Per la successione a DSK, aumentano gli endorsement (europei) per la francese Lagarde. I rischi dell'affaire Tapie (di 18 anni fa)

Oltre alla bravura, ora per il FMI serve un passato immacolato

Redazione

Se un domani il ministro delle Finanze francese, Christine Lagarde, non dovesse diventare direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, succedendo a Dominique Strauss-Kahn, la “colpa” paradossalmente potrebbe essere soltanto dei suoi compatrioti francesi. E' quello che sostiene qualche osservatore malizioso, considerato tutto quello che hanno fatto i socialisti d'Oltralpe nelle scorse settimane, quando la Lagarde non era però ancora candidata al FMI, per far sbattere il ministro contro un affaire vecchio di 18 anni.

    Se un domani il ministro delle Finanze francese, Christine Lagarde, non dovesse diventare direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, succedendo a Dominique Strauss-Kahn, la “colpa” paradossalmente potrebbe essere soltanto dei suoi compatrioti francesi. E' quello che sostiene qualche osservatore malizioso, considerato tutto quello che hanno fatto i socialisti d'Oltralpe nelle scorse settimane, quando la Lagarde non era però ancora candidata al FMI, per far sbattere il ministro contro un affaire vecchio di 18 anni. Ieri intanto, dopo l'appoggio esplicito dei giorni scorsi di Italia e Svezia alla Lagarde, sono iniziati ad arrivare apprezzamenti dalla Germania, con il ministro degli Esteri Guido Westerwelle che ha affermato di avere grande stima per Lagarde.

    Ora la ministra francese delle Finanze, che per ora si è limitata a dirsi “lusingata”, attende solo il via libera di Angela Merkel per diventare il candidato ufficiale dell'Ue. Ma ieri anche la cancelliera si è espressa, e positivamente: “Tra i nomi che vengono menzionati, ho grande rispetto” per Lagarde, “ma questo non è un annuncio di candidatura, solo una valutazione generale”. Il suo portavoce ha spiegato che Merkel non ha preso ancora una decisione. Giovedì il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, aveva detto che Lagarde è “la candidata ideale” e il Cav. ha parlato di “scelta eccellente”. Gli europei hanno fretta, e una decisione è attesa entro il vertice del G8 a Deauville giovedì. “Non possiamo perdere tempo, perché risentiamo della mancanza di leadership al vertice del FMI per risolvere la crisi greca”, ha detto il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy. Soprattutto, l'Ue vuole evitare che le potenze emergenti si organizzino attorno a una loro candidatura comune. Magari, con la scusa di DSK, andando a ripescare antichi scheletri nell'armadio.

    Per Lagarde lo scheletro si chiama Bernard Tapie. L'ex prodigio della finanza francese ed ex ministro di un governo socialista, ora grande amico di Nicolas Sarkozy, avrebbe ricevuto dalla ministra un favore da 285 milioni di euro. Questa è la sostanza della denuncia mossa in aprile – quando, ripetiamo, la Lagarde era candidata a nulla – da nove deputati socialisti, che hanno convinto il procuratore della Corte di Cassazione a inviare Lagarde davanti alla Corte di giustizia della Repubblica. Il tribunale che giudica i ministri deve decidere – in teoria a giugno – se processarla per abuso di potere. Nel 2008 un collegio arbitrale aveva dato ragione a Tapie nel lungo contenzioso giudiziario con il Crédit Lyonnais. Nel 1992 la banca approfittò dei guai finanziari di Tapie per comprarsi Adidas a 300 milioni di euro e poi cederla a 700 milioni, violando “il divieto di acquistare, direttamente o indirettamente, il bene che era incaricata di vendere”. Il consorzio pubblico incaricato di liquidare il Credit è stato condannato e Lagarde ha accelerato il versamento dei 285 milioni. Ma avrebbe assunto decisioni contrarie al parere dei servizi del suo ministero, secondo un rapporto della Corte dei conti rivelato dal Canard enchaîné. Per i socialisti, su pressione di Sarkozy, Lagarde avrebbe favorito “interessi particolari a detrimento dell'interesse pubblico”. L'indipendenza è una delle qualità richieste al direttore del FMI e un'esigenza posta dalle potenze emergenti per il successore di Strauss-Kahn. Cina, India, Russia e Sudafrica ritengono che, con Dsk come direttore, il FMI si sia troppo concentrato sulla zona euro, trascurando i paesi in via di sviluppo. Ma anche i candidati delle potenze emergenti hanno i loro scheletri. Il New York Times è andato a frugare nel passato del turco Kemal Dervis, possibile ponte tra Ue e resto del mondo. Sorpresa: l'ex ministro delle Finanze, quando era alla Banca mondiale, ha avuto una relazione con una sua dipendente che ora lavora al FMI. Ieri Dervis ha annunciato: “Non sono candidato”.