Affondare i processi o usarli per affondare il governo?/ 5

Chi pensa che dalla bava alla bocca verrà qualcosa di buono?

Luigi Amicone

Le avete viste quelle facce lì, gli occhi sbarrati dalla rabbia, la gazzarra davanti a Montecitorio, il lancio di monetine. E poi quel bestione di Dario Franceschini ha pure il coraggio di dire che “è stato il ministro La Russa a provocare”, un po' come nelle burrascose assemblee degli anni 70, quando per raro caso si alzava un dissenziente, veniva sommerso dalle urla delle folle extraparlamentari, e giù botte mentre dalla presidenza i capi estremisti urlavano “calma compagni, non rispondete alle provocazioni”.

Ogni ora sul Foglio.it verranno pubblicati interventi sul tema "Affondare i processi o usarli per affondare il governo?"

Leggi Dove porta l'eccitazione di piazza contro il processo breve - Guarda la puntata di Qui Radio Londra Non vogliono il processo a Berlusconi, vogliono abbatterlo - Leggi gli altri interventi

    Le avete viste quelle facce lì, gli occhi sbarrati dalla rabbia, la gazzarra davanti a Montecitorio, il lancio di monetine. E poi quel bestione di Dario Franceschini ha pure il coraggio di dire che “è stato il ministro La Russa a provocare”, un po' come nelle burrascose assemblee degli anni 70, quando per raro caso si alzava un dissenziente, veniva sommerso dalle urla delle folle extraparlamentari, e giù botte mentre dalla presidenza i capi estremisti urlavano “calma compagni, non rispondete alle provocazioni”. Brutta aria, compagni. Una volta almeno si gridava l'Internazionale e “su lottiamo, l'Ideale nostro fine sarà”.

    Adesso l'ideale è l'abbaiare e il latrare al Parlamento, sede della sovranità popolare, organo per eccellenza della Costituzione repubblicana. Dicono che è protesta spontanea. E sanno di dire il falso davanti allo spettacolo di pensionati e militanti di partito (portavano le bandiere del Pd e innalzavano i truci prestampati viola, di nessun altro popolo che di quello della muta Idv). Insomma, è come se in una finale di Champions league la scatenata tifoseria della curva invadesse il campo perché la loro squadra sta perdendo uno a zero, mancano pochi minuti alla fine della partita e gli avversari fanno melina. Cosa farebbe l'arbitro? Sospenderebbe la partita. Come ha fatto ieri Fini alla Camera.

    E decreterebbe la sconfitta a tavolino della squadra dei facinorosi (cosa che non ha fatto il presidente della Camera e, anzi, ha chiesto l'espulsione dal governo del suo ex camerata che in un eccesso di rabbia lo ha mandato a quel paese). Allo stesso modo, può non piacere che una maggioranza parlamentare eletta dal popolo voglia approvare una legge che fa da scudo al presidente del Consiglio (“legge scudata” come dice Ezio Mauro, direttore del giornale dell'Ingegnere finanziere con passaporto svizzero, Repubblica, aristocratica fomentatrice del livore antiparlamentare e parafascista). Si può non condividere la tesi (secondo noi suffragata da vent'anni di inchieste in una sola direzione) che Berlusconi sia vittima di una giustizia faziosa e politicizzata e quindi merita anche una legge ad personam.

    Si può far finta di dimenticare che i padri della Costituzione, non Berlusconi e Bossi, scrissero quell'articolo 68 sull'immunità parlamentare per impedire che la politica fosse messa sotto ricatto da un qualsiasi pubblico ministero che si alzasse la mattina e decidesse di aprire un'inchiesta sul tal rappresentante del popolo piuttosto che un altro (è successo e succede, visto che con l'obbligo dell'azione penale qualsiasi magistrato può farsi scrivere un esposto anonimo e decidere che è una notizia di reato e, come tale, vada perseguita). Si può soprassedere dal riflettere senza ira e rancore sulle ragioni di squisito terrore giudiziario che condussero, nell'anno di repulisti dipietrista 1993, all'abrogazione di quell'articolo voluto da De Gasperi e da Togliatti, da Dossetti e da Nenni, non dal Pdl o dalla Lega. Insomma si può essere per la Repubblica giudiziaria, aver smarrito tutti gli ideali della giovinezza e rintanarsi in una visione del mondo da cani arrabbiati. Ma non si può violare le regole, finché ci sono, della competizione democratica.

    Non si può tentare di vincere una partita parlamentare con le truppe cammellate, gli insulti, la violenza, l'odio rovesciato in piazza. Brutta aria, colleghi. E chi scrive giornali o fa televisioni ne dovrebbe prendere coscienza, in fretta, e agire di conseguenza. Può spiacere sentirselo dire, ma è cento volte meglio Berlusconi di quel giornalista del Fatto Quotidiano che ieri, alzandosi in conferenza stampa a Lampedusa, dopo aver sboccato una domanda che non era una domanda ma il solito assalto rancoroso a un uomo giudicato indegno di governare da un giornale di finti poliziotti e di falsi questurini, si è sentito rispondere dal presidente del Consiglio: “Senta, lei al mattino si alza, si guarda allo specchio e si incazza. Mi spiace, ma io non sono così”.

    Ci spiace per quella povera gente in piazza che ieri sbraitava e lanciava monetine davanti a Montecitorio: la gente vera, la gente che si alza al mattino, che si guarda allo specchio e ricomincia il duro tran tran della giornata, non è fatta così. La vogliono far diventare così – e questa sarebbe la vera tragedia – nell'illusione che dalla bava alla bocca possa venir fuori qualcosa di buono per l'Italia.

    Ogni ora sul Foglio.it verranno pubblicati interventi sul tema "Affondare i processi o usarli per affondare il governo?"

    Leggi Dove porta l'eccitazione di piazza contro il processo breve - Guarda la puntata di Qui Radio Londra Non vogliono il processo a Berlusconi, vogliono abbatterlo - Leggi Volevo partecipare a un sit-in democratico, ho trovato una lumpen-borghesia furiosa di Francesco Cundari - Leggi Siamo ben oltre il linciaggio di Craxi. Volete le prove? Eccole di Lanfranco Pace - Il clima è imputridito, forse aveva ragione chi voleva votare di Ritanna Armeni