Le improvvise verità che emergono dalle traduzioni maccheroniche

Matteo Marchesini

A volte, si sa, dai tradimenti di una traduzione in apparenza sbagliata, maccheronica o falsificante, può emergere un'improvvisa verità, può rivelarsi a un tratto una differenza di tradizioni più o meno volutamente e ambiguamente occultata o fraintesa. Ecco qui sotto, in forma di scorci, due casi per me umoristicamente esemplari o esemplarmente umoristici, che descrivono un'involontaria presa di coscienza. Entrambi sono ambientati (e captati) nello stesso bar del quartiere universitario bolognese.

    A volte, si sa, dai tradimenti di una traduzione in apparenza sbagliata, maccheronica o falsificante, può emergere un'improvvisa verità, può rivelarsi a un tratto una differenza di tradizioni più o meno volutamente e ambiguamente occultata o fraintesa. Ecco qui sotto, in forma di scorci, due casi per me umoristicamente esemplari o esemplarmente umoristici, che descrivono un'involontaria presa di coscienza. Entrambi sono ambientati (e captati) nello stesso bar del quartiere universitario bolognese.

    Da Sartre a Tabucchi
    1. Il fidanzato parigino di un'amica è in visita qui per qualche giorno: si riposa in Italia dalle fatiche dell'Ena, e ridacchia con compiaciuta superiorità della situazione politica romana. Mentre ci beviamo un ultimo caffè tutti e tre insieme sotto le torri, Etienne appoggia sul tavolino del bar un pacchetto di libri appena acquistati alla Feltrinelli: due rutilanti volumi di Giuseppe Genna sul nostro tempo “devastato e vile”, “Sostiene Pereira” di Antonio Tabucchi, il Meridiano di Andrea Camilleri. In una specie di volitivo argot franco emiliano, ci comunica che ha notato come questi scrittori siano molto presenti su giornali nazionali o perfino internazionali, con interventi politici oltre che letterari: e la circostanza l'ha subito attratto. “Sembran molto… engagés, cioè très… come lo dite voi? Ingaggiati?”. La mia amica Marcella, che è soavemente sadica, lo conferma nell'errore: lo inganna sempre sui piccoli equivoci linguistici quotidiani e sui false friends. Ma poi, di colpo, smette d'accarezzargli i capelli e si gira a guardarmi: siamo stati simultaneamente colti dalla stessa illuminazione spiritosa – forse perfino spirituale. No, stavolta non è un vero errore: ha ragione Etienne. “Sì”, gli confermiamo allora in coro, mentre il suo sguardo oscilla smarrito tra il caschetto di Marcella e la mia barba, “sì, sono proprio autori molto, molto ma molto ingaggiati: davvero di grande ingaggio”.

    Da Weil a Giussani.

    2. Tavolino della sala sul retro, a due passi dalla famigerata piazza Verdi. Una ragazza vestita con la standardizzata eleganza delle hostess (look insolito, in questi paraggi freak) discute appassionatamente con una straniera nordica ed efebica, che al contrario è abbigliata quasi da suora laica. Forse si tratta di un'Erasmus scandinava. Comunque la “hostess” bolognese sta cercando di spiegare alla sua compagna di studi, a quanto pare protestante, che il cattolicesimo non è poi quel mostro di dottrina organica, tradizionalista e cavillosa che lei crede. Tutt'altro. “Io”, scandisce battendosi sul petto una mano ben curata, “io per esempio, guarda, appartengo a un movimento per cui Cristo, per cui il cristianesimo è un'esperienza vissuta sulla pelle con tanti altri: l'attesa di un incontro, anzi un incontro diretto…”. Gesticola: dapprima levando le braccia verso l'alto, a indicare l'ascesa metafisica, poi spalancandole orizzontalmente, a significare l'abbraccio fisico coi propri contubernali. “Capisci?” sta sillabando adesso, anzi quasi cantando, rivolta alla scandinava pallida e perplessa. “Non fissarti sul catechismo in sé. Qui non c'entra neanche il solito vecchio associazionismo, o il pauperismo o che so io... la vera fede è un investimento sulla libertà, ti ripeto: è un incontro!”. Allora, timidamente, l'altra azzarda in inglese: “u mean… a meeting?”. “Ecco!” s'illumina la traslucida ragazza bolognese, e batte il pugno sul tavolo. “Proprio così, sì, hai colto perfettamente. Certo, un incontro: un meeting”.