Quei tre Cristi in manicomio

Simone Trebbi

Ci sono storie che possono nascere e morire soltanto in America. E che in questa i matti siano tre o forse quattro poco cambia, dopo che mostri sacri del calibro del Guardian e del New York Review of Books  hanno scomodato il mito arrivando a definirlo, probabilmente a ragione, "l'esperimento più pazzo del mondo". Oltreoceano è stato recentemente ripubblicato "The Three Christis of Ypsilanti", il libro resoconto dell'esperimento realmente avvenuto 1959, e che ritorna a incuriosire dopo la prima edizione andata a ruba nel 1964.

    Ci sono storie che possono nascere e morire soltanto in America. E che in questa i matti siano tre o forse quattro poco cambia, dopo che mostri sacri del calibro del Guardian e del New York Review of Books hanno scomodato il mito arrivando a definirlo, probabilmente a ragione, "l'esperimento più pazzo del mondo".

    Oltreoceano è stato recentemente ripubblicato "The Three Christs of Ypsilanti", il libro resoconto dell'esperimento realmente avvenuto 1959, e che ritorna a incuriosire dopo la prima edizione andata a ruba nel 1964, tanto da ispirare anche una sceneggiatura cinematografica, un'opera teatrale e due versioni liriche.

    Tutto ebbe inizio quando Milton Rokeach, medico e psichiatra dell'ospedale pubblico della città di Ypsilanti, Michigan, tentò di studiare “l'estrema contraddizione in cui possa trovarsi la mente umana: quella in cui più persone reclamano la stessa identità”. Per farlo, spulciò gli elenchi dei venticinquemila pazienti affetti da malattie mentali ricoverati nello stato del Michigan. Non trovando Napoleoni o Giulio Cesari ma soltanto falsi eredi dei magnati Ford e Morgan e una manciata di Biancaneve, fu sul punto di rinunciare. A un certo punto, però, la contraddizione si fece massima, viva, incarnata. Gli ospedali psichiatrici del suo stato raccoglievano all'incirca dieci Gesù, e per Rokeach fu l'occasione perfetta, tanto da selezionare dal gruppo i tre che ritenne più interessanti e adeguati ai suoi scopi.

    I tre Messia dell'esperimento iniziato nel 1959 erano Clyde Benson, contadino settantenne avvezzo alle sbornie notturne che si presentò a Rokeach senza indugi: "Sono Dio" ; Joseph Cassel, scrittore fallito di 58 anni ricoverato dopo aver brutalmente picchiato i suoi familiari, che puntualizzò: "Io ho creato Dio". Il terzo elemento era quello su cui Rokeach riponeva più speranze: Leon Gabor, trentottenne e veterano della Seconda guerra mondiale, che durante il primo faccia a faccia con il medico asserì soltanto: "Sul mio certificato di nascita è scritto che sono la reincarnazione di Gesù di Nazareth".

    Per un interminabile periodo di due anni, i tre Gesù condivisero notte e giorno la stessa stanza, uniti anche durante pasti e i turni di lavoro che effettuavano nella lavanderia dell'istituto, poichè Milton Rokeach era consapevole che nessuno può, da solo, far cambiare idea ad un uomo convinto di essere il Messia.

    Le speranze dello studioso
    erano rinvigorite da un episodio raccontato da Voltaire. Nel suo commento allegato a "Dei delitti e delle pene" di Beccaria, lo scrittore francese riferiva di un caso analogo nella Parigi del 1663 e legato al vagabondo Simon Morin, che finì poi bruciato al rogo lo stesso anno per aver sostenuto di essere Gesù Cristo. Voltaire raccontò che “nel suo stesso manicomio era stato rinchiuso un altro matto che si definiva Dio Padre. Simon Morin fu così colpito dalla pazzia di quest'uomo che riconobbe la sua e per un certo periodo ritornò in sé, salvo poi ricadere nel nonsenso di prima” ed essere bruciato vivo.

    A Ypsilanti, tuttavia, il momento cruciale sembrò presentarsi quando il medico, camminando per i corridoi bianchi dell'ospedale si trovò coinvolto in una scazzottata condita dalle urla frenetiche dei tre, impegnati a difendere le proprie ragioni a colpi di dialettica: “Devi adorarmi ti dico!”. “Non lo farò mai, tu sei una creatura, apri gli occhi e rassegnati a vivere la tua vita!”. “Io sono il Buon Dio!!!”. Dopo la rissa e altri battibecchi che andarono via via diradandosi nel tempo, lo psichiatra pensò di aver raggiunto un traguardo molto importante quando Leon Gabor, il veterano di guerra, cambiò il suo biglietto da visita da "Dr Domino dominorum et Rex rexarum" a "Sir Simplis Christianus".

    Non passò molto tempo, però, che Rokeach si rese conto di non aver sortito alcun effetto significativo, poichè Clyde Benson era convinto che i suoi contendenti fossero tutt'altro che vivi, bensì involucri con “delle macchine che parlano dentro al corpo”. Dal canto suo, Gabor reputava i colleghi come degli “dei con la D minuscola”, mentre ad avere l'unica spiegazione apparentemente molto logica e sensata era lo scrittore Joseph Cassel: se davvero gli altri erano il Messia, non sarebbero certamente stati ricoverati in un manicomio.

    L'ultimo avvenimento
    di carattere tragicomico, segnò per Milton Rokeach il fallimento totale del suo esperimento: i tre pazzi smisero improvvisamente di litigare e si limitarono a parlare d'altro. Per il medico, l'unica soluzione possibile per evitare egli stesso di essere contagiato da cotanta surreale follia, fu quella di liberare, ognuno per la propria strada, i tre Cristi di Ypsilanti.