Money League/17

Dimenticatevi il calcio pane e salame

Francesco Caremani

Gheorghe Hagi, Roberto Baggio, Luca Toni, Josep Guardiola, Matuzalem. Leggendo questi nomi difficilmente penseremmo al Brescia come a una provinciale, merito del suo presidente, Luigi Corioni. Novara dista 143 chilometri, ma calcisticamente sembrano di più. La squadra rivelazione della B è di proprietà di Massimo De Salvo che ha il suo core business nelle cliniche private che fanno capo al Policlinico di Monza. Sassuolo è l'ultimo vertice di un triangolo che unisce pallone, affari e politica.

    Gheorghe Hagi, Roberto Baggio, Luca Toni, Josep Guardiola, Matuzalem. Leggendo questi nomi difficilmente penseremmo al Brescia come a una provinciale, merito del suo presidente, Luigi Corioni, che ha saputo vendere ma ha anche comprato, passando alla storia per i 30 miliardi spesi per l'ex attaccante della Nazionale campione del mondo: l'acquisto record nella storia delle Rondinelle. Corioni, presidente della Saniplast S.p.A., azienda locale specializzata in arredamenti da bagno, appartiene alla vecchia scuola, quella per cui il calcio è passione prim'ancora che business, quella che da vent'anni a questa parte lo spinge a investire nella squadra della Leonessa. Si allena, in affitto, al centro sportivo San Filippo e spera che la giunta di centrodestra guidata dal sindaco Adriano Paroli gli faccia lo stadio nuovo, con l'obiettivo di restare più a lungo possibile in serie A. Il massimo campionato vale 37 milioni di euro per le tasche di Corioni contro i 7-8 della B, sperando di non retrocedere subito, in questo caso sarebbe stato meglio rimanere tra i cadetti. Il tutto incorniciato da 5.000 abbonati dentro un Rigamonti che contiene 22.500 spettatori. Con un'industria che spazia dall'alimentare al metalmeccanico e un tessuto economico che ha risentito, come il resto del Paese, della crisi economica, il Brescia resta legato a doppio filo al presidente Corioni, già patron dell'Ospitaletto e del Bologna, perché nessuno potrebbe sostituire la sua passione. L'attuale secondo posto in classifica non fa testo, perché per restare a certi livelli ci vorrebbero altri soldi e con un indebitamento contenuto le Rondinelle sperano di restare la mina vagante del campionato, raggiungendo una salvezza fondamentale per il bilancio prim'ancora che per i tifosi.

    Novara dista 143 chilometri, ma calcisticamente sembrano di più. La squadra rivelazione della B è di proprietà di Massimo De Salvo che ha il suo core business nelle cliniche private che fanno capo al Policlinico di Monza. Rilevata quattro anni fa da Giuseppe Resta, che l'aveva salvata dal fallimento, De Salvo l'ha trasformata in una società modello, in perfetto stile aziendale: ingaggi non superiori ai 200.000 euro l'anno, con minimi di 30-40.000 per i più giovani, con un monte ingaggi di 6 milioni di euro lordi, ottima capacità di scouting e un centro sportivo di proprietà, Novarello, con albergo e ristorante che lavorano senza sosta. Nonostante i 2.220 abbonati il legame con il tessuto economico e politico della città è molto stretto. Lo sponsor è la Banca Popolare di Novara, del gruppo Banco Popolare, e il comune è governato dal centrodestra con il leghista Massimo Giordano, il sindaco che con un'ordinanza aveva vietato di girare in gruppo e stazionare in parchi e giardini, oggi assessore regionale allo Sviluppo economico (novarese come il presidente Cota) e sostituito dal vice Silvana Moscatelli. L'obiettivo, non dichiarato, è quello di andare in A nel giro di 3-4 anni, anche se guardando la classifica pare che Tesser si sia messo avanti col lavoro. La chiave del successo pare proprio la campagna acquisti, fatta senza spendere un euro, con giocatori importanti arrivati a parametro zero, innestati in un gruppo che si conosce a memoria, ma che, secondo gli addetti ai lavori, in A non reggerebbe l'urto della categoria. Un sogno trapiantato in un tessuto imprenditoriale di alto livello che spazia dalla De Agostini alla Pavesi, dalla Pai alla Novamont, senza dimenticare che le cliniche private rappresentano un business che non conosce crisi.

    Sassuolo è l'ultimo vertice di un triangolo che unisce pallone, affari e politica. Dal 2009 il centrodestra governa la città, con il sindaco leghista Luca Caselli, storicamente di sinistra; centro di un territorio che basa la sua ricchezza sul comparto della ceramica e il suo indotto, grazie al quale prosperano aziende come Mapei, che fattura 1,7 miliardi di euro l'anno. Giorgio Squinzi, il titolare, è proprietario anche della locale squadra di calcio; bergamasco e tifoso del Milan ha spostato il suo interesse dalle due ruote al cuoio anche per contrastare il competitor Kerakoll, già sponsor del Modena. Uno sforzo al quale gli abitanti hanno risposto tiepidamente. Costretto a giocare nello stadio del Modena ha un monte ingaggi di 5,5 milioni lordi e la stagione in corso costa alla Mapei tra i 10 e gli 11 milioni di euro. Stipendi pagati regolarmente e obiettivi ne fanno una squadra ambita da molti giocatori. Il suo segreto? Proprietà lontana e management competente che non pesta i piedi ai tecnici, come l'ex Ds Giovanni Rossi, diventato responsabile del settore giovanile della Juventus. Giorgio Squinzi vuole la serie A, si è parlato di lui come possibile acquirente del Milan, ma intanto si gode il Sassuolo in B e il sorpasso alla Kerakoll, diventando anche sponsor ufficiale della Nazionale maggiore nel 2006, poco prima della conquista della quarta stella.

    Dimenticatevi il calcio pane e salame, perché dietro il nuovo che avanza ci sono tecnici preparati, società solide e imprenditori orgogliosi che, come a Novara, hanno acquistato anche piccoli club satellite. Sembra la ricca, leghista e borghese provincia italiana, ma potrebbe essere l'avanguardia del football del terzo millennio.