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Chi è e che fine ha fatto l'uomo che fece (veramente) crollare il Muro di Berlino

Andrea Affaticati

Günter Schabowski, uno dei membri del comitato centrale del partito unico (Sed) della Ddr, e da cinque giorni portavoce dello stesso (funzione creata ad hoc il 4 novembre del 1989) quel 9 novembre non aveva partecipato alle riunioni del Politbüro. Ma mentre si stava recando alla conferenza stampa che sarebbe incominciata da lì a poco, aveva incontrato lungo uno dei corridoi Egon Krenz neoeletto segretario (dopo il putsch contro Erich Honecker).

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    Günter Schabowski, uno dei membri del comitato centrale del partito unico (Sed) della Ddr, e da cinque giorni portavoce dello stesso (funzione creata ad hoc il 4 novembre del 1989) quel 9 novembre non aveva partecipato alle riunioni del Politbüro. Ma mentre si stava recando alla conferenza stampa che sarebbe incominciata da lì a poco, aveva incontrato lungo uno dei corridoi Egon Krenz neoeletto segretario (dopo il putsch contro Erich Honecker). Krenz gli aveva messo in mano una cartelletta con due fogli dattiloscritti, spiegandogli che il comitato centrale aveva appena approvata la libertà di viaggiare per i cittadini della Ddr. Schabowski, già in ritardo, aveva preso la cartelletta e poi, a passo spedito si era diretto nella sala della conferenza stampa, dove lo attendevano già un centinaio di giornalisti di tutto il mondo.

    Aspettavano novità di rilievo, ma per più di un'ora Schabowski lì sfinì con i dibattiti che stavano tenendo il membri del Politbüro. Il corrispondente della Cnn si era pure addormentato. Solo all'ultimo, quando ormai stava per dire che la conferenza stampa era finita, a Schabowski era venuta in mente quella cartelletta che Krenz gli aveva messo in mano. La notizia dell'apertura delle frontiere la diede quasi sbadatamente – non si era nemmeno preso la briga di controllare il documento – tant'è che alla domanda del giornalista italiano dell'Ansa, Riccardo Ehrmann, da quando sarebbe stata effettiva questa disposizione, Schabowski aveva inforcato gli occhiali e iniziato a cercare nel plico di fogli che aveva davanti a sé, la cartelletta di Krenz. Ci aveva impiegato anche un po', e una volta trovata gli aveva dato una rapida scorsa per poi rispondere un po' perplesso: “Da quel che vedo qui da subito, seduta stante”. Non aveva però visto il secondo foglio, quel foglio sul quale c'era scritto che questa disposizione entrava in vigore dalle ore quattro del mattino del giorno dopo, cioè il 10 novembre 1989.

    E' stato soprannominato l'uomo del provvidenziale malinteso. Schabowski come Egon Krenz è stato poi condannato nel 1999 a tre anni di carcere, lui però diversamente da Krenz, ha accettato la condanna senza fare ricorso alla Corte di giustizia europea. Sempre diversamente da Krenz e da tutti gli altri membri del comitato centrale, Schabowski si è assunto apertamente le responsabilità per il regime di oppressione. E anche nel libro intervista appena uscito “Wir haben fast alles falsch gemacht” (Abbiamo sbagliato quasi tutto, Econ Vlg) alla domanda del giornalista Frank Sieren: “Cosa ci ha lasciato in eredità la Ddr?”, Schabowski risponde sulla stessa linea: “... se comunque cerco di vedere un lato positivo si mischiano ironia e serietà. Tra le cose migliori c'è indubbiamente, che anche nella patria di Marx ed Engels è stata fornita la prova, che le loro teorie applicate alla società reale, si sono risolte in un clamoroso fiasco. E' successo quel tipo di fenomeno per il quale il filosofo Karl Popper, uno dei saggi del nostro tempo, aveva trovato la seguente formulazione: agognando il paradiso abbiamo prodotto l'inferno sulla terra”.

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