Meno tre giorni alla fine e manca ancora il film che ci faccia innamorare

Bassottina

Alla tradizionale colazione per i giornalisti offerta da Mueller e Baratta (che promette il nuovo Palazzo del cinema nel 2012) al Casinò. Valeria Caprara domanda perché non è venuto alla Mostra Bondi. Baratta: “Per ragioni famigliari”; ma forse il ministro semplicemente non aveva voglia di prendersi gli sputi dei soliti rottami de' sinistra che hanno insolentito persino l'amabile Gianni Letta.

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    Alla tradizionale colazione per i giornalisti offerta da Mueller e Baratta (che promette il nuovo Palazzo del cinema nel 2012) al Casinò. Valeria Caprara domanda perché non è venuto alla Mostra Bondi. Baratta: “Per ragioni famigliari”; ma forse il ministro semplicemente non aveva voglia di prendersi gli sputi dei soliti rottami de' sinistra che hanno insolentito persino l'amabile Gianni Letta. Mueller dice che non vuol essere riconfermato: freme per tornare a fare il produttore. Se dice davvero, candidiamo Enrico Magrelli, il suo vice competente e diplomatico. In sala stampa è entrata l'acqua del nubifragio, ma non quella per i giornalisti come gli altri anni, un brutto tiro: bisogna fare tre piani del Casinò, giù e su, e galoppare fino ai lontani baracchini per non morire disidratati, e noi scribacchini con i minuti contati. Al Festival di Roma non manca mai, con due frigo pieni, frizzante e naturale (hint-hint). Mancano tre giorni alla fine: la media dei film visti è molto buona, anche se manca quello che fa innamorare.

    Ecco i preferiti delle foglianti finora: “La pecora nera” di Ascanio Celestini (Venezia 67) amata dalla bipede senza riserve, dalla bassottina con; “Happy Few” (Venezia 67) sulla chimera sessantottina di un paradisiaco sesso libero tra coppie senza problemi (gradito solo dalla bassottina). Lo scambismo sarà pure, come nel film, la più bella esperienza mai fatta dai partecipanti ma nun se può fa' lo stesso; “I baci mai dati” di RobertaTorre (Controcampo italiano) commedia sicula-metafisica; “Silent Souls”, sorprendente, imprevedibile film russo; “Potiche” di François Ozon, “Balada triste de Trompeta” di Álex de la Iglesia: due commedie gustose, con menzione speciale per “La passione” di Mazzacurati; “Post-Mortem”, film cileno ipnotizzante; “Noi credevamo“ di Mario Martone, sul Risorgimento; “Somewhere” di Sofia Coppola, anche se la regista è too cool for comfort (tutti Venezia 67); “Machete” (fuori concorso) del tarantiniano Robert Rodríguez, gore e splatter post femminista di puro godimento. Domani resoconto del panel di critici internazionali che hanno festeggiato Sergio Corbucci, autore e maestro di cinema.

     

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