Non un continente per vecchi

L'Europa sussurra la parola contagio. I fronti della crisi si moltiplicano

David Carretta

Nel caos che ha preceduto questo venerdì decisivo per la zona euro, la Banca centrale europea ieri ha richiamato all'ordine la politica: di fronte allo scetticismo dei mercati, l'unico modo per superare la crisi del debito sovrano è rimettere ordine nei conti e adottare riforme strutturali pro crescita. A poco servono i vertici emergenziali, gli stress test manipolati sulle banche o i compromessi abborracciati sulla Grecia.

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    Bruxelles. Nel caos che ha preceduto questo venerdì decisivo per la zona euro, la Banca centrale europea ieri ha richiamato all'ordine la politica: di fronte allo scetticismo dei mercati, l'unico modo per superare la crisi del debito sovrano è rimettere ordine nei conti e adottare riforme strutturali pro crescita. A poco servono i vertici emergenziali, gli stress test manipolati sulle banche o i compromessi abborracciati sulla Grecia. Occorre “un'azione decisa” nelle politiche di bilancio, ha scritto la Bce nel suo bollettino mensile, perché “le circostanze sono molto difficili”. “I timori di una propagazione della crisi ad altri paesi dell'area euro oltre Grecia, Irlanda e Portogallo continuano a pesare sul clima di mercato”, secondo l'Eurotower. Anche perché, ha rincarato la dose il Fondo monetario internazionale, per l'economia mondiale “i rischi al ribasso sono aumentati”. Per questo, avverte l'istituto presieduto da Jean-Claude Trichet,  di fronte a una ripresa che stenta per una “elevata incertezza” e i rischi inflazionistici è “essenziale implementare urgentemente riforme strutturali per rafforzare competitività, flessibilità e potenziale di crescita”. Anziché ascoltare la Bce, nelle ultime settimane i leader politici hanno preferito cercare capri espiatori, continuando a dividersi sugli strumenti per arginare la crisi. Le agenzie di rating sono crocefisse per aver detto quel che tutti sanno: la Grecia è destinata al default; Irlanda e Portogallo rischiano la stessa fine; la Spagna è in bilico e le sue banche stentano a riprendersi, e anche l'Italia sembra avvicinarsi all'occhio del ciclone. Ma in mancanza di un'intesa politica sul salvataggio di Atene, un vertice straordinario della zona euro, che si doveva tenere oggi, è stato rinviato a data da destinarsi. Se non c'è una soluzione globale, meglio non creare aspettative, è il ragionamento della cancelliera tedesca Angela Merkel. Secondo Alain Frachon, editorialista del quotidiano francese Monde, questa crisi “non è finanziaria, è innanzitutto politica. Non testimonia della cupidigia dei mercati; riflette l'irresponsabilità dei governi”. Nel panico, effettivamente, i paesi della zona euro sono divisi su tutto.

    La Bce, i tecnici dei paesi dell'euro e le banche ieri si sono comunque riuniti a Roma per discutere in maniera più informale del coinvolgimento dei privati nel salvataggio della Grecia. La Francia vorrebbe spingere il Fondo europeo di stabilità finanziaria a comprare titoli sul mercato secondario dei bond, ma la Germania teme un ulteriore trasferimento di debito. Risultato: l'Irlanda accusa l'Ue, indecisa a tutto, di essere responsabile della decisione di Moody's di declassare i suoi bond al livello di “spazzatura”. Non solo: ieri il Tesoro italiano ha dovuto pagare un tasso di interesse da record per collocare 5 miliardi di Btp, mentre il differenziale tra rendimenti dei titoli decennali italiani e Bund tedeschi ballava attorno ai 300 punti. “Inghiottendo l'Italia, la crisi è entrata in una nuova fase pericolosa, con la stessa moneta unica a rischio”, avverte l'Economist.

    Gli occhi di tutti oggi sono puntati sulla pubblicazione degli stress test delle banche europee. I leader avevano promesso un esercizio di trasparenza per rassicurare i mercati sulla solidità del sistema. Secondo indiscrezioni, in Spagna sei istituti di credito non passeranno la prova. In Germania una banca pubblica, Helaba, ha abbandonato i test in previsione di un fallimento. Complessivamente, tra 10 e 15 banche europee verrebbero bocciate: un risultato teoricamente rassicurante. Ma i compromessi e le manipolazioni politiche in corso rischiano di minare la credibilità dei test. L'Autorità bancaria europea (Eba), per esempio, ha accettato di non includere tra gli investimenti a rischio i titoli dei paesi sull'orlo del default. Non a caso un documento interno dell'Ue rivelato da Bloomberg spiega che “i mercati condurranno molto presto i loro calcoli”. E alla fine i risultati saranno meno rassicuranti: “I rischi per la stabilità finanziaria non devono essere sottovalutati”.

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