Le milizie regionali che l'Italia vorrebbe

Arnaldo Ferrari Nasi

La proposta della Lega Nord per la costituzione di una sorta di milizia volontaria regionale da affiancare alla Protezione civile, che possa intervenire su delibera dell'esecutivo ma anche su quella dei consigli regionali, ha suscitato immediate reazioni, quasi tutte negative, da parte degli altri partiti. Ma al di là delle interpretazioni di parte politica e degli aspetti tecnici, per la pubblica opinione il tema potrebbe non essere del tutto inopportuno.

    La proposta della Lega Nord per la costituzione di una sorta di milizia volontaria regionale da affiancare alla Protezione civile, che possa intervenire su delibera dell'esecutivo ma anche su quella dei consigli regionali, ha suscitato immediate reazioni, quasi tutte negative, da parte degli altri partiti.

    Anche il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha bocciato l'idea leghista, affermando che non esiste paese, anche federale, con forze armate regionalizzate. Le opposizioni invece hanno pensato a una provocazione o a un tentativo di rilanciare le ronde, mai entrate in regime (oppure, più allarmisticamente, a un tentativo di creare uno stato nello stato).

    Secondo la stampa italiana la proposta prevederebbe che “le milizie siano composte, tra l'altro, da cittadini italiani volontari cessati dal servizio senza demerito con età inferiore ai 40 anni” e che “il reclutamento avverrebbe su base regionale” e “i volontari dovrebbero prestare servizio un mese all'anno”. Un'idea mutuata dal modello della Guardia Nazionale statunitense.

    Al di là delle interpretazioni di parte politica
    e degli aspetti tecnici, per la pubblica opinione il tema potrebbe non essere del tutto inopportuno. Secondo un sondaggio di AnalisiPolitica, svolgere un servizio, che sia civile o militare, per il proprio paese, viene ritenuto dalla maggioranza degli italiani “un obbligo morale per tutti i cittadini”.

    TAVOLA 1.
    Può dirci se è molto, abbastanza, poco, per nulla d'accordo con questa affermazione? “Fare un servizio per l'Italia, civile o militare, dovrebbe essere un obbligo morale per tutti i cittadini”






    Un'opinione mutata di poco dal 2005, quando fu abolita l'obbligatorietà della leva. Servizio militare che era, in realtà, già effettuato su base regionale, visto che le destinazioni di impiego erano da anni il più possibile vicino alla residenza del militare.

    Dagli italiani, come si evince dal sondaggio, viene poi valorizzata la funzione formativa di quello che era il servizio di leva: per il 53 per cento degli italiani “fare il servizio obbligatorio, militare o civile, aiutava parecchio i giovani a diventare adulti”. Ricordiamoci che nelle statistiche, in Italia, si parla ormai di “giovani” riferendosi anche a uomini di 35 anni.

    TAVOLA 2.
    Può dirci se è molto, abbastanza, poco, per nulla d'accordo con questa affermazione? “Fare il servizio obbligatorio, militare o civile, aiutava parecchio i giovani a diventare adulti”







    La quota di chi è d'accordo, inoltre, aumenta con il crescere dell'età, 59 per cento tra i 36 e 55enni e 62 per cento tra chi ha più di 55 anni. Fasce di popolazione che presumibilmente conoscono meglio la questione, avendola vissuta direttamente.

    La proposta leghista contiene anche ciò che pare essere un riferimento al sistema svizzero, cioè il prestare servizio un mese all'anno continuativamente per un certo periodo.
    Su questo aspetto la pubblica opinione è ancora più favorevole. I due terzi dicono che “il servizio come in Svizzera, un breve periodo all'anno con il lavoro tutelato e che non ti faccia perdere le occasioni di lavoro se sei giovane, sarebbe una buona scelta per tutti i cittadini e per le nostre Forze Armate che avrebbero personale sempre addestrato”.

    TAVOLA 3.
    Può dirci se è molto, abbastanza, poco, per nulla d`accordo con questa affermazione? “Il servizio come in Svizzera, un breve periodo all'anno con il lavoro tutelato e che non ti faccia perdere le occasioni di lavoro se sei giovane, sarebbe una buona scelta per tutti i cittadini e per le nostre Forze Armate che avrebbero personale sempre addestrato”






    Analizzando i dati sembra quindi che l'ipotesi di un impegno civico e sociale dei cittadini possa essere accolto con favore. Inoltre, sempre secondo gli italiani, l'introduzione della mini-naja o della Guardia nazionale ipotizzata da Bossi, potrebbe avvicinare la parte più giovane della popolazione alle istituzioni, in quanto meno legata al mondo prettamente militare e più vicina al contesto quotidiano della cittadinanza.




    METODOLOGIA

    Universo        popolazione italiana adulta
    Campione    rappresentativo, 800 casi
    Committente                Analisipolitica.it
    Realizzazione                Ferrari Nasi & Associati, Milano
    Rilevazione                22-24 Marzo 2010
    Documentazione completa        www.sondaggipoliticoelettorali.it