Le maledizioni dell'isola scomparsa

La terra dannata e il patto con il diavolo per cacciare i francesi

Christian Rocca

Anche questa volta Pat Robertson, il televangelista più famoso d'America, ha trovato una giustificazione all'ira di Dio espressa sotto forma di terremoto ad Haiti. Dopo l'11 settembre, il fondatore della Christian Coalition aveva accusato “pagani, abortisti, femministe, gay e lesbiche e tutti quelli che hanno cercato di laicizzare l'America” di aver contribuito con i loro comportamenti peccaminosi a irritare il Signore e quindi a far meritare a New York gli attacchi islamisti del 2001 (successivamente s'è scusato).

    Anche questa volta Pat Robertson, il televangelista più famoso d'America, ha trovato una giustificazione all'ira di Dio espressa sotto forma di terremoto ad Haiti. Dopo l'11 settembre, il fondatore della Christian Coalition aveva accusato “pagani, abortisti, femministe, gay e lesbiche e tutti quelli che hanno cercato di laicizzare l'America” di aver contribuito con i loro comportamenti peccaminosi a irritare il Signore e quindi a far meritare a New York gli attacchi islamisti del 2001 (successivamente s'è scusato). Qualcosa del genere aveva detto anche dopo l'uragano Katrina che ha colpito la città creola di New Orleans. La negazione di Dio, secondo Robertson, c'entra anche con il terremoto di Haiti. Nell'edizione di martedì del suo programma televisivo “The 700 Club”, visto quotidianamente da un milione di persone, Robertson ha detto che c'è una ragione storica a spiegare la devastazione sismica di Haiti: nel 1791 i suoi abitanti fecero un patto col diavolo per liberarsi dall'oppressione francese e da allora subiscono la maledizione di Dio.

    Da due secoli, storici, predicatori, missionari, uomini religiosi e gente comune credono a questo patto spirituale con Satana, malgrado non sia nemmeno sicuro che la cerimonia in questione ci sia stata. La leggenda dell'isola dannata di Dio ovviamente è pura fantasia, ma continua a circolare. Come spiegare, altrimenti, che guerre, fame, disperazione e ora il terremoto abbiano colpito soltanto la metà haitiana dell'isola di Hispaniola e non quella occupata dalla Repubblica dominicana timorata di Dio? Non c'è altra ragione che il diavolo, secondo Robertson: “L'isola di Hispaniola è una sola. E' divisa perfettamente a metà. Da una parte c'è Haiti, dall'altra la Repubblica dominicana. La Repubblica dominicana è ricca, in salute, un paradiso delle vacanze. Haiti è in una situazione di povertà disperata. Eppure è la stessa isola”.
    La tesi di Robertson è costruita intorno all'avvio della rivolta indipendentista degli schiavi haitiani alla fine del Settecento. L'isola era stata spagnola e poi francese.

    Gli indigeni erano stati convertiti al cattolicesimo con la forza e sostituiti come manovalanza dagli schiavi arrivati dall'Africa. Nel 1791 è cominciata la rivolta degli schiavi, terminata con la vittoria, unico caso al mondo in cui un movimento rivoluzionario di schiavi sia riuscito a sconfiggere i loro proprietari, il colonialismo e anche a costruire un nuovo paese indipendente. Sarebbe cominciato tutto a Bois Caïman, nell'agosto del 1791, grazie a una cerimonia officiata dal prete vudu Dutty Boukman, che ha ispirato gli haitiani alla resistenza antifrancese e ancora adesso è presente nello spirito degli isolani. “Saremo tuoi servitori – avrebbero detto gli haitiani al diavolo – se ci aiuterai a liberarci dai francesi”. La risposta del diavolo, secondo Robertson, è stata “ok, ci sto”. Tredici anni dopo, i francesi sono stati davvero sconfitti, si sono rifugiati nella zona orientale dell'isola e Haiti è diventata indipendente.

    La leggenda del patto col diavolo nasce dalle parole attribuite al leader vudu durante la cerimonia a Bois Caïman: “Il Dio bianco chiede ai suoi di commettere crimini. Il nostro Dio, invece, predica il bene. Il nostro Dio, che è buono e giusto, ci ordina di vendicare i torti subiti. Sarà lui a guidare i nostri eserciti e a condurci alla vittoria. Ci assisterà. Spetta a noi spazzare via l'immagine dello spietato Dio dell'uomo bianco”. Per i cattolici bianchi francesi e per gli schiavisti di Haiti, ha scritto Matthew Yglesias dell'Atlantic, si capisce perché quella preghiera di Boukman sia stata considerata un'offerta al diavolo. Loro credevano a un solo Dio, mentre gli haitiani parlavano di due divinità, una per i bianchi e una per i neri e lo veneravano durante una cerimonia vudu. Non potevano che essere riti satanici, non potevano che aver siglato un patto col diavolo.

    Più seriamente, la rivolta degli schiavi potrebbe avere a che fare con l'estrema povertà di Haiti, ma per motivi più terreni. Haiti probabilmente ha tagliato i legami con le colonie troppo presto, rispetto alle altre nazioni caraibiche. Altre ex colonie francesi, come Martinica e Guadalupe, ancora oggi contano sugli aiuti francesi per una buona parte del proprio pil. Un'altra spiegazione della povertà haitiana, secondo l'economista Tyler Cowen, potrebbe essere un altro tipo di maledizione, quella dell'abbondanza delle risorse non rinnovabili. Così come oggi i paesi produttori di petrolio tendono ad avere una crescita inferiore e dati di sviluppo peggiori rispetto a chi ha meno risorse, tra il Settecento e l'Ottocento anche Haiti è stata colpita dalla maledizione dell'abbondanza. Nel suo caso, di canna da zucchero.