Il richiamo di Wall Street

Michele Masneri

A Wall Street è tornata la voglia di guadagnare, anche a maggio. Nonostante il motto dei broker sia “sell in May and go away”, a maggio vendi tutto e vai in vacanza, questa primavera sarà ricordata per le fusioni e le acquisizioni, ma soprattutto per i nuovi collocamenti in Borsa. Sono infatti soprattutto le Ipo, Initial public offering, a fare gola, e del resto il Wall Street Journal ricorda come anche il matrimonio tra Microsoft e Skype di tre giorni fa sia andato avanti veloce e senza intoppi

    A Wall Street è tornata la voglia di guadagnare, anche a maggio. Nonostante il motto dei broker sia “sell in May and go away”, a maggio vendi tutto e vai in vacanza, questa primavera sarà ricordata per le fusioni e le acquisizioni, ma soprattutto per i nuovi collocamenti in Borsa. Sono infatti soprattutto le Ipo, Initial public offering, a fare gola, e del resto il Wall Street Journal ricorda come anche il matrimonio tra Microsoft e Skype di tre giorni fa sia andato avanti veloce e senza intoppi perché la società di telecomunicazioni online aveva già pronti tutti i documenti di bilancio, essendo decisa a quotarsi nei prossimi mesi.

    Quella che molti analisti non esitano a definire una nuova bolla hi-tech – anche l'Economist dedica la copertina alla “new tech bubble” – prende corpo sui listini newyorchesi, ma si gonfia con lo zampino di finanzieri formati alla scuola di tecnologia creativa della Silicon Valley californiana. Per una volta infatti old o new economy non sembrano fare molta differenza: il 4 maggio è arrivato RenRen, il Facebook cinese, il 19 arriverà LinkedIn, il social network per dirigenti e professionisti; poi toccherà alle ciambelle più famose del mondo, le Dunkin Donuts, pronte anch'esse a sbarcare in Borsa. intanto i due mercati americani, il Nyse e il Nasdaq, si fanno la guerra per attirare matricole (LinkedIn andrà al Nyse, le ciambelle al Nasdaq) e tentano addirittura di cannibalizzarsi tra loro, con il mercato tecnologico di Times Square che cerca di acquistare la più vecchia Wall Street. (Per ora comunque il Nyse ha detto “no” alla scalata da 11 miliardi di dollari del listino hi-tech). In questo scenario febbrile di ritorno alla finanza, su cui incide non poco la decisione della Federal Reserve di tenere basso il costo del denaro ancora a lungo, è simbolico che a tornare alla ribalta nel caso Microsoft-Skype sia un personaggio come Marc Andreessen.

    Ingegnere informatico, nato nell'Iowa nel 1971, Andreessen è un mito per chi ha iniziato a usare Internet sin da quando è nata la stessa rete. Andreessen ha fondato Netscape, il primo browser della storia, che negli anni Novanta equipaggiava il 90 per cento dei computer (prima che esistessero Explorer, Firefox o Google Chrome) e il cui collocamento a Wall Street, il 9 agosto 1995, è considerato la data d'inizio ufficiale della new economy. Poi, nel 1999, Andreessen ha venduto ad America On Line, il più grande provider internet degli Stati Uniti, per 4,2 miliardi di dollari, inventandosi altre società come LoudCloud, che nel 2007 passerà di mano per 1,6 miliardi di dollari. E' diventato plurimiliardario a 25 anni, è stato in copertina su Time, ha sposato la figlia del più grande palazzinaro di California, John Arrillaga, ma soprattutto ha fondato Andreessen-Horovitz, la società di venture capital più importante del mondo. Insieme al suo socio Ben Horovitz, stanno finanziando il futuro prossimo: hanno quote in Twitter, nell'aggregatore di notizie Digg, in Ning, la piattaforma più usata per creare siti di social network (“investimento molto più interessante di Facebook”, secondo Horovitz). Andreessen e Horovitz tre anni fa hanno fatto anche un piccolo investimento in Skype: hanno rilevato l'1,8 per cento della società per 50 milioni di dollari e due giorni fa, vendendo le loro quote a Microsoft, ne hanno incassati più di 150. Cifre modeste rispetto all'entità dell'operazione (8,5 miliardi di dollari), eppure in molti vedono nel ritorno di Andreessen il proseguimento della new economy con altri mezzi, una fase nuova in cui gli ex creativi geniali ritornano sotto forma di pupari della finanza. O, più semplicemente, l'inizio di una nuova bolla speculativa.

    Lui mette le mani avanti: sul suo blog mostra come le valutazioni delle società tecnologiche di oggi siano molto diverse dagli anni Duemila (per esempio Cisco System scambia a un multiplo di 18 volte i suoi utili contro le 180 volte del 2000, eBay a 3,9 contro 125). Eppure qualche dubbio rimane, e il settimanale finanziario Barron's parla dei “cattivi affari che si fanno quando il denaro non costa nulla”. Per chi c'era, negli anni Novanta, il déjà-vu si sente parecchio.