Le ottime ragioni che aveva la famiglia Fini per non far girare questa foto

Sandro Fusina

Lasciamo stare le bambine. I bambini andrebbero sempre lasciati stare. Ma se si vuole proprio tirarli in ballo, se non si può proprio fare a meno di esporli, si risparmi la cattiveria di accecarli per fingere di mascherarli. Tanto chi sono si sa. E se non si sa, lo si può leggere nella didascalia. In questo caso sono i membri più giovani “del gruppo di parenti che ha inguaiato l'avversario numero uno del premier”, si legge in copertina nel numero del settimanale Oggi in edicola.

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    Lasciamo stare le bambine. I bambini andrebbero sempre lasciati stare. Ma se si vuole proprio tirarli in ballo, se non si può proprio fare a meno di esporli, si risparmi la cattiveria di accecarli per fingere di mascherarli. Tanto chi sono si sa. E se non si sa, lo si può leggere nella didascalia. In questo caso sono i membri più giovani “del gruppo di parenti che ha inguaiato l'avversario numero uno del premier”, si legge in copertina nel numero del settimanale Oggi in edicola. Sono Martina e Carolina, dieci mesi e due anni, le ultime vittime inconsapevoli di una storia della fotografia male assimilata. Con i bambini la fotografia è stata spesso impietosa. Li ha ritratti nudi su pelli di montone o di leopardo, a seconda del censo, li ha imbalsamati in piedi, su brutte poltroncine di stile eclettico, mezzo Rinascimento e mezzo islam, li ha appiccicati a goffi sfondi con palme o gondole, o palme e gondole insieme.

    In occasione dei battesimi è stata più generosa. In una lunga vestina bianca ricamata, in braccio alla mamma amorevole, per una volta il bambino non sembrava un complemento d'arredo per il museo delle cere di Madame Tussaud. A vendicarlo è venuta l'istantanea, la foto rubata. Ma dalla malignità delle foto posate, di circostanza, commemorative i bambini non hanno scampo. Neanche gli adulti, a dire il vero, ma essendo appunto maggiorenni e vaccinati sono cavoli loro. A volte i personaggi non possono evitare di farsi fotografare. Ma se scelgono di posare devono sapere alcune cose. Prima di tutto che le fotografie restano, durano, anche molto a lungo, indipendentemente o anche contro la volontà dei soggetti. Poi che le fotografie viaggiano, sgattaiolano fuori, hanno il vizio di fare improvvisate, soprattutto nei momenti meno opportuni. Devono poi tenere conto che le fotografie sono linguacciute, chiacchierone, hanno la mania di raccontare molto di più di quello che si vuole far dire loro. Il set, l'ambientazione per esempio. Magari chi si fa fotografare neppure lo ha scelto, è un angolo di casa mia, dice a se stesso, un angolo qualunque. Ma poi c'è chi guarda la fotografia e si fa delle domande. Perché proprio controluce, che è così difficile illuminare bene?

    Perché davanti a due belle finestre con i vetri antichi, legati col piombo, di un tempo in cui non si sapevano ancora fare grandi lastre di vetro? E quegli scuri laccati e profilati d'oro, come le poltroncine in primo piano, metà Settecento? E il grande quadro scuro alla parete, un po' nascosto da una chioma fluente? Si vede meglio l'ovale del Seicento. Chi sarà il santo che guarda verso l'alto, di sicuro una qualche apparizione miracolosa fuori campo? Molto elegante, appoggiato com'è a un cavalletto, in un angolo. E l'occhio finisce in basso sul pavimento, a decifrare il motivo disegnato da quei marmi policromi. Bell'ambiente aristocratico, per ambientare una conversation piece, una di quelle scene in cui tre generazioni di una famiglia si facevano cogliere nell'intimità della casa, a discorrere, a far passare il pomeriggio. Ma anche qui bisogna stare attenti. In quelle scene la composizione era tutto, perché svelava i rapporti affettivi, sentimentali, tra i vari membri della famiglia. Perfino Leopoldo imperatore d'Austria, rigido per convenzione, ci teneva a inscenare l'affetto per la moglie e i figli. Ma per una conversation piece ci vogliono due cose, una buona armonia fra i soggetti, o l'abitudine a fingerla, e un buon fotografo, che non abbia nostalgia delle fotografie di classe di fine anno, o invidia delle fotografie di gruppo degli attori di telenovele, in cui ciascuno è accanto, ma non con gli altri, impegnato nella gara del sorriso più impostore e innaturale. Tutte caratteristiche però assenti nella foto di Oggi che la famiglia Fini, evidentemente non ascoltata, aveva con saggezza chiesto di scartare.

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