Bersani a Repubblica: "Abbiamo buone occasioni per un'alleanza Pd-Terzo polo"

Basta sante alleanze

Alessandra Sardoni

“E' un'iniziativa personale di Enrico Morando, una sua vecchia idea”, minimizzano nel Pd, enfatizzando il profilo minoritario del senatore veltroniano, liberal storico e testardo. Eppure l'appello che Morando ha pubblicato sul Foglio per un Pd che cestini la santa alleanza frontista contro Berlusconi, che sia propositivo e lingottista in economia (con ripensamento sulla patrimoniale) e che chieda con forza al segretario Bersani un congresso anticipato o qualcosa del genere con l'obiettivo di un cambio di linea radicale, ha aperto due diverse questioni.

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    Oggi Pier Luigi Bersani nell'intervista su Repubblica, a proposito della possibile alleanza del Pd e il Terzo polo, ha detto: "Abbiamo delle buone occasioni per realizzare questo incontro. Alle amministrative, nel passaggio dal primo al secondo turno. In Parlamento, con le battaglie sui temi costituzionali". Sui dubbi avanzati da alcuni esponenti del partito ha rilanciato: "Se nel qualcuno mette in dubbio la strategia deve con precisione indicare un'altra strada. I semplici dubbi non è che non aiutino me, non aiutano l'alternativa a Berlusconi. La proposta politica del partito – ha concluso il leader Bersani – resta assolutamente ferma, si rivolge ai moderati e ai progressisti".

    “E' un'iniziativa personale di Enrico Morando, una sua vecchia idea”, minimizzano nel Pd, enfatizzando il profilo minoritario del senatore veltroniano, liberal storico e testardo. Eppure l'appello che Morando ha pubblicato sul Foglio per un Pd che cestini la santa alleanza frontista contro Berlusconi, che sia propositivo e lingottista in economia (con ripensamento sulla patrimoniale) e che chieda con forza al segretario Bersani un congresso anticipato o qualcosa del genere con l'obiettivo di un cambio di linea radicale, ha aperto due diverse questioni: 1) come adattare la strategia del Pd ai tempi lunghi, al tramonto dell'ipotesi elezioni politiche nell'immediato e dunque alla fine dell'emergenza; 2) se Veltroni sia il “mandante” di Morando e se dunque le sue critiche all'union sacrée bersaniana, con tanto di richiamo esplicito alla questione della leadership, siano da attribuire anche a W., leader dell'unica minoranza rimasta ridiventato per giunta piuttosto ambizioso. Vedere per credere la sua performance in tv da Lilli Gruber, lunedì scorso.

    Il tema dei tempi più lunghi del previsto, per una eventuale caduta di Berlusconi e della necessità di una messa a punto strategica, è però in realtà largamente condiviso nel Pd. Così anche il timore che la richiesta continua e spesso in piazza di dimissioni del premier, alla lunga, possa creare saturazione e soprattutto un senso di impotenza. Solo che la risposta dalemianbersaniana continua a mantenere le alleanze al centro delle preoccupazioni, in una futura prospettiva costituente visto che quella elettorale si è allontanata, sulla quale scommettere anche per il dopo Berlusconi. La risposta di Franceschini è nel tenttativo di trattenere nell'area bersaniana gli ex popolari, invitati a discutere proprio con i dalemiani a un convegno sui cattolici e la democrazia, a Fiesole oggi e domani. La risposta dei veltroniani è invece nel recupero della vocazione maggioritaria, di un “Pd pride” come lo chiama il fedelissimo dell'ex segretario del Partito democratico Walter Verini. Strade molto diverse dunque.

    “L'analisi di Morando è lucida e ragionevole”, si associa Giorgio Tonini, “l'emergenza giustificava l'alleanza da Fini a Vendola, ma il voto non c'è, lo ha detto anche Fini, e questo significa che magari la prossima volta non ci sarà neppure Berlusconi e che invece potremmo avere un rimescolamento. Il Pd deve adattarsi a questo quadro e ritrovare il suo ruolo. E deve iniziare a discutere seriamente di temi come il Patto di stabilità e l'immigrazione anche con la maggioranza. Anche perché, se non ora quando?”. Tonini condivide la sfida di Morando a Bersani, le ultime righe del suo intervento sul Foglio che hanno fatto alzare più di un sopracciglio visto che contengono la richiesta di un congresso anticipato e l'invito alle minoranze a mettere in discussione il segretario se non accettasse di correggere la rotta. Dice Tonini: “La nostra è una sfida sulla linea, se Bersani se ne farà interprete bene, altrimenti lavoreremo per un'altra leadership. Potrebbe essere una piattaforma per lanciare Veltroni, certo, ma anche chiunque condivida queste idee. Che del resto sono sempre state le idee di Modem, diverse da quelle di Franceschini”. L'adesione piena di Tonini rende meno plausibile la tesi della mossa solitaria e autonoma di Morando. Anche se Verini è attento a fare i distinguo: apprezza la linea lingottista, l'uscita dalla logica emergenziale sulle alleanze e il recupero maggioritario, la necessità di ricalibrare il passo e non fare opposizione tout court, ma poi critica la richiesta di un congresso anticipato in cui porre ultimatum a Bersani. “Il congresso è previsto per l'autunno 2013 perché quello per eleggere Bersani lo abbiamo fatto nel 2009”, precisa. “Adesso abbiamo la nostra linea da portare avanti con le iniziative di Modem e soprattutto le amministrative, l'unica emergenza elettorale certa: saranno un test nazionale”, dice Verini riprendendo in modo non troppo rassicurante per Bersani la tesi, test nazionale appunto, che il segretario ha abbracciato ieri sventolando quelle 10 milioni di firme contro Berlusconi che gli sono valse nuove polemiche e taglienti dibattiti di area (molto critico Stefano Menichini direttore di Europa, molto soddisfatta della dimensione della mobilitazione Chiara Geloni direttore di Youdem). Le amministrative saranno un appuntamento delicato. Porranno il problema delle alleanze, dei rapporti con il terzo polo e con Vendola. Ma serviranno soprattutto a dimostrare se il Pd vorrà continuare a rincorrere la linea dell'emergenza democratica oppure, come ammettono molti veltroniani, “se vorrà iniziare a comportarsi da vero Partito democratico”.

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