Al Pacino è uno e trino: c'è quello ultra-liftato, quello superbo e la versione professionale

Bassottina

Al Pacino è qui con il suo “Wilde Salome”, e ha ricevuto il premio Jaeger-LeCoultre Glory to the Filmmaker. Il sulfureo italoamericano, a 71 anni è uno e trino. C'è l'Al alla cerimonia dei Golden Globes, ciarliero guitto ultra-liftato con capelli lunghi, fonati e tinti di un bruno ambrato da andropausa coi baffi (ricorda il vecchio teatrante frocio in “I vitelloni” che cerca di farsi Alberto Sordi); poi c'è il Pacino professorale della conf. stampa, che disquisisce in punta di forchetta su Shakespeare e Oscar Wilde.

    Al Pacino è qui con il suo “Wilde Salome”, e ha ricevuto il premio Jaeger-LeCoultre Glory to the Filmmaker. Il sulfureo italoamericano, a 71 anni è uno e trino. C'è l'Al alla cerimonia dei Golden Globes, ciarliero guitto ultra-liftato con capelli lunghi, fonati e tinti di un bruno ambrato da andropausa coi baffi (ricorda il vecchio teatrante frocio in “I vitelloni” che cerca di farsi Alberto Sordi); poi c'è il Pacino professorale della conf. stampa, che disquisisce in punta di forchetta su Shakespeare e Oscar Wilde: infine c'è il Pacino attore superbo che ancora s'impadronisce del palcoscenico con baldanza da giovanotto e la grinta leonina di sempre. E' una fantastica Salomé Jessica Chastain (la madre di “The Tree of Life” e stupenda moglie trailer-trash in “The Help”).

    Ci piace ancora di più da quando si sa che papà è pompiere e mamma una cuoca vegan alla quale spera un giorno di comprare un camioncino-ristorante. Non si perdona il veganismo ai bobos, ma con un marito pompiere sì. James Franco, aria da poeta maudit, con capelli arruffati e incarnato verdognolo, è qui come regista debuttante con il biopic “Sal” e per partecipare alla tavola rotonda su Nicholas Ray. Dice che Ray riusciva a inserire nei suoi film “subversive material”, come l'omosessualità del personaggio di Sal Mineo in “Gioventù bruciata”, sfuggendo al radar della censura che non permetteva nemmeno scene di sesso troppo esplicite, mentre oggi i freni inibitori sono caduti; persino registi di film per la tv via cavo subiscono pressioni per inserire ogni sorta di sesso estremo nelle opere, anche se non servono. Steven Soderbergh, chiesto se il suo “Contagion” è una metafora ambientalista e se s'era ispirato a un esotico film d'essai francese, risponde: “No. Il film che avevo più presente era ‘Tutti gli uomini del presidente'. Volevo fare un film puramente procedurale.” Oh, happy day!