Combattere senza rovinarsi/6

La persecuzione è chiara, non serve la rissa al semaforo

Luigi Amicone

Un famoso presule direbbe al suo discepolo che “non basta capire, ma occorre sentire”. Ora, se il discepolo confessò che “capisco, ma non sento”, e tutto quel che discende dallo scalfarismo è una menopausa dell'essere, sublimazione di una fondamentale aridità: attento al tranello, Silvio, della rissa davanti al semaforo. Loro, gli aridi, sono scesi col crick e ti menano da diciassett'anni.

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Alle 20 l'intervento di Francesco Forte

    Un famoso presule direbbe al suo discepolo che “non basta capire, ma occorre sentire”. Ora, se il discepolo confessò che “capisco, ma non sento”, e tutto quel che discende dallo scalfarismo è una menopausa dell'essere, sublimazione di una fondamentale aridità: attento al tranello, Silvio, della rissa davanti al semaforo. Loro, gli aridi, sono scesi col crick e ti menano da diciassett'anni. Tu, da diciassett'anni, stai lì, dentro il guscio d'acciaio del consenso popolare, a difenderti come puoi e sai. E' così che devi continuare a fare. A che serve invece sbraitare “questi mi menano col crick”? Lo vedono tutti, no? Ti votano anche per questo, no? Lo sanno anche i sassi che Berlusconi è incapace di aridità, odio, menopause.

    E allora, perché enfiare lo stomaco e ulcerarlo in un lungo e strozzato borbottìo? Perché darsi allo spartachismo dalla cima di una presidenza del Consiglio? Spartaco, sebbene fosse un fior fiore di gladiatore e, dicono i resumeé wikipediani, fosse bello, intelligente, gentile, carismatico, alla fine andò incontro a una disfatta leggendaria. Ci piacerebbe che Silvio non entrasse nella leggenda, visto che è già nella storia. Ci piacerebbe che i suoi toni discorsivi – non interessa siano essi alti, bassi o moderati, uno deve parlare come mangia, non come gli ordina un piemontese cortese – fossero ordinati allo scopo.

    Non è che il popolo ammutolito non senta e non capisca quel che capisce e sente Berlusconi. E' che l'ostaggio più ascolta il liberatore insultare il sequestratore, più teme che alla fine ci vada di mezzo la sua vita. Al Quirinale c'è già il segno premonitore che il processo breve sarà rinviato alle Camere? Bene, vorrà dire che le Camere torneranno a votare. O a negoziare altre strade. Lo scopo è chiaro a tutti: Berlusconi non può cadere in tribunale, sarebbe un altro '93 e tutti cadrebbero insieme a lui (il che, piccola differenza rispetto al '93, sancirebbe la fine dell'Italia così com'è, si aprirebbero le cataratte del Belgio, Lega al nord e politica per bande al sud).

    Perciò, Cavaliere, lei non deve più dire che i cattivi sono cattivi. In tema di giustizia, come in tutto il restante. Per esempio, non deve più dire che “vogliamo dare il bonus per la scuola privata per sottrarli agli insegnanti di sinistra della scuola pubblica”. Deve dire: “Noi vogliamo la scuola pubblica, perché come ha detto testualmente l'ex ministro di sinistra Luigi Berlinguer, ‘la scuola pubblica comprende la parità scolastica. E' una prescrizione costituzionale. Se uno crede nella Costituzione deve credere in tutte le sue norme'”. Questo è il punto, presidente, non “moderare i toni”, ma ordinarli allo scopo della liberazione di tutti i sequestrati dall'aridità, dall'odio e dalle Spinelli.

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