Ora Sarkozy vuole abolire la patrimoniale in versione francese (la stessa acclamata nel Pd)

Redazione

Nicolas Sarkozy intende procedere con l'abolizione dell'Imposta di solidarietà sul patrimonio. Ieri l'annuncio era in prima pagina anche sul Monde. Nonostante le difficoltà di bilancio e i dubbi di una parte della sua stessa maggioranza conservatrice, mercoledì il presidente francese ha ribadito la necessità di andare fino in fondo nella battaglia contro l'Impôt de solidarité sur la fortune (Isf).

    Nicolas Sarkozy intende procedere con l'abolizione dell'Imposta di solidarietà sul patrimonio. Ieri l'annuncio era in prima pagina anche sul Monde. Nonostante le difficoltà di bilancio e i dubbi di una parte della sua stessa maggioranza conservatrice, mercoledì il presidente francese ha ribadito la necessità di andare fino in fondo nella battaglia contro l'Impôt de solidarité sur la fortune (Isf). “La questione mi appassiona”, ha detto Sarkozy ai deputati Ump, ricordando che “i socialisti spagnoli e tedeschi hanno già soppresso l'Isf”. Il suo governo sta elaborando una riforma del fisco da presentare in giugno, e il presidente non vuole “una proposta parziale. Meglio una vera riforma, con qualche inconveniente, che una piccola riforma”. Introdotta nel 1982, dopo l'arrivo all'Eliseo del socialista François Mitterrand, l'Isf è uno dei grandi tabù della politica francese. Inizialmente concepita come “Imposta sulle Grandi Fortune”, è divenuta la tassa su tutti i ricchi: quindi l'imposta della “giustizia sociale”, il simbolo fiscale di Égalité e Fraternité, a danno però della Liberté economica individuale. Nel 2010, l'Isf ha permesso allo stato di incassare 4,2 miliardi da 562 mila contribuenti. Ne è assoggettato, con un'aliquota crescente che va dallo 0,55 all'1,80 per cento, chiunque sia residente in Francia e abbia un patrimonio superiore ai 790 mila euro. Per patrimonio s'intende proprio tutto: prima e seconda casa, negozi, terreni, automobili, conti correnti e azioni.

    La rupture pro crescita di Sarkozy potrebbe spiazzare qualcuno anche qui in Italia, a partire dal Pd. Tra le proposte in materia fiscale del Nens, centro studi di Pier Luigi Bersani e Vincenzo Visco, si sostiene che nel nostro paese “andrebbe (…) valutata la possibilità di adottare una imposta sulle grandi fortune come quella che esiste in Francia (che grava sul patrimonio finanziario oltre a quello reale) che si applica soltanto a patrimoni che eccedono i 790 mila euro”. Alla stesura del recente rapporto del Nens ha contribuito il fior fiore degli economisti di area Pd, in primis l'attuale responsabile economia del partito guidato da Bersani, Stefano Fassina. Peccato che loro stessi non abbiano approfondito gli effetti perversi dell'Isf, a cominciare dal fenomeno dell'espatrio fiscale. Negli ultimi anni, scrivono i giornali d'Oltralpe, più di 60 mila contribuenti francesi hanno trasferito la loro residenza in Belgio per pagare meno tasse. Nel 2008, 34 dei 300 più grandi patrimoni in Svizzera erano francesi. Una marea di imprenditori e manager, pur lavorando a Parigi, sono formalmente espatriati per non pagare l'Isf. “Le delocalizzazioni degli assoggettabili all'Isf costituiscono una perdita di dinamismo per l'economia”, ha certificato un rapporto del 2006 del Senato francese. L'Institut Montaigne ha calcolato che 200 miliardi di capitali hanno lasciato la Francia dalla creazione dell'Isf; una perdita per il fisco di 15,9 miliardi. Per arginare la fuga dei contribuenti all'estero, Sarkozy a inizio mandato aveva già escogitato uno “scudo fiscale” – ovvero un limite del prelievo fiscale diretto sul singolo contribuente al 50 per cento del reddito – che però lo ha esposto all'accusa di voler proteggere i soli ricchi. Il ministro del Bilancio, François Baroin, pensa a un compromesso: si potrebbe alzare la soglia del patrimonio imponibile a 1.300.000 euro. Ma per Sarkozy, oltre che economica, la questione è di principio: “Credo nel capitalismo famigliare, non nel capitalismo finanziario”.