Pirellone liberale

La frusta lombarda pro Cav.

Stefano Cingolani

Roberto Formigoni condivide, anzi condivide con entusiasmo, il piano straordinario per lo sviluppo. Ed è d'accordo che il focus non sia più una politica muscolare sulla giustizia, “non perché la giustizia non abbia bisogno di una profonda riforma, anzi resta un punto fondamentale all'ordine del giorno”, ma perché “è chiaro che cosa gli italiani sentono come più urgente, ovvero l'economia.

    Roberto Formigoni condivide, anzi condivide con entusiasmo, il piano straordinario per lo sviluppo. Ed è d'accordo che il focus non sia più una politica muscolare sulla giustizia, “non perché la giustizia non abbia bisogno di una profonda riforma, anzi resta un punto fondamentale all'ordine del giorno”, ma perché “è chiaro che cosa gli italiani sentono come più urgente, ovvero l'economia. Tremonti e Berlusconi hanno tenuto i conti pubblici in ordine – aggiunge il presidente della regione Lombardia – E' stato anche un grande sforzo collettivo, delle famiglie, dei risparmiatori, dei lavoratori, che ci ha consentito di resistere alla crisi; proprio per questo adesso dobbiamo fare del tutto perché ci sia una vera ripresa uscendo dal cul de sac in cui ci troviamo”. L'agenda lombarda per la crescita mette al primo posto le liberalizzazioni dei mercati e dei servizi: “Attenzione, perché liberalizzare e privatizzare non coincidono. Troppo spesso abbiamo trasferito un monopolio dal pubblico al privato, invece si tratta di aprire la porta a una vera competizione”, spiega Formigoni che presenta come attestato la performance della sua regione nella sanità, dove l'introduzione della concorrenza tra pubblico e privato ha fatto bene all'uno e all'altro. “Lo stesso vale – aggiunge – per la scuola e la formazione professionale. In sostanza, spezzando monopoli e protezionismi, tutti sono costretti a migliorare”.

    Il paradigma è mantenere in mano pubblica il controllo delle infrastrutture strategiche e privatizzare, liberalizzandola, la gestione: “L'abbiamo fatto nei servizi di pubblica utilità nel 2003 e gli utenti ne hanno tratto beneficio, adesso lo facciamo per l'acqua, compiendo un passo in senso federalista, cioè trasferendo la competenza alle province. Ma sia chiaro, l'acqua resta un bene pubblico”. Un percorso da seguire anche a livello nazionale. Forse non ci sono ancora le condizioni in Borsa, tuttavia Roberto Formigoni ritiene che si dovrebbe pensare anche a collocare sul mercato le aziende rimaste sotto il controllo statale.
    “E' la via maestra per ridurre il debito, non certo la patrimoniale che depaupera le famiglie che già pagano tasse elevate”. Il fisco è l'altra gamba della svolta sviluppista. Si va facendo strada la convinzione che il federalismo, tra Imu, cedolare secca e quant'altro, finisca per aggravare la pressione tributaria. “Guai se fosse così, non deve essere vero – replica Formigoni – Ma la mia preoccupazione è un'altra, cioè che alla fine, tra mediazioni e contrattazioni, non cambi nulla nella sostanza. Insomma, il mio timore è che l'amico Roberto Calderoli, a forza di cercare il consenso a tutti i costi, finisca per ridimensionare la portata della riforma. Che, invece, deve costringere tutti sulla via della virtù”. Bastano i comportamenti dei singoli o non ha ragione la Merkel, cioè non c'è bisogno di una norma cogente che obblighi al pareggio del bilancio? “Non si deve spendere senza copertura finanziaria, ma non possiamo nemmeno ammazzare il cavallo”, risponde Formigoni che chiede trasparenza nei conti dello stato, a cominciare dai criteri di bilancio perché non tutti seguono le stesse regole: “Ai tedeschi ricorderei, e lo farei forse a voce più alta di quanto non lo si dica oggi, che la ricchezza e il risparmio delle famiglie garantiscono la solvibilità dell'Italia”.

    Quanto al sud, l'idea di defiscalizzare ancora come stimolo allo sviluppo è quella che meno lo convince. Non solo gli incentivi fiscali non sono mai mancati, ma esistono anche risorse finanziarie non utilizzate, per esempio i fondi europei. Quindi “la priorità è la tutela dell'ordine pubblico e della legalità, insieme con un miglioramento dei servizi e degli standard di istruzione e formazione”. Tra le liberalizzazioni c'è anche quella del mercato del lavoro, tuttavia invece di imbarcarsi in nuove diatribe meglio lasciare spazio alla contrattazione decentrata, con un contratto nazionale che fissi la cornice e poi il resto, come salari e orari, va negoziato su base aziendale.

    Il piano per la crescita consente di riscaldare i rapporti tra Cl e il Cav.? Formigoni smentisce che si siano raffreddati: “Premesso che sulle presunte responsabilità private abbiamo soltanto sentito la voce dell'accusa, un uomo politico si valuta dalla sua politica. Chi sono io per giudicare l'altro? Il pensiero cattolico chiede al potere di garantire la libertà della chiesa e degli uomini, tutte le libertà, e giudica su questa base. Dunque, siamo qui per realizzare insieme con Berlusconi un programma di ampliamento delle libertà”. E l'economia è il terreno adatto per ripartire.