Venerdì comincia la Coppa America

Se il River Plate è morto, il calcio argentino non sta molto meglio

Francesco Caremani

Mille miliardi di pesos, è questa la soglia psicologica superata dai club argentini, circa 200 miliardi di euro di debiti che stanno affossando un calcio lontano anni luce dal fair play finanziario. Il club più indebitato è il River Plate, appena retrocesso in B dopo 110 anni di vittorie. Sarà il mercato a salvare il calcio argentino? Difficile dirlo, certamente è una via di fuga importante finché funzionano i vivai, però di nuovi Maradona e Messi in giro non se ne vedono.

    Mille miliardi di pesos, è questa la soglia psicologica superata dai club argentini, circa 200 miliardi di euro di debiti che stanno affossando un calcio lontano anni luce dal fair play finanziario, dagli stadi di quarta generazione e dal “modello inglese”. Il San Lorenzo ha 10,2 milioni di pesos di debiti, con 96 di passività totale, il Velez Sarsfield 5,71 e 64,4 (fonte lanacion.com.ar). Il club più indebitato è il River Plate con 79,8 milioni di pesos e ben 216,8 di passività, situazione che molto probabilmente costringerà i biancorossi a cedere alle lusinghe del mercato, con tre nomi nella lista di partenza: Diego Buonanotte, Funes Mori ed Erik Lamela. Triste contrappasso per chi s'era guadagnato il soprannome di Los Millonarios con gli onerosi acquisti degli anni Trenta. Il River venderà quasi sicuramente Lamela (12 milioni di euro; Milan, Napoli o altri), altrimenti rischia di dover portare al tribunale fallimentare i libri contabili, senza contare che dopo 110 anni di storia è retrocesso in B perdendo lo spareggio col Belgrano, una retrocessione che ha lasciato strascichi pesantissimi, con lo stadio Monumental fatto a pezzi dai tifosi (?) inferociti. Gli unici due club che, attualmente, non hanno conti in rosso sono il Lanus e il Godoy Cruz.

    Sarà il mercato a salvare il calcio argentino? Difficile dirlo, certamente è una via di fuga importante finché funzionano i vivai, però di nuovi Maradona in giro non se ne vedono e dopo Messi è difficile trovare calciatori all'altezza della fama di una delle scuole di futbol più importanti del globo. Il Boca Juniors aveva un vivaio da far concorrenza a quello del Barcellona e la sua crisi attuale è inspiegabile, a pagare il fallimento è stato Claudio Borghi (conosciuto in Italia come evanescente acquisto del Milan), colpa anche di una dispendiosa e infruttuosa campagna acquisti, dopo aver ceduto per necessità Rodrigo Palacio, Nicolas Gaitan e Mauro Boselli. E se Palacio (Genoa) è la punta de lanza del mercato pedatorio subequatoriale c'è poco da stare allegri.

    Secondo una ricerca (ticespor.com) i giocatori argentini nel mondo sono oltre 830, più di quattrocento in Europa, soprattutto in Italia, Spagna e Svizzera, molti anche in America Latina, gli altri sparsi ovunque, dal Marocco all'Indonesia, dal Giappone all'Australia. Sarebbe curioso sapere anche a quanto ammontano le rimesse di questi emigranti di lusso che col tempo sono destinati ad aumentare, facendo del futbol una delle voci più importanti dell'export argentino. Basta guardare le cifre delle ultime cinque stagioni di mercato per capire di cosa stiamo parlando, il saldo totale dei venti club del massimo campionato è sempre positivo, andando dagli oltre 137 milioni di euro del 2007-08 ai 61.309.000 del 2010-11 (fonte transfermarkt.de). In questo periodo le squadre argentine hanno ceduto calciatori per 631.513.5000 milioni di euro, con un saldo complessivo (vendite meno acquisti) di 476.823.5000; Boca Juniors, River Plate e Independiente i club che hanno venduto di più.

    Si registrano pochissimi passivi, che oscillano da 20.000 euro a poco più di un milione, ma per la maggior parte si tende a racimolare soldi sul mercato, interno o esterno (decisamente più redditizio). Fa specie quindi il meno 4.259.000 euro fatto registrare in quest'ultima stagione dal Racing Club de Avellaneda, la maggior parte dei quali (3,2) spesi per il centrocampista colombiano Giovanni Moreno, soldi saltati con i legamenti del ginocchio del giovane talento alla prima giornata, esito? Sei mesi d'inattività e addio sogni di gloria.

    Il calcio argentino ha vinto cinque delle ultime undici edizioni di Coppa Libertadores e due intercontinentali, perdendo rispettivamente una e tre finali, anche se solamente con due squadre: Boca Juniors ed Estudiantes. E la Nazionale? Al suo attivo ha 2 coppe del mondo (l'ultima nell'86), 14 coppe America (l'ultima nel '93), una Confederations Cup ('92) e due ori olimpici (2004 e 2008). Dal 2000 a oggi ha vinto anche un Sudamericano e tre Mondiali Under 20, in pratica la generazione Messi che un anno fa ha clamorosamente fallito al Mondiale sudafricano.

    La Coppa America, che inizia l'1 luglio a La Plata con Argentina-Bolivia, rappresenta un'occasione d'oro per rilanciarsi, con un calendario costruito ad hoc per una finale col Brasile al Monumental di Buenos Aires (lo stadio del River Plate), a patto che entrambi vincano il rispettivo girone. Insomma un calcio in crisi ma pur sempre competitivo e se lo chiedete agli argentini vi risponderanno che il movimento vacilla ma la scuola resta tra le prime al mondo, non foss'altro per averlo “colonizzato”.