Taki, il columnist e amico dell'Avvocato che indigna la buona società

Michele Masneri

Gianni Agnelli? “Tutto sommato era un piccolo borghese”. Lo dice Taki Theodoracopulos nel documentario di Giovanni Piperno, “Il pezzo mancante”, presentato nei giorni scorsi al Festival del cinema di Torino, che ricostruisce la saga della dinastia Fiat. La versione di Taki non stupisce chi lo conosce. E' stato uno dei più stretti amici dell'Avvocato, ma soprattutto è una specie di scapigliato del jet set londinese.

    Gianni Agnelli? “Tutto sommato era un piccolo borghese”. Lo dice Taki Theodoracopulos nel documentario di Giovanni Piperno, “Il pezzo mancante”, presentato nei giorni scorsi al Festival del cinema di Torino, che ricostruisce la saga della dinastia Fiat. La versione di Taki non stupisce chi lo conosce. E' stato uno dei più stretti amici dell'Avvocato, ma soprattutto è una specie di scapigliato del jet set londinese. Erede di una grande fortuna ellenica, è famoso soprattutto per la sua rubrica mondana “High Life”, che dal 1977 esce sullo Spectator, per l'indignazione regolare di radical chic e benpensanti vari.

    Adesso le sue rubriche sono state raccolte in un libro uscito in Gran Bretagna per Quartet Books, e fin dal risvolto di copertina “The Spectator Columns” spiega il personaggio. “Nato in Grecia, educato negli Stati Uniti, alla Lawrenceville School, alla University of Virginia, e nella prigione londinese di Pentonville”. Per questioni di cocaina. “Del resto con Gianni le chiamavamo le nostre notti bianche, e si capisce perché”, spiega nel film, in cui racconta anche un altro aneddoto politicamente scorretto sull'Avvocato: derubato delle sue fiche al Casinò di Montecarlo da una giovane che poi, bloccata dai croupier, urlerà davanti a tutti: “Mi ha scopato e non mi voleva pagare!”.

    Dopo una gioventù dorata in Costa Azzurra tra i fasti ex fitzgeraldiani insieme all'Avvocato e all'amico Porfirio Rubirosa, Theodoracopulos si ritrova corrispondente di guerra: segue il conflitto giordano nel '70, la dittatura dei colonnelli nel '71, il Vietnam nel '72. “Avevo trent'anni, ero a bere all'Hilton di Atene e il conte Arnaud de Borchgrave, direttore di Newsweek, trovò che ero troppo abbronzato e che ormai dovevo fare qualcosa della mia vita, così propose: giornalismo. E giornalismo fu”. Ma il successo Taki lo raggiunge con la sua rubrica mondana che sforna pettegolezzi e joke sofisticati, alla maniera di Evelyn Waugh: “Sposate sempre donne di classe superiore, e traditele con donne di condizione inferiore. Le prime non si dispiaceranno, le seconde ne saranno orgogliose”. O il racconto di un viaggio in auto in Toscana insieme alla moglie Alexandra von Schönburg-Hartenstein e a Lord Lambton, il politico inglese poi dimessosi per un famoso scandalo di prostituzione, con il Lord che continuava a fare apprezzamenti gentili su Taki. Ma la moglie precisa: “Sì, ma intanto continuava a infilarmi le mani sotto la gonna”.
    L'odio-amore per Taki è dovuto soprattutto alle sue considerazioni politico-sociali: i portoricani sono “selvaggi, grassi, sporchi e puzzolenti”, il Kenya è “bongo-bongo land”. Nel 2003 Theodoracopulos viene indagato dalla “Diversity Directorate” di Scotland Yard per il tasso di razzismo nelle sue uscite. Su High Life scrive che “se avessi avuto 20 anni nel 1940, stare nella Wehrmacht sarebbe stato perfetto”. Ha lanciato una campagna per liberare il generale Pinochet, la cui detenzione è “contraria al diritto internazionale”. Ha scritto che “Franco avrebbe dovuto suicidarsi ma era un uomo troppo educato per farlo”.

    Sui politici dà il meglio: Blair? “Patetico, quasi a livello di Clinton, eccetto che per i capelli”. Cherie Blair? “Non dico che sia una whore. Non potrebbe esserlo neanche volendo, non ha il fisico”. Hillary Clinton? “Mio dio, che terribili caviglie”. Di sé dice di essere “uno che paga le tasse, bianco – anche se sempre abbronzato – che ha uno yacht, e che sconta da sempre tutte queste colpe”. Da sempre di destra, nel 2002 ha fondato il giornale American Conservative insieme a Pat Buchanan, ma è stato contrario alla guerra in Iraq (“esportare la democrazia laggiù sarebbe come dare a un bambino le chiavi di un Concorde”) e dei neocon pensa che “hanno distrutto l'eredità di Ronald Reagan”. Oggi è alla testa della rivista on line Taki's magazine.
    Accusato di essere antisemita, precisa che le origini etniche non gli interessano: “Quando ero giovane ognuno aveva i suoi soprannomi: gli ebrei ‘hymie', gli italiani ‘wop', gli ispanici ‘spic', i greci ‘greaseball'. ‘Greaseball', capite? Questo è davvero inaccettabile per un greco come me”. Nell'introduzione al suo libro, Charles Moore, ex direttore dello Spectator, scrive: “I critici sostengono che Taki sia indifendibile. Ma nella nostra cultura codarda, ipocrita, perbenista, dico che è proprio perché è indifendibile che va difeso”.