Credere, obbedire, ma non combattere

Arnaldo Ferrari Nasi

Alla domanda: “Se l'Italia venisse attaccata militarmente, lei accetterebbe di essere chiamato a combattere o comunque a contribuire per la difesa del paese?”, solo il 46 per cento dei cittadini italiani risponde di sì. Un fenomeno del tutto trasversale politicamente. Tra i cittadini di destra il numero di chi si arruolerebbe in caso di un conflitto si attesta intorno al 65 per cento, dato decisamente scarso visto il tema.

    “‘No', disse il Piave, ‘no', dissero i fanti, / mai più il nemico faccia un passo avanti! / Si vide il Piave rigonfiar le sponde / e come i fanti combattevan l'onde. / Rosso del sangue del nemico altero, / il Piave comandò: ‘Indietro va', o straniero'”.

    Nella celebre canzone “La leggenda del Piave” del 1918, è l'impersonificazione del fiume, ultimo baluardo naturale dopo la rotta di Caporetto, che incita gli Italiani a resistere e respingere l'invasore riconquistando le terre perdute. La canzone del Piave fu l'inno nell'Italia liberata dal 1943 al 1946 e ancora oggi viene intonata da tutte le bande istituzionali e in special modo in occasione del 2 giugno, Festa della Repubblica.
    Anche solo per questo, il significato delle sue parole, per un italiano, non può non essere importante.



    Per più della metà degli italiani, però, le parole di quella canzone non hanno più un significato importante. Alla domanda: “Se l'Italia venisse attaccata militarmente, lei accetterebbe di essere chiamato a combattere o comunque a contribuire per la difesa del paese?”, solo il 46 per cento dei cittadini italiani risponde di sì. 

    Un fenomeno del tutto trasversale politicamente.
    Tra i cittadini di destra il numero di chi si arruolerebbe in caso di un conflitto si attesta intorno al 65 per cento, dato decisamente scarso visto il tema. Tra i partiti, Futuro e libertà è spaccato in due con il 48 per cento degli elettori che è per difendere la patria e il 48 per cento per il non interventismo. Meglio la Lega nord, dove il “sì” si attesta sopra la metà (55 per cento). E nell'area più estrema (La Destra, Forza Nuova, Fiamma Tricolore) una persona su quattro non si arruolerebbe (il 77 per cento contro il 23 per cento).





    E' comunque necessario notare che fino a poco tempo fa
    la maggioranza dei cittadini riteneva concreta la possibilità di un ulteriore duraturo periodo di pace. Solo il 45 per cento degli italiani, infatti, diceva che “in Italia, per almeno cento anni, non ci sarà un conflitto di tipo tradizionale”, e che comunque l'eventuale onere di una guerra dovesse ricadere su alleati terzi (il 18 per cento degli italiani riteneva superfluo l'esercito, esistendo a difesa dell'Italia quello americano).
     




    “Stringiamci a coorte / Siam pronti alla morte / Siam pronti alla morte / L'Italia chiamò”


    I versi che chiudono l'Inno d'Italia, prima del liberatorio “sì” finale che rappresenta l'adesione corale degli Italiani alla lotta per la liberazione dell'Italia dalla sottomissione straniera. Goffredo Mameli, che lo compose, ci credeva, tanto è vero che morì a ventun anni in seguito all'infezione di una ferita riportata in battaglia contro i Francesi nella difesa della Repubblica Romana.
     



    Anche lo studioso dei conflitti Gianandrea Gaiani, in un'intervista ad AnalisiPolitica racconta come ci sia “di fondo un'inadeguatezza dell'Occidente, e soprattutto dell'Europa, ad accettare il motivo per cui occorre combattere guerre” e specificatamente come “l'Italia si sia inventata (un'invenzione puramente politica) la figura del soldato-crocerossina che costruisce scuole e sfama i bambini, mentre portare la pace dove questa non c'è significa, soprattutto, combattere”.