L'eterna incompiuta, il coreano misterioso e il campione bipolare

Jack O'Malley

Dopo il 4-0 subìto al St James' Park (il “Paradiso” per i suoi tifosi) negli ottavi di finale della Carling Cup, il Newcastle è tornato ad affrontare l'Arsenal di Wenger fuori casa, all'Emirates di Londra. Ma questa volta sono stati gli undici allenati da Chris Hughton ad affossare i Gunners grazie al gol di Carroll allo scadere del primo tempo. Il match ha mostrato in tutto e per tutto cosa sia oggi l'Arsenal: una grande incompiuta, un bel team condannato a non vincere mai.

    Dopo il 4-0 subìto al St James' Park (il “Paradiso” per i suoi tifosi) negli ottavi di finale della Carling Cup, il Newcastle è tornato ad affrontare l'Arsenal di Wenger fuori casa, all'Emirates di Londra. Ma questa volta sono stati gli undici allenati da Chris Hughton ad affossare i Gunners grazie al gol di Carroll allo scadere del primo tempo. Il match ha mostrato in tutto e per tutto cosa sia oggi l'Arsenal: una grande incompiuta, un bel team condannato a non vincere mai. Sono anni che il vivaio dell'Arsenal produce giocatori di prim'ordine. Sono anni che il team pesca all'estero i migliori giovani. Li fa crescere. Li lancia. E poi, sovente, li lascia andare a vincere altrove. Sono anni che la squadra di Wenger gioca bene, ma i risultati stentano. C'è un'altra squadra in Inghilterra che da anni punta tutto sullo stesso direttore tecnico, sui giovani e sul vivaio. Si chiama Manchester United. Ma Ferguson, evidentemente, non è Wenger.

    A proposito di United, adesso tutti hanno di colpo scoperto Park Ji Sung. Il coreano che gioca con i Red Devils da cinque anni è un vero mistero del calcio. Sorvolando sul fatto che più volte i ragazzi allenati da Ferguson sono passati in vantaggio dopo la sua uscita dal campo, Park dà continuamente l'idea di essere uno finito in quella squadra per caso, come quelli che al parco chiedono di potersi aggregare a una partitella in corso. Ma dato che, per dirla in stile intervista del dopopartita, il calcio è sport imprevedibile e la palla è rotonda, Park sabato ha segnato addirittura una doppietta nel match casalingo contro il Wolverhampton. Il secondo gol, un tiro basso e potente sul primo palo dopo tre dribbling che manco Rooney, è stato quello del definitivo 2-1, a pochi secondi dal fischio finale. Così lo United ha avvicinato il Chelsea in vetta, Ferguson ha festeggiato al meglio i suoi 24 anni sulla panchina dei Diavoli rossi e tutti gridano al fenomeno. Qua siamo sicuri: già da domani, c'è il derby contro il City, Park tornerà a essere un giocatore utile. A far vendere magliette del Manchester in Corea.

    Chi non ci sarà nel derby di mercoledì è Mario Balotelli. E come non sentirne la mancanza? Quando segna due gol che valgono la vittoria per il Manchester City e poi si fa espellere come un pischello scalciando Mulumbu fermo a terra, il cuore della rubrica esulta per il campione bipolare, sempre intermittente, che offre scampoli da vera arena con le fiere. Altro che fair play. Il City vince nonostante le guerre nello spogliatoio e la spada di Damocle che oscilla sulla testa di Roberto Mancini; per piegare il West Brom di Roberto Di Matteo – stratega che merita di essere, con un team non da almanacco, appaiato in classifica a quel Liverpool che nel fine settimana ha punito il Chelsea capolista con un resuscitato Fernando Torres – basta Balotelli. Due reti in una manciata di minuti, propiziate da Tevez e Silva, e poi il contrappasso. Tre giornate di squalifica – “per cosa?”, si chiede retorico Mancini, che annuncia ricorso alla federazione – che significano niente scontro a fuoco con lo United. Sir Alex Ferguson fa un po' di pretattica punzecchiando lo sceicco spendaccione dell'Eastlands, ma ha qualche buon motivo per temere l'aggancio in classifica dei rivali.