Lettera ai moralisti

Umberto Silva

Cordero, Rodotà, Zagrebelsky, per il bene della mia salute psichica rispondete a questa domanda: come potete voi, illustri studiosi e amministratori del diritto, farvi promotori e garanti di un appello per la libertà di stampa e di opinione, spacciando per domande polpette avvelenate? Per quanto il mio sguardo su Berlusconi possa essere severo e a momenti fin torvo, sono ancora abbastanza sveglio per accorgermi che quelle di Repubblica non sono domande, ma feroci insulti.

    Cordero, Rodotà, Zagrebelsky, per il bene della mia salute psichica rispondete a questa domanda: come potete voi, illustri studiosi e amministratori del diritto, farvi promotori e garanti di un appello per la libertà di stampa e di opinione, spacciando per domande polpette avvelenate? Per quanto il mio sguardo su Berlusconi possa essere severo e a momenti fin torvo, sono ancora abbastanza sveglio per accorgermi che quelle di Repubblica non sono domande, ma feroci insulti. Ne sono certo quanto sono certo che esiste Iddio o, perlomeno, la Tour Eiffel. Intanto il gradimento del premier cresce: i suoi nemici gli vogliono davvero bene!

    Questa campagna è pazzesca. E' come se duecentomila persone tutte insieme a un certo punto decidessero di dire che il sole è la luna. Si entra nel mistero più profondo. La condanna di una persona può condurre a questa fenomenale allucinazione collettiva? Temo che questa spaventosa svista sia il frutto di una normalizzazione che invade l'Italia e larghe parti del mondo. Che ci si possa sentire a posto solo aderendo a qualsiasi cosa venga suggerita purché dotata di certi crismi sociali? Attenzione, non si va a posto, gli inquisitori si sentono il diavolo dentro e le pulci addosso.

    Sono pronto a tutto contro Berlusconi, perfino a sputtanarlo presso mia zia Erminia, una sua adorante, ma non posso sottoscrivere un documento dove mi si chiede di dire che la pera è una mela. Non ho ancora l'alzheimer né sono così servo da sostenere che l'imperatore nudo – il senso comune – è vestito perché lo garantiscono i tre giuristi. Né mai cercherò d'impedire a chicchessia, fosse pure il cannibale di Milwaukee, di portare in tribunale le proprie ragioni, per quanto discutibili esse siano, perché questo è il diritto che ho imparato in gioventù sui banchi della Statale di Milano e credo che in alcune parti del mondo sia ancora in vigore. Resto fedele alla Dichiarazione dei diritti dell'uomo del 1948, così a sproposito sbandierata dai tre giuristi. E alla nostra Costituzione, art. 25, se ben ricordo.
    Però, però… Se duecentomila persone intelligenti e perbene capeggiate da tre specchiati luminari dicono che quelle a Berlusconi sono domande e non offese, e che in quanto tali non vanno querelate ma onorate d'una risposta… facile che l'allucinazione sia mia, facile che io stia dando i numeri. Mentre scrivo sono già trecentomila, e nomi stimabilissimi, persone ben più intelligenti ed equilibrate di me. E difatti mi sento un po' strano, un po' sopra le righe. Mia figlia mi sta guardando mentre scrivo al computer, deve cominciare l'università, nutre ancora delle aspettative sul mio conto.

    Quasi quasi sottoscrivo anch'io l'appello, così almeno mi sentirò normale, a posto. Tengo famiglia, firmo, firmo… Un due, un due, un due march! Perdonami figliola, non ce la faccio proprio! Le ho lette quelle dieci domande, le ho lette davvero. L'ultima riassume le precedenti e così suona: “Alla luce di quanto è emerso in questi due mesi, quali sono, signor presidente, le sue condizioni di salute?”. Tradotta e sintetizzata: “Signor presidente, ci dica se lei è pazzo”. Oltre che un'offesa è anche una boiata logica, perché come fa un pazzo a capire se è pazzo? Siamo al famoso paradosso del cretese mentitore e il Cavaliere deve essersi davvero trovato in difficoltà. Si sarà chiesto: “Sono pazzo?”. Forse avrà risposto di sì. Poi avrà pensato: “Sono pazzo a farmi questa domanda; ma se sono pazzo, come faccio a farmi domande sagge?”, e così via fino a sprofondare in un sonno molto ingarbugliato… Ecco, cerchiamo di non farlo impazzire davvero, che ha lui la guida dell'Italia, al momento.

    La risposta giusta ovviamente è: “Cari signori, le mie condizioni di salute sono pessime. Quando mi sveglio vedo seduto sul comò Belzebù e ci facciamo una lunga chiacchierata. Poi a colazione cerco di dare un pizzicotto al sedere della cameriera ma mi ritrovo tra le dita lo scettro di Ramses IV'. E' comprensibile il silenzio del Cavaliere. Se invece in un luciferino moto d'orgoglio un giorno darà la risposta sbagliata, sbottando in un: ‘Signori miei, mi sento benissimo', in quattrocentomila, tanti nel frattempo saranno diventati, scoppieranno in una risata irrefrenabile per poi proclamare: ‘Non solo sei pazzo ma anche bugiardo e stronzo!'. Alto si leva il fumo dei roghi.