Storia di quel mostro venuto dal mare che terrorizza Tokyo dai tempi di Godzilla

Sandro Fusina

Che l'anima inflessibile del professor Pasini mi perdoni se traduco “Hierà anagraphè” con anagrafe sacra. Ma la licenza mi torna comoda per alludere alla pretesa dell'autore del libro, Evemero, storico (?) siciliano del Terzo secolo a.C., di spiegare ogni mito come una trasparente trasfigurazione di avvenimenti reali. Prendiamo Godzilla, che in giapponese suonerebbe Gojira, crasi tra gorira (gorilla) e kujira (balena). Evemero non avrebbe dubbi. Essendo Godzilla (Gojira) di origine giapponese, essendo nato nel 1954, in fondo solo nove anni dopo il bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki, essendo stato risvegliato dagli esperimenti atomici, che altro potrebbe essere il suo mito se non la trasposizione in chiave mitologica della funesta umiliazione e del desiderio di rivincita del Giappone?

    Che l'anima inflessibile del professor Pasini mi perdoni se traduco “Hierà anagraphè” con anagrafe sacra. Ma la licenza mi torna comoda per alludere alla pretesa dell'autore del libro, Evemero, storico (?) siciliano del Terzo secolo a.C., di spiegare ogni mito come una trasparente trasfigurazione di avvenimenti reali.

    Prendiamo Godzilla, che in giapponese suonerebbe Gojira, crasi tra gorira (gorilla) e kujira (balena). Evemero non avrebbe dubbi. Essendo Godzilla (Gojira) di origine giapponese, essendo nato nel 1954, in fondo solo nove anni dopo il bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki, essendo stato risvegliato dagli esperimenti atomici, che altro potrebbe essere il suo mito se non  la trasposizione in chiave mitologica della funesta umiliazione e del desiderio di rivincita del Giappone? In realtà, con buona pace di un Evemero redivivo, la storia non sarebbe andata esattamente così.

    Il Godzilla capostipite, secondo alcune dichiarazioni avallate dallo stesso regista Hinoshiro Honda, non sarebbe che la fortunata trasposizione giapponese di un film americano uscito un anno prima (1953) e intitolato “The Beast from 20.000 Fathoms” (ventimila rimanda alla profondità sottomarina di Jules Verne, anche se i fathom non sono esattamente leghe, ma piuttosto braccia). Infatti, per dichiarare che il futuro Godzilla non voleva essere altro che un plagio dichiarato, gli fu dato il titolo provvisorio di “Il grande mostro venuto da 20.000 miglia sotto il mare”.
    Scongelato dalla collaborazione tra un'esplosione atomica e la fantasia del romanziere Ray Bradbury, il lucertolone ibernato ventimila braccia sotto i ghiacci del Polo nord era passato da una miriade di sale cinematografiche di tutto il mondo libero e aveva raggranellato cinque milioni di dollari. La consonanza con la storia recente del Giappone e l'abilità professionale di Hinoshiro Honda seppero fare di meglio.

    Il mostro venuto dal mare, risvegliato da un'esplosione atomica e animato da un mimo che si trovava a suo agio in quella pelle, andò in giro per il mondo a testimoniare i pericoli di giocare con l'energia atomica. Passò di film in film, in una sequela di titoli, in lotta con gli uomini e con altri mostri giganteschi, mutati perlopiù per radiazioni. Finché, passando per Bruxelles in occasione dell'Esposizione universale del 1958 ebbe modo di vedere quanto carino fosse in realtà l'atomo e di rendersi conto che dell'energia atomica, come del lupo cattivo, nessuno aveva più paura.
    Cominciò a cambiare, ad avere un atteggiamento più positivo nei confronti del mondo. Nel “favoloso mondo dei mostri”, (distribuito ora in dvd con il titolo “Il ritorno di Godzilla”) di Honda, il vecchio mostro si trovò in una posizione ambigua, non più perfettamente cattivo, ma ancora surclassato quanto ad affidabilità da una falena gigante, perfettamente buona e amica degli uomini. Poi si convertì.

    Rimase brutto fuori, ma si fece bello dentro. In difesa degli uomini, che lo avevano fino ad allora temuto, si prodigò a combattere contro mostri alieni, non più generati da fughe di energia atomica, non più provenienti dal mare, ma da altri mondi ostili e minacciosi.

    Si godeva la pensione, neppure da tanto tempo (forse l'ultimo titolo, di produzione americana però, è del 1998), quando una nuova catastrofe lo ha richiamato in servizio.