Lega alla conquista degli Appennini
L'estate leghista, cominciata con la sottovalutazione dell'inno nazionale, “che non conosce nessuno”, è proseguita con la propaganda per i dialetti da insegnare nelle scuole, con una richiesta di aumento dei salari “legati al costo della vita su base territoriale” e ha ora un acuto finale con la polemica con qualche alto prelato sul tema del respingimento dei clandestini, culminata nell'ipotesi di rivedere il Concordato.
L'estate leghista, cominciata con la sottovalutazione dell'inno nazionale, “che non conosce nessuno”, è proseguita con la propaganda per i dialetti da insegnare nelle scuole, con una richiesta di aumento dei salari “legati al costo della vita su base territoriale” e ha ora un acuto finale con la polemica con qualche alto prelato sul tema del respingimento dei clandestini, culminata nell'ipotesi di rivedere il Concordato. E' la parentesi consueta della politica in canottiera, libera e ruspante, che consente di prendersi qualche libertà in attesa di indossare di nuovo le tetre grisaglie ministeriali. Ma può darsi anche che i temi contundenti siano stati scelti per rendere più ardua una riconciliazione del Popolo della libertà con Pier Ferdinando Casini, o almeno per ottenere in cambio di un assenso che apparirebbe molto sofferto, qualche candidatura pesante alle prossime regionali.
Forse, però, una lettura tutta chiusa nel gioco delle forze politiche e istituzionali di vertice non dà conto pienamente dell'istinto popolare che guida solitamente l'azione e la propaganda di Umberto Bossi. Può darsi che intendesse rivolgersi, invece, soprattutto a un settore che un tempo aderiva alle organizzazioni di sinistra, ma faceva fatica a digerire il doppiopetto togliattiano, non voleva cantare Fratelli d'Italia assieme a Bandiera rossa, parla in dialetto nelle osterie (e anche nelle bocciofile bersaniane), ha sempre storto il naso per il voto favorevole del Pci all'inserimento del Concordato nella Costituzione.
Guardato in modo altezzoso dagli apparatniki del Pci, che comunque lo coinvolgevano facendogli cucinare salamelle alle feste dell'Unità, questo popolo “plebeo” della sinistra oggi appare disperso e disorientato dalle fumisterie del dibattito congressuale democratico. Bossi parla la loro lingua, solletica istinti e sentimenti repressi ma non abbandonati. Ha lanciato un segnale, poi probabilmente, tratterà e medierà quel che c'è da mediare e da trattare, continuerà a gestire insieme respingimenti e sanatorie, contratti territoriali e richieste salariali generalizzate, rivendicazione delle radici cristiane e polemiche puntute con gli aspetti universalistici del magistero ecclesiastico. Naturalmente punta a contendere il primato al Pdl nelle regioni padano-venete, ma forse la sua campagna d'estate guardava soprattutto al ridotto appenninico della sinistra, la terra di conquista.


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