Mozioni di Settembre/ 9

Vi stupiremo, torneremo quelli che avete conosciuto un tempo

Giorgio Israel

Onorevoli colleghi, nel chiedere al Parlamento il rinnovo della fiducia il governo è consapevole che i quattro nodi centrali su cui intende concentrare la sua azione nel restante triennio della legislatura – imposte, federalismo, mezzogiorno e giustizia – non sono nuovi e anzi sono da sempre temi costitutivi della nostra coalizione.

    Onorevoli colleghi,

    Nel chiedere al Parlamento il rinnovo della fiducia il governo è consapevole che i quattro nodi centrali su cui intende concentrare la sua azione nel restante triennio della legislatura – imposte, federalismo, mezzogiorno e giustizia – non sono nuovi e anzi sono da sempre temi costitutivi della nostra coalizione. Siamo consapevoli del ritardo nella loro realizzazione e non cercheremo scuse. Potremmo evocare la crisi economica che ha reso difficile il taglio delle imposte e la realizzazione del federalismo. Potremmo evocare le ostinate opposizioni a ogni riforma della giustizia. Il governo ha conseguito successi storici nella lotta alla criminalità organizzata ma il divario tra nord e sud non è stato appianato. Potremmo addurre scuse e buone ragioni ma non lo faremo.

    Non intendiamo nascondere
    il principale errore di questa maggioranza cui intendiamo porre rimedio: non aver sufficientemente tradotto in azione di governo la carica ideale e culturale che è al centro del progetto di una grande rivoluzione liberale. Un luogo comune vuole che le parole “cultura”, “ideali” siano un'esclusiva della sinistra. Ma ormai la sinistra detiene in questo ambito soltanto vuote posizioni di potere senza capacità propositive. Sarà forse una sorpresa, ed è invece il ritorno alla nostra ispirazione primigenia, se diremo che lo spirito con cui affronteremo i quattro nodi anzidetti sarà culturale e ideale. Va detto con forza che i problemi della giustizia non possono essere risolti se non avendo come riferimento i principi su cui si regge una società autenticamente liberale.

    Né il federalismo può essere concepito come una questione meramente economica e tecnica: esso deve discendere da una visione chiara dei rapporti che devono intercorrere tra governo centrale e poteri locali e questa non può che fondarsi su ciò che ci insegna la storia del nostro paese. E' evidente che il problema del mezzogiorno è un fatto soprattutto culturale che va risolto su questo terreno prima ancora che su quello economico.  Il governo vanta grandi successi nel primo biennio della sua attività, ma non si nasconde che quel che ha intralciato la realizzazione del programma è l'azione di forze e spinte affaristiche, tecnocratiche e persino retrive. L'azione futura del governo sarà ispirata a netti principi culturali, che ora espliciteremo, e non lascerà spazio ad alcuna interpretazione meramente tecnocratica e gestionale priva di quella ispirazione ideale che ha spinto coloro che ci hanno dato il voto a riporre in noi la loro fiducia.