Sotto la piazza, l'abisso? / 5

Alla Libia manca un'alternativa, all'Europa manca Blair

Paola Peduzzi

L'alternativa a Muammar Gheddafi è, da una parte, l'entourage del suo figlio più mondano, Saif al Islam, quello che ha aiutato gli islamici a uscire dalle prigioni e inserirsi nella società, quello che voleva giocare a fare il riformatore, quello che ha detto, senza battere ciglio, al suo popolo in rivolta: smettetela o vi schiacceremo.

Leggi l'intervento di Vittorio Emanuele Parsi - Leggi l'intervento di Giulio Meotti  - Leggi l'intervento di Fiamma Nirenstein - Leggi l'intervento di Giorgio Arfaras

    L'alternativa a Muammar Gheddafi è, da una parte, l'entourage del suo figlio più mondano, Saif al Islam, quello che ha aiutato gli islamici a uscire dalle prigioni e inserirsi nella società, quello che voleva giocare a fare il riformatore, quello che ha detto, senza battere ciglio, al suo popolo in rivolta: smettetela o vi schiacceremo. Dall'altra parte ci sono dieci e rotti generali che stanno organizzando l'ammutinamento dell'esercito e chiedono che il colonnello se ne vada, ma ognuno risponde a una logica tribale tutta sua, non certo a qualche principio democratico, perché in Libia oggi le cose funzionano così. Messa in questo modo, per il futuro c'è solo da angosciarsi. Ma il presente è forse meno angoscioso? C'è un presidente che, dopo quarant'anni di dispotismo feroce e folle (mentre noi commentavamo le sue camicie colorate), ora usa l'artiglieria pesante per dilaniare i suoi concittadini, che dice che i rivoltosi sono come ratti e li stanerà e ucciderà tutti, che vuole morire come un martire condannando il suo popolo alla guerra civile e addirittura a una separazione di fatto dell'est del paese.

    Il mondo intorno guarda intontito, ripete che non se l'aspettava – c'è qualcuno che può aspettarsi una rivoluzione? E siccome non te l'aspettavi, guardi e vedi se passa? – e che le leve, lì, sono pochissime, non ci sono margini di manovra per negoziare con Gheddafi. Considerando che l'85 per cento delle vendite del petrolio libico è a carico degli europei, una leva c'è eccome, ed è gigantesca. Ci vuole il coraggio di servirsene, anche se può essere costoso, facendo pressioni a un regime che non può sopravvivere, non ultimo perché sarebbe un esempio deleterio per tutti: pensate a quanto gongolerebbero gli ayatollah iraniani se l'occidente accettasse di scendere di nuovo a patti con uno come Gheddafi (gongoleranno comunque anche se il colonnello cadrà, l'Iran gongola sempre quando l'occidente si perde nei suoi vuoti). Se non ci si volta dall'altra parte, l'alternativa si può costruire. Se non ci fossimo voltati dall'altra parte finora, l'alternativa probabilmente ci sarebbe già: l'ingerenza liberale di Blair, che la sinistra e i realisti rinnegano ripetendo il mantra “voleva esportare democrazia con le armi”, puntava a questo. Costruire alternative ai dittatori.

    Leggi l'intervento di Vittorio Emanuele Parsi - Leggi l'intervento di Giulio Meotti  - Leggi l'intervento di Fiamma Nirenstein - Leggi l'intervento di Giorgio Arfaras

    • Paola Peduzzi
    • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi