argento) con tempi dilatati e durata sfiancante.

    Oscar Culo Basso a Michael Fassbender, Coppa Volpi e ambito sex symbol per i ripetuti nudi frontali e da tergo in “Shame”. Giuria, la sola bipede: dopo averlo passato ai raggi X, lo scarta come cozza con l'inappellabile giudizio arcitaliano “Ha la gamba corta!”.

    Premio Bar Sport a “Le idi di marzo” di Clooney: amusing, ben recitato, e di scontato moralismo alla “Tutti corrotti 'sti politici, signora mia”. In regalo “Il legno storto dell'umanità” di Isaiah Berlin. Dalla battuta del barese emigrato, triste perché perde la festa di paese, Targa “E noi qui a Parigi!” a Nanni Moretti: nella Ville Lumière durante la grève della Cgil per l'osannato debutto di “Habemus Papam” e la retrospettiva alla Cinémathèque, coccodrilleggia: “Peccato perdere lo sciopero!”.

    Premio “Orecchi d'asino” ai festivalieri, che da scemi inseguiamo biglietti per le cene come quella di chiusura, scordandone lo squallore: file sgangherate ai buffet, piatto con gancio portacalice per mangiare in piedi come i cavalli. Costa meno pagarsi il ristorante.

    Premio Estintore all'interminabile “Un été brulant” di Philippe Garrel, una noia col botto che sfiora l'autoparodia, in cui si dice senza ironia “la fedeltà coniugale è un concetto datato e piccolo borghese”. Alla Comencini, dalla battuta in sala durante “Quando la notte”: Targa “Aridatece Garrel!”.