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Er Fergusone in trasferta gioca a fare il ghostwriter di Gianni Riotta

Jack O'Malley

“Nella vita serve lavoro duro e lealtà”. “E' molto difficile in questi tempi aver a che fare con il successo”. Ad Alex Ferguson sarebbe bastato aggiungere “cerco un centrocampista che mi faccia ridere”, “l'importante è essere se stessi” e “tanta voglia di fare bene” per diventare il ghostwriter di Gianni Riotta su Twitter. Come il più bolso dei turisti, Sir Alex Ferguson ha passato i suoi due giorni di ferie in Italia, a Roma.

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    “Nella vita serve lavoro duro e lealtà”. “E' molto difficile in questi tempi aver a che fare con il successo”. Ad Alex Ferguson sarebbe bastato aggiungere “cerco un centrocampista che mi faccia ridere”, “l'importante è essere se stessi” e “tanta voglia di fare bene” per diventare il ghostwriter di Gianni Riotta su Twitter. Come il più bolso dei turisti, Sir Alex Ferguson ha passato i suoi due giorni di ferie in Italia, a Roma. Con metà squadra impegnata con la maglia della Nazionale a insegnare il calcio ai bulgari (che si fanno apprezzare solo per un po' di cori razzisti subito stigmatizzati dalle verginelle dell'Uefa) Ferguson è atterrato ieri nella capitale per ritirare un premio e parlare agli studenti dell'Università Luiss questa mattina.

    Assaltato dai giornalisti alla vaccinara che, con grande respiro internazionale, gli chiedevano lumi sugli scazzi interni alla Roma, si è trasformato in un ospite a caso di una qualsiasi trasmissione di Rai Sport e ha snocciolato banalità che nemmeno l'imitatore di Pippo Inzaghi. Poi, con un'analisi da far invidia agli scenari di Carlo Pelanda: “Il calcio internazionale va avanti a cicli. Ci sono stati momenti importanti per il calcio italiano. Ora questo ciclo è cambiato con l'ascesa delle grandi squadre spagnole. Il calcio inglese? Sta attraversando un buon momento, spero prosegua”. Poi il contentino: “Conosco Totti, è un ottimo giocatore”. Tutti contenti i giornalisti trigoriacentrici (“Anvedi che Fergusone ha parlato d'a Maggica”), sorridente Sir Alex, che illudeva sapendo di illudere, e adeguava le risposte al livello desolante delle domande.

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