Il più bel frammento di Saffo è breve come un tweet, eppure dice tutto

Sandro Fusina

Potenza dei frammenti: “C'è chi dice sia un esercito di cavalieri, c'è chi dice sia un esercito di fanti, c'è chi dice sia una flotta di navi la cosa più bella sulla terra, io invece dico che è ciò che si ama”. Sono centoquarantanove caratteri, solo nove caratteri in più dei centoquaranta concessi per un messaggio twitter. La colpa è dell'italiano che è lingua prolissa.

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    Potenza dei frammenti: “C'è chi dice sia un esercito di cavalieri, c'è chi dice sia un esercito di fanti, c'è chi dice sia una flotta di navi la cosa più bella sulla terra, io invece dico che è ciò che si ama”. Sono centoquarantanove caratteri, solo nove caratteri in più dei centoquaranta concessi per un messaggio twitter. La colpa è dell'italiano che è lingua prolissa. Nella lingua originale, in greco, i caratteri sono solo novantaquattro. Sono forse i versi più celebri di Saffo, matrice indiscussa di tutta la poesia lirica dell'occidente. Non è un componimento completo, è un frammento. Il tempo  ha operato sulla poesia come le intemperie agiscono sulle sculture, levigandola, asportandone spesso parti e particolari che non sono essenziali alla lettura, facendo di opere forse non eccelse capolavori di essenzialità. Chi se la sentirebbe, chi sentirebbe il bisogno di completare il frammento di Saffo? I frammenti non sono sopravvissuti per caso, ma perché qualche anonimo, crociano inconsapevole e antelitteram, ha ritenuto giusto di tutto il componimento riportare solo i versi essenziali.

    Tutto quello che valeva la pena di dire
    sulla bellezza dell'amata poteva essere detto in novantaquattro caratteri. Usavano i retori, per esibire la loro maestria nell'arte dell'argomentazione, sostenere una posizione o il suo contrario, a piacere degli astanti. Tra il partito del discorso conciso e il partito del discorso disteso, il caso, sotto forma di un frammento di Saffo, mi ha fatto scegliere la causa della concisione. Fossi stato sorpreso dalla questione altrove, per esempio in un lungo periodo circonvoluto, a mezzo di una pagina dei sette volumi della “Recherche du temps perdu” di Marcel Proust, avrei probabilmente optato per il partito avverso. E se mi fossi trovato a leggere un canto della “Divina Commedia”? Rilevo su Google che i caratteri della Commedia sono 408.476. Abbastanza per comporre 2.917,6 messaggi twitter. Un'enormità a prima vista, ma a pensarci bene un numero irrisorio se si considera che bastano per un viaggio esaustivo nei tre regni dell'aldilà e nell'intera storia dell'umanità. Se si calcola il rapporto tra numero di caratteri e ricchezza di contenuto è possibile che la Divina Commedia risulti più concisa, più stringata di qualsiasi messaggio twitter. Se conta la capacità di comunicare un'idea in modo essenziale, limitare il numero di caratteri non è un'assicurazione contro il pericolo della prolissità. Per dire poco o nulla anche le poche righe di questo format sono troppe. Ma sono convinto che limitare le battute, misurare le parole sia un buon esercizio. E' stupendo scoprire che con quattro parole ben scelte si può comunicare quasi ogni concetto. Credo anche, ma non ne sono sicuro, che la concisione sia il modo migliore per puntare alla convinzione, mentre la prolissità serva meglio la causa della persuasione. Anche se conosco poche forme letterarie capaci di parlare al sentimento come gli haiku giapponesi, composti di tre versi in tutto, di cinque, sette e cinque sillabe rispettivamente.
    E poi, quali disastri che già non siano accaduti potrà mai causare nella comunicazione la prevalenza della concisione?

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