Il cantante che vuole risolvere i problemi di Haiti

Maurizio Stefanini

“Se fossi Presidente/ sarei eletto venerdì, assassinato sabato, / e seppellito domenica”. Nel 2008 Wyclef Jean lanciò la canzone “If I was President” con l'occasione della campagna elettorale negli Stati Uniti. “Il tempo delle elezioni sta arrivando”, iniziava il primo verso. Ma quasi subito a Haiti scoppiò una violenta sommossa popolare.

    “Se fossi Presidente/ sarei eletto venerdì, assassinato sabato, / e seppellito domenica”. Nel 2008 Wyclef Jean lanciò la canzone “If I was President” con l'occasione della campagna elettorale negli Stati Uniti. “Il tempo delle elezioni sta arrivando”, iniziava il primo verso. Ma quasi subito a Haiti scoppiò una violenta sommossa popolare contro il carovita dei generi alimentari in seguito alla crisi agricola mondiale, e i ribelli iniziarono a cantarla come una sorta di inno, scandendo anche lo slogan di “Wyclef Presidente”. Poi, al momento del terremoto divenne un punto di riferimento dopo il collasso delle istituzioni: anche grazie allo zio Raymond Alcide Joseph, ambasciatore negli Stati Uniti dal 2005, e in pratica diventato facente funzioni del Presidente. Infine, dopo avere a lungo preannunciato di pensarci, il 5 agosto nel parlare al Larry King Live della Cnn il cantante più famoso di Haiti ha confermato che si candiderà davvero per le presidenziali haitiane del prossimo 28 novembre.

    Sebbene la storia di Haiti sia stata quanto meno turbolenta, Wyclef Jean spera evidentemente di non finire nella tomba entro 48 ore dalla vittoria, ma di contribuire a risolvere gli atavici problemi che il recente sisma ha peggiorato. Nato nel 1972 da un pastore metodista che gli diede il nome del famoso eretico che nell'Inghilterra medievale anticipò la riforma protestante, Wyclef Jean emigrò col padre a Brooklyn nel 1981, quando aveva nove anni. Crescendo a New York fu influenzato in profondità dal reggae e dal rap, e nel 1994, lo stesso anno del suo matrimonio con la stilista di moda Marie Claudinette Pierre-Jean, creò il trio di hip hop Fugees. Con lui il cugino Prakazrel Samuel Michel, in arte Pras, e l'americana Lauryn Hill. Con un repertorio esteso anche al soul e ai repertori caraibici, i tre incisero due dischi, il secondo dei quali nel 1997 ottenne un Grammy Award, con 18 milioni di copie.


    Col successo, tutti e tre i Fugees decisero però di lanciarsi da soli. Anche se il primo album firmato Wyclef Jean, “The Carnival”, era in effetti zeppo di interpretazioni assieme a vari “ospiti”: dagli ex-partner dei Fugees a Celia Cruz. Nel 1999 cercò di ripetere una famosa performance di Jimi Hendrix a un concerto per il trentennale di Woodstock, suonando l'inno Usa “The Star-Spangled Banner” e poi bruciando la chitarra: ma si scottò le dita. Solo al suo quinto album, nel 2004, iniziò a cantare alcune canzoni in creolo haitiano, oltre che in inglese. Ma il suo maggior successo fu nel 2006 Hips Don't Lie. Cantato assieme a Shakira, vendette 10 milioni di copie e fu eseguita prima della finale dei mondiali del 2006.

    Nel 2005 Wyclef Jean per soccorrere le vittime di un uragano aveva intanto creato la Yéle Haiti Foundation: una fondazione benefica cui si deve gran parte della sua popolarità ad Haiti, e che dopo il terremoto raccolse 2 milioni di dollari in aiuti. Ma vennero fuori gravi accuse di cattiva gestione di fondi nel passato, che misero Wyclef Jean in particolare imbarazzo, costringendolo a una pubblica difesa tra le lacrime. Da ricordare che “If I was President” ripete appunto che bisogna “dire ai bambini la verità, la verità”. Ovvero “Cristoforo Colombo non scoprì l'America”; “ditegli di Marcus Grvey, ditegli di Martin Luther King, ditegli di Jfk”.

    Controversi anche i suoi rapporti col presidente René Préval. Nel 2006 annunciò pubblicamente il suo voto per lui, malgrado le polemiche sull'interpretazione di un articolo della Costituzione che gli avrebbe impedito di ripresentarsi. Nel 2007 Prèval lo nominò ambasciatore di buona volontà. Ma dopo il terremoto i due si sarebbero allontanati. Né sono questi gli unici problemi. Lo accusano infatti di non parlare bene né il francese e né il creolo, le due lingue ufficiali di Haiti. Lo accusano di mantenere una doppia nazionalità che la Costituzione non riconosce. Lo accusano di non aver risieduto sull'isola i cinque anni minimi prima dell'elezione prescritti per i candidati alla Presidenza. Lo accusano di dovere 2,1 milioni di dollari al fisco Usa. Lui risponde spiegando che non può continuare vedere Haiti affondare, e che se non fosse stato per il terremoto avrebbe probabilmente aspettato almeno altri dieci anni prima di scendere in campo. “Gli Stati Uniti hanno Barack Obama, Haiti ha Wyclef Jean”, dice ai suoi sostenitori. Tra questi non c'è però più il suo zio ambasciatore, che si è candidato a sua volta. E anche Pras, il cugino e ex-compagno dei Fugees, ha detto che non lo considera “adatto alla carica”.