Un avatar per i giornali

Christian Rocca

Non si sa ancora come sarà fatto. Non si conoscono le dimensioni. Non è dato sapere nemmeno a che cosa servirà esattamente. Non c'è il nome né la data di vendita, figuriamoci il prezzo. Potrebbe uscire in due finiture diverse, ma chissà se è vero. Di certo c'è solo che il nuovo gadget elettronico della Apple, la più straordinaria azienda d'innovazione tecnologica di consumo del mondo, sta già facendo discutere e dividere esperti e analisti, commentatori e probabili consumatori al punto che sono in molti a sostenere che il nuovo aggeggio delle meraviglie possa diventare il salvatore dell'industria giornalistica ed editoriale.

    Non si sa ancora come sarà fatto. Non si conoscono le dimensioni. Non è dato sapere nemmeno a che cosa servirà esattamente. Non c'è il nome né la data di vendita, figuriamoci il prezzo. Potrebbe uscire in due finiture diverse, ma chissà se è vero. Di certo c'è solo che il nuovo gadget elettronico della Apple, la più straordinaria azienda d'innovazione tecnologica di consumo del mondo, sta già facendo discutere e dividere esperti e analisti, commentatori e probabili consumatori al punto che sono in molti a sostenere che il nuovo aggeggio delle meraviglie possa diventare il salvatore dell'industria giornalistica ed editoriale. Matt Stewart di Huffington Post è convinto che l'oggetto potrebbe regalare a New York, la città dei media, l'opportunità che il film “Avatar” sta offrendo a Hollywood: reinventare la magia, creare nuovi orizzonti e convincere molta più gente a leggere libri e giornali.

    Mistero e segretezza sono caratteristiche di casa Mac e del suo proprietario e guru Steve Jobs, tornato quest'estate al comando dell'azienda californiana dopo un trapianto di fegato. Le cose certe sono che Apple presenterà la nuova macchina tra il 25 e il 27 gennaio a San Francisco, che non la metterà in vendita prima di marzo e che ne produrrà un milione al mese. Il gadget della Apple sarà una specie di iPhone gigante, dotato di uno schermo touch screen a colori di dieci o undici pollici su cui poter vedere film e spettacoli televisivi a pagamento, giocare con i videogame, navigare su Internet e, soprattutto, leggere libri e giornali comprati in edicole e librerie virtuali. L'oggetto dovrebbe costare tra gli ottocento e i mille dollari, a seconda delle indiscrezioni. Circolano due possibili nomi: iTablet e iSlate, tavoletta o lavagna, ma Apple potrebbe averne in mente un altro.

    Sono mesi che pettegolezzi e indiscrezioni si inseguono, che i giornali specializzati e i blog high tech affrontano la questione. Fibrillazione e aspettative ora sono diffuse e il countdown al giorno della presentazione è già cominciato. Un ex dirigente Apple ha detto al New York Times di aspettarsi ancora di più e di meglio: “Resterete sorpresi dal modo in cui si potrà interagire con la nuova tavoletta”. Altri rumor raccontano che l'eterno insoddisfatto Jobs questa volta sia entusiasta del nuovo prodotto su cui i geni della Apple lavorano da sei anni. L'attesa è identica a quella precedente l'annuncio dell'iPod (ottobre 2001) e dell'iPhone (gennaio 2007), i due oggetti Mac che hanno rivoluzionato il modo di sentire, scaricare e comprare la musica e di usare un telefonino al modo di un computer portatile. L'iPod e l'iPhone hanno venduto, rispettivamente, 220 milioni e 33 milioni di esemplari, creando utili straordinari non solo per Apple (che li produce e trattiene una percentuale delle vendite della musica e del traffico voci e dati generato), ma anche per l'industria discografica e per le società telefoniche, oltre che per le decine di migliaia di privati sviluppatori di software a cui è stata data l'opportunità di vendere i propri prodotti su iTunes.

    Dietro il chiacchiericcio modaiolo intorno al terzo elemento della trinità on-the-go della Apple c'è la solita genialità del marketing dell'azienda di Cupertino, ma non solo questo. C'è sostanza, oltre a quella patina di leggerezza che in sintonia con lo spirito del tempo è capace di creare tanta attesa. Ci sono numeri importanti, mercati nuovi di zecca, modelli di sviluppo impensabili prima d'ora e decine di imitatori (l'ultimo è il super telefonino di Google Nexus One). Chi aveva ironizzato sull'utilità effimera dei due precedenti prodotti Mac s'è dovuto ricredere. Anche questa volta ci sono le premesse perché il nuovo gadget possa avere un impatto sul mondo dell'editoria pari a quello avuto dai predecessori sull'industria musicale, magari fino a cambiare il modo di leggere i giornali e quello degli editori di costruire i modelli di business.

    Prima dell'avvento dell'iPod, l'industria discografica era in piena crisi per il crollo delle vendite dei cd e per la facilità con cui i navigatori di Internet scaricavano gratuitamente la musica in formato digitale. Secondo i dati pubblicati su Wikipedia, dall'introduzione dello store di iTunes, nell'aprile del 2003, Apple ha venduto nove miliardi di canzoni (al settembre 2009), due milioni di film (luglio 2007) e duecento milioni di episodi di serie televisive (ottobre 2008) riuscendo nella formidabile impresa di attrarre nuovi consumatori disposti a pagare per i contenuti musicali e video, malgrado sia ancora oggi possibile scaricarli in modo gratuito. Il passaggio dal modello free a un sistema di micropagamenti è altrettanto rivoluzionario come l'oggetto tecnologico in sé. La scommessa di Apple è che la lavagnetta possa funzionare anche con libri e giornali, così come stanno cominciando a dare i primi segnali Kindle di Amazon e il nuovissimo Nook della grande catena libraria Barnes & Noble.

    Anche alla presentazione di Kindle, nel novembre 2007, erano stati sollevati parecchi dubbi sull'utilità dell'oggetto. Si diceva che nessuno avrebbe abbandonato i libri cartacei per un anonimo lettore elettronico. A Natale, però, per la prima volta Amazon ha venduto più libri elettronici che cartacei e Kindle è stato uno degli oggetti più regalati dagli americani, mentre il Nook è andato esaurito in pochi giorni prima delle feste. Provare a leggere un libro o un giornale su Kindle cancella subito pregiudizi e scetticismi. Lo schermo non affatica gli occhi, al contrario di quello retroilluminato dei normali computer. Il merito è della tecnologia e-ink, una specie di inchiostro elettronico che simula quello vero e rende la lettura molto simile a quella su carta. Il business del Kindle è ancora in rosso: Amazon perde soldi sulle novità e guadagna poco sui libri vecchi, con una media negativa di circa un dollaro a libro. Ma i numeri sono in crescita vertiginosa e sul business ci si sono buttati praticamente tutti, da Toshiba a Hewlett Packard a Microsoft.

    Amazon può contare su un vantaggio che soltanto il nuovo lettore di Barnes & Noble può contrastare: il rapporto con gli editori. Amazon è una libreria online, Barnes & Noble una catena diffusa capillarmente in tutta l'America. Entrambi hanno competenze, know how e rapporti commerciali con gli editori che nessuno dei concorrenti, tanto meno Apple, può mettere in campo. Amazon però ha provato a sfruttare l'ormai antico lancio di Kindle per stabilire una specie di monopolio sul mercato, riservandosi anche una percentuale molto alta sulla vendita dei singoli libri, cosa che ha infastidito le case editrici. Agli editori, infatti, Amazon offre soltanto il cinquanta per cento dei ricavi dalla vendita di un libro e pretende l'esclusività, cioè che l'editore non metta in vendita il prodotto su nessun'altra piattaforma digitale. Ai giornali garantisce invece soltanto il 30 per cento ed è probabilmente questo il motivo per cui il Corriere della Sera dal 2 gennaio non è più disponibile sul lettore Amazon (tra i giornali italiani c'è ora soltanto la Stampa).

    Apple offre di più. Intanto un prodotto che sarà certamente più bello, avanzato e semplice da usare sia di Kindle sia degli altri concorrenti, anche se resta il dubbio che lo schermo a colori della tavoletta possa stancare gli occhi esattamente come quello dei computer. Ma l'offerta allettante di Apple sembra essere soprattutto per gli editori. Non si conoscono i dettagli sugli accordi con i giornali, ma secondo le indiscrezioni l'azienda di Cupertino ha offerto agli editori il 70 per cento del prezzo di vendita dei libri, la stessa percentuale garantita agli sviluppatori di applicazioni per l'iPhone e il 20 per cento in più rispetto ad Amazon. E senza peraltro richiedere l'esclusiva. Apple crede così tanto nell'operazione salvataggio dei giornali da aver appena acquistato per 300 milioni di dollari Quattro Wireless, una società pubblicitaria per telefonia mobile, a conferma che il mercato pubblicitario sui contenuti diffusi via lettore elettronico è ancora inesplorato.

    L'iTablet, iSlate o come si chiamerà il nuovo lettore non sarà soltanto una risposta super cool a Kindle, uno strumento comunque formidabile, soprattutto per il numero di libri e giornali in catalogo, ma ancora con i difetti tipici di tutti i prototipi. C'è chi è disposto a giurare che la nuova invenzione Mac sarà accolta dall'industria giornalistica ed editoriale come l'avvento di un messia. Altri sono decisamente più cauti e spiegano che alla fine si tratterà dell'ennesimo falso profeta, destinato al dimenticatoio come molti altri. Il successo del Kindle e degli altri lettori elettronici di libri e giornali, a cominciare dai Sony readers, rassicura però gli entusiasti. Il mercato c'è, i lettori ci sono, manca soltanto chi riuscirà a produrre uno strumento bello, semplice e capace di diventare standard. Il gruppo di Time sta già lavorando a un nuovo tipo di rivista interattiva e multimediale, capace di offrire ai lettori non soltanto gli articoli, ma anche gallerie di immagini ad altissima risoluzione e video. Tutto ciò è già possibile con il computer di casa, ma sfogliare una rivista sulla tavoletta portatile è tutta un'altra esperienza. 

    Tre giorni fa il gruppo editoriale Hearst ha presentato il suo e-reader, concorrente della tavoletta Apple. Si chiama Skiff ed è studiato appositamente per la lettura dei giornali e dei magazine, oltre che di altri contenuti digitali come libri e siti internet. Skiff ha più o meno il formato di un foglio A4, schermo touchscreen e pesa meno di mezzo chilo, ma la caratteristica principale è il materiale con cui è stato costruito: un sottilissimo foglio di acciaio avvolto in guscio di vetro che lo rende flessibile quasi come un foglio di carta vera. Non ci sono ancora notizie sui costi né sulla data di uscita di Skiff, ma dovrebbe essere pronto entro la fine dell'anno. A fare la differenza potrebbe essere il prezzo di vendita, ma non è detto. Kindle e Nook costano 259 dollari a testa, decisamente meno degli ottocento o mille previsti per il tablet Apple. E' probabile che gli elementi decisivi saranno la qualità, la varietà e l'accessibilità dei contenuti su cui Apple è imbattibile, anche per l'esperienza dello store Apple che vende da anni musica e film e per gli accordi vantaggiosi proposti alle case editrici.

    Uno dei columnist del New York Times, David Carr, ha ammesso di non essere così emozionato dalla prospettiva di comprare qualcosa di nuovo, cioè la tavoletta, da quando aveva otto anni. Secondo Carr, il gadget Apple potrebbe salvare il giornalismo: “Cinque anni fa, quasi nessuno pagava per la musica scaricata online, ma ora – circa nove miliardi di canzoni dopo – sappiamo che la gente è disposta a pagare se il prezzo è giusto e conveniente”. Sull'Herald Tribune, Alice Rawsthorn ha scritto che se le cose andranno bene, crescerà la richiesta di libri elettronici, giornali e riviste e scatenerà tra gli editori una corsa creativa per sviluppare i modi sempre più seducenti di presentare i contenuti sul supporto elettronico: “In teoria, le versioni elettroniche dei giornali possono combinare la comodità del prodotto stampato col dinamismo dei siti web, mentre le riviste dovrebbero risultare visivamente più attraenti rispetto alle versioni web, grazie a una risoluzione maggiore delle immagini. Oltre ad aiutare gli editori ad affrontare lo spinoso problema su come fare soldi con Internet – ha concluso Rawsthorn – potrebbe  anche consentirgli di creare nuovi e affascinanti media elettronici”.

    Non tutti sono d'accordo, ricorda il sempre attentissimo sito web del mensile Atlantic Monthly. La nuova tavoletta Apple è troppo simile all'iPhone per poter aspirare al ruolo di salvatore del mondo dei media. Joe Wilcox su Beta News ha ricordato che già l'iPhone è una tavoletta dotata di tastiera e schermo touchscreen, sempre connessa a Internet, di piccola dimensione e dal prezzo accettabile: “Certo la tablet Apple sarà molto più larga, ma sarà difficile portarsela dietro ed è probabile che non avrà una costante connessione Internet”, ma solo quando si trova nel raggio d'azione di un wi-fi.

    David Rothman, su TeleRead, teme che sia ancora troppo presto per cantare vittoria. Molte domande restano senza risposta e bisognerà aspettare la presentazione ufficiale per capire se la tavoletta potrà essere la panacea dei mali dell'editoria globale. Sostiene, anzi, che è probabile che su questo fronte non ci sarà da aspettarsi nulla, visto che nemmeno Kindle finora è riuscito a produrre utili. Analisti e blogger si chiedono se il gadget Apple manderà in pensione Kindle o no. Matthew Yglesias di Think Progress e Megan McArdle dell'Atlantic dicono di no e uno dei motivi è la dimensione ridotta e quindi la portabilità del Kindle rispetto alla nuova tavoletta.

    L'esperto di business dell'Atlantic Derek Thompson dice invece di sì, che Kindle sarà rimpiazzato. Thompson spiega che così come l'iPhone è diventato il coltellino dell'esercito svizzero del Ventunesimo secolo – ovvero un oggetto multiuso che non è soltanto un iPod che fa le telefonate, ma anche un minuscolo computer dotato di applicazioni capaci di cercare le indicazioni stradali, di scegliere i ristoranti e riconoscere il titolo di una canzone appena ascoltata – allo stesso modo la tavoletta Apple non sarà soltanto l'incrocio tra un lettore elettronico e un piccolo computer, ma qualcosa più della somma dei suoi predecessori. I consumatori cominceranno ad aspettarsi di più dal proprio e-reader e a chiedere divertimenti e capacità simili a quelli dei computer che sono però preclusi a Kindle, fino a creare dal nulla un nuovo mercato di smart-reader che prima o poi, come è successo ai telefonini dopo l'arrivo degli smart phone, rimpiazzeranno i lettori elettronici tradizionali. Una prospettiva non da poco per un oggetto già diventato di culto, anche se ancora non se ne sa nulla.