Le lettere a un partito mai nato allontanano dal Pd un Rutelli molto obamiano

Alessandra Sardoni

“A sinistra no” scrive e tenta di argomentare Francesco Rutelli nelle centocinquantacinque pagine del suo pamphlet (“La svolta. Lettera a un partito mai nato”. Marsilio,12 euro e cinquanta) presentato, dopo aver creato un certo effetto attesa, in una giornata sbagliata.

    “A sinistra no” scrive e tenta di argomentare Francesco Rutelli nelle centocinquantacinque pagine del suo pamphlet (“La svolta. Lettera a un partito mai nato”. Marsilio,12 euro e cinquanta) presentato, dopo aver creato un certo effetto attesa, in una giornata sbagliata: il Pd cui l'ex leader della Margherita chiede o intima la svolta pena la rottura è impegnato nelle stesse ore a indignarsi (Franceschini, Fassino e anche Ignazio Marino) o a correre ai ripari (Bersani, Enrico Letta) dopo le seguenti dichiarazioni dell'ex presidente della provincia di Milano Filippo Penati, bersaniano coordinatore della mozione: 1) “Se i due terzi degli iscritti non hanno votato Dario è necessario predisporre una gestione collegiale del partito fino alle primarie” 2) “Il risultato delle primarie non sarà diverso da quello dei congressi perché centinaia di migliaia di nostri iscritti non possono che rappresentare in modo significativo l'intero panorama degli elettori”.

    A fronte di quello che Franceschini definisce tentativo di delegittimazione e che i fautori delle primarie, tutti tranne la mozione Bersani, ritengono il tentativo di delegittimare preventivamente gli elettori non iscritti, le critiche e le richieste di Rutelli e l'ipotesi – non negata in conferenza stampa – di una sua uscita dal partito ricevono solo una sbrigativa risposta da parte di Bersani: “Sono stato benissimo in questo partito con dentro Rutelli sono convinto che ci potrà stare benissimo anche lui”.
    Non è questa tuttavia la sensazione che si ricava leggendo il libro o ascoltando l'interessato illustrarlo alla stampa. Il Pd, sostiene Rutelli, è “un partito mai nato”, diverso da quello prospettato al Lingotto da Veltroni. Ripiegato verso un recupero del profilo di sinistra proprio mentre le socialdemocrazie perdono in Europa. Sbagliato sedere a Strasburgo nello stesso gruppo dei socialisti europei per poi votare per la seconda volta Barroso alla presidenza della commissione europea. Rifugiarsi nei “rassicuranti porti della sinistra” - Rutelli non dice diessini, ma è come se lo avesse fatto- è un passo indietro.

    Lo ha allarmato Aldo Schiavone quando ha detto che “c'è un bisogno di sinistra” e lo ha allarmato lo stesso Bersani che commentando le elezioni tedesche ha vagheggiato “il rinnovamento comune delle forze della sinistra in Europa”. Parole che l'ex leader della Margherita utilizza per schiacciare il fronte bersaniandalemiano sul progetto di partito socialdemocratico che darebbe a lui un piccolo spazio di manovra moderato e laico e anche un pretesto. “Basta con le caricature” alza le spalle Bersani. Mentre un Rutelli un po' veltroniano insiste nel libro e a voce sul sogno obamiano che consentirebbe, assicura, di “allargare il perimetro del Pd evitando di restringere il fazzoletto”. Citazioni di Baumann, Lévinas, Dahrendorf, Isaiah Berlin, tutte brevissime: il libro Rutelli l'ha scritto in un solo mese, ad agosto, finito a settembre compreso quel capitolo su cui aveva creato la suspence del finale aperto, se ne andrà non se ne andrà, che non scioglie nemmeno oggi. Dosando il pessimismo sull'esito del congresso “concentrato sul chi vincerà e non sui contenuti” e la speranza, “magari alle primarie”. E ipotizzando nell'ultima pagina un governo del presidente se Berlusconi dovesse entrare in crisi prima della fine della legislatura.

    Per evitare, spiega Rutelli, un eccesso di forza della Lega
    e lo scenario di un partito del sud. Le prossime mosse scommettono comunque sulla vittoria di Bersani. “E se vincesse Franceschini?” chiede qualcuno maliziosamente. La risata imbarazzata, Rutelli è elettore di Franceschini, fa capire che l'exit strategy dal Pd verso l'ambientalismo rivisitato, che ha molto spazio nel pamphlet, sarebbe più difficile. Tournée con libro a partire da domenica a Roma Lanzillotta, Tabacci, Mentana all'Auditorium di via della Conciliazione per due ore forse tre in prima serata.