Ragionato elogio del fisco rivoluzionario che investirà i nostri comuni

Michele Masneri

 Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legislativo sul fisco municipale. Intanto il presidente della Conferenza delle regioni e delle province autonome, Vasco Errani, al termine della conferenza stato-regioni ha detto: "Al governo abbiamo detto che, dal momento che non ha onorato i contenuti dell'accordi siglato nel dicembre scorso, l'intesa sul federalismo regionale per noi non c'è. L'accordo deve essere concretizzato rapidissimamente".

    Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legislativo sul fisco municipale. Intanto il presidente della Conferenza delle regioni e delle province autonome, Vasco Errani, al termine della conferenza stato-regioni ha detto: "Al governo abbiamo detto che, dal momento che non ha onorato i contenuti dell'accordi siglato nel dicembre scorso, l'intesa sul federalismo regionale per noi non c'è. L'accordo deve essere concretizzato rapidissimamente".

    Sull'approvazione del federalismo municipale ieri non sono mancate le polemiche. In particolare l'Associazione nazionale dei comuni italiani, l'Anci, ha ventilato un rischio di aumento degli affitti per un milione di famiglie a causa della cedolare secca (uno dei temi centrali del decreto sul federalismo municipale approvato ieri alla Camera con la fiducia posta dal governo) mentre gli artigiani hanno attaccato gli effetti dell'Imu, la nuova imposta unica comunale.

    Ma Luca Antonini, professore di Diritto costituzionale all'Università di Padova e presidente della commissione tecnica paritetica sul Federalismo fiscale, quindi uno dei massimi esperti del processo di devoluzione in atto, in una conversazione con il Foglio confuta allarmi e luoghi comuni. Partiamo dalla cedolare secca: secondo l'Anci, un milione di famiglie rischiano di pagare di più dovendo passare dal “canale concordato degli affitti al mercato libero”. Secondo Antonini sono “affermazioni inspiegabili, perché l'effetto della cedolare semmai sarà proprio quello di far risparmiare sia i proprietari che gli inquilini. I primi beneficeranno di un'aliquota che scenderà dal 40 per cento (per i redditi più alti) al 21 per cento. I secondi del blocco dell'adeguamento Istat”. Il proprietario che opterà per la cedolare (che, ricorda Antonini, è un regime facoltativo), “si impegna a non aumentare l'affitto per tutta la durata del contratto, mentre oggi è possibile adeguare anno per anno il canone al costo della vita”. Altro vantaggio per gli inquilini è la norma che in caso di denuncia del padrone di casa evasore prevede un extra periodo di contratto di quattro anni a canone ridotto. Infatti la cedolare andrebbe a colpire l'altissima evasione degli affitti in nero in Italia”.

    Altra critica ricorrente è quella di un aumento delle tasse. Ieri il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, ha concesso un'apertura al federalismo (“provvedimento metodologicamente ben impostato”, ha detto), ma ha messo in guardia da un aumento indiscriminato delle tasse. Allo stesso modo la Cgia di Mestre ha allertato su un incremento delle imposte che con l'Imu andrebbero a colpire le imprese, per le quali si prospetta un maggior carico stimato in 410 euro all'anno. A queste critiche Antonini ribatte che “sarà automatico, semmai, che il federalismo abbasserà le imposte, introducendo il concetto di fabbisogno standard. Un sistema che arriva dopo 35 anni di spesa storica, sistema che ha incrementato sprechi e inefficienze”.

    Antonini ricorda come in base al criterio della spesa storica si spendano ogni anno 100 miliardi e che vedrà i sindaci in prima linea a dar conto ai cittadini del rapporto spese-servizi: “Inoltre – dice il costituzionalista – nel decreto sul federalismo municipale c'è una norma precisa che permette agli stessi sindaci di ridurre le imposte sugli immobili. Per esempio un sindaco potrebbe ridurre l'Imu dallo 0,76 allo 0,38 per cento (la cifra oggi stabilita per gli immobili commerciali) privilegiando così l'azienda residente rispetto alle seconde case”. I numeri degli artigiani di Mestre, secondo Antonini, “mi sembrano buoni solo da giocare al lotto. Se volevamo aumentare le tasse, non avremmo avuto necessità di otto decreti, bastava una legge di una riga”.