Le farfalle di Sierra Leone/22

In viaggio verso Londra, si pensa di far fuggire il prigioniero Alvise nel Continente

Sandro Fusina

Fanny lasciò il braccio del suo bello per sventolare il fazzoletto e asciugarsi una lacrima. Il giovanottone con un braccio solo trovò tenera la commozione della ragazzina rossa. Quanto a lui era un po' deluso, come il resto del pubblico. Si erano aspettati tutti la doppia esecuzione di due signori e dovevano accontentarsi di un'esecuzione semplice, per giunta di uno scozzese malandato.

    Fanny lasciò il braccio del suo bello per sventolare il fazzoletto e asciugarsi una lacrima. Il giovanottone con un braccio solo trovò tenera la commozione della ragazzina rossa. Quanto a lui era un po' deluso, come il resto del pubblico. Si erano aspettati tutti la doppia esecuzione di due signori e dovevano accontentarsi di un'esecuzione semplice, per giunta di uno scozzese malandato, non molto diverso da quello impiccato da pochi mesi per una pecora scomparsa proprio un paio di giorni prima che alla locanda venisse servito un ottimo stufato di montone. Anche Rospo, che aveva salutato Cecil sulla porta rimpiangeva di avere pronunciato quella sentenza. In mancanza di scorta il suo amico Russell invece di fermarsi in visita, come era evidentemente sua intenzione, aveva dovuto sacrificarsi e partire con il prigioniero. Facevano parte della scorta anche John Dewey, arrivato nel frattempo, e il suo segretario. Pagando di tasca sua qualche ghinea, Rospo aveva rimpolpato la scorta con l'alderman e l'aiutante con il vecchio schioppo. Lorenzo, Francis e Jacques erano liberi di andare dove volevano, ma su invito di lord Russell si erano uniti alla comitiva.

    La prima tappa non fu lunga. La carovana, composta da due carrozze e dai cavalieri, fece tappa alla locanda per mangiare qualcosa prima di intraprendere il vero viaggio. Poiché aveva dato solennemente la sua parola di gentiluomo di non fuggire, Alvise, non legato, poté sedersi al tavolo con gli altri. Solo Francis, Jacques, l'aiutante dell'alderman e un servo di Dewey si sedettero a un altro tavolo. La disposizione dei tavoli esercitò l'ingegno del giovanotto dagli occhi azzurri, che nel frattempo si era presentato con il nome di Basil Madox. Senza che nessuno se ne accorgesse, né riuscisse poi a ricostruire come avesse fatto, Madox versò una dose abbondante di laudano nel vino dell'alderman e del suo assistente. I quali, portato alle labbra il bicchiere, tentarono ciascuno per suo conto un commento sullo strano sapore del vino, ma vedendo che i gentiluomini di città bevevano imperterriti, vuotarono d'un sorso i bicchieri, per riempirli subito dopo e scoprire che il vino era molto mi gliorato. Dopo qualche minuto l'alderman seguiva a fatica la conversazione che avveniva intorno al tavolo. Gli sembrava che il signore italiano parlasse un inglese particolarmente fluente, ma probabilmente era la sua immaginazione, come dalla sua immaginazione nascevano le architetture colorate che gli si creavano nella testa mentre gli occhi gli si chiudevano.

    Le architetture si facevano e si disfacevano sempre più rapidamente, poi tutto si ridusse a un ronzio continuo e sempre più intenso, che lo costringeva a tenere gli occhi sbarrati e le mani serrate al tavolo, come per aggrapparsi alla realtà. Forse disse che si sentiva male a Basil Madox che gli stava seduto accanto, forse pensò solo di dirlo. Poi cadde dalla panca e restò a terra. Il suo aiutante, più discreto, crollò con la testa sul tavolo. - Niente paura - disse Basil Madox, sorridendo con i suoi impagabili occhi azzurri, ho già visto questi sintomi, i signori devono avere abusato di laudano. Basterà un lungo sonno. - Un sonno lungo o eterno?- chiese Dewey con indifferenza. - Lungo - rispose piccato Madox - a meno che non abbiano esagerato davvero troppo. Quando Fanny tornò alla locanda l'alder man e il suo assistente avevano vomitato ed erano già stati portati di peso in una stanza a sognare i sogni dell'oppio. Lorenzo appena la vide tirò fuori la medaglietta, la fece oscillare un attimo, la baciò e la fece sparire. La ragazzina arrossendo tirò fuori dal seno l'anello che portava appeso a un nastrino e lo baciò. La manfrina non sfuggì a Madox. Quando la ragazzina si avvicinò al tavolo per portare altro vino le palpò il culo in modo plateale. L'atto stupì tutti, ma soprattutto John Dewey che non riconosceva né i modi né i gusti del segretario. Lorenzo ebbe uno scatto d'ira che Madox si affrettò a frenare con un sorriso di complicità. Dewey capì cosa stava succedendo e si rasserenò. Lorenzo capì che non era il momento di fare il paladino delle fanciulle indifese. C'era in ballo la sorte dello zio. Infatti lord Russell venne all'argomento. - Caro Dolfin, come le è venuto in testa di farsi giustizia da solo? Credo che neanche nella Serenissima sia tollerato. Adesso siamo in un bel pasticcio. Lei finora si è salvato dalla forca solo grazie alla sua posizione di suddito eminente di uno stato amico. Ma questi argomenti hanno potuto impressionare lord Eglington. Ma non sarà facile con un giudice di Londra. E' un ruolo per me piuttosto doloroso, ma sono costretto dalla parola che ho dato a portarlo alle prigioni di Newgate, in attesa di un nuovo processo. Dobbiamo solo sperare che non spunti fuori il testimone che non si è presentato davanti a Eglington. In questo caso... -

    Russell fece una pausa posando lo sguardo su Lorenzo - temo che sarebbe riesaminata anche la posizione del marchese di Biandronno. Lei cosa ne dice, Dewey? - Oserei dire, milord, che le cose stanno esattamente come ha detto lei. Temo che l'unica cosa che possiamo fare per il signor conte e il signor marchese sia di trovare loro il migliore avvocato di Londra. - Ha già in mente qualcuno? - Pensavo a James Boswell, un luminare del foro di Edimburgo. “Bel luminare”, pensò lord Russell, “un ubriacone, donnaiolo, impestato, con la testa piena di grilli, che probabilmente non ha mai discusso una causa, il luminare era il suo defunto padre”. - Perché proprio James Boswell?- disse lord Russell. - Perché è scozzese anche lui, milord, improvvisò Dewey che non si aspettava una domanda così sciocca da parte di Russell. Lorenzo seguiva con attenzione e apprezzava la premura con cui Russell e Dewey si occupavano della sorte dello zio. E della sua. Ma qualcosa non quadrava. Non quadrava la presenza a quel tavolo di Basil Madox, non quadrava la scomparsa dell'uomo in grigio, non quadrava il malore improvviso dell'alderman e del suo assistente, non quadrava neppure la palpata che Madox aveva dato a Fanny.

    Alvise invece aveva ricostruito, anche se con qualche imprecisione, tutto il quadro. Ma non per questo era più tranquillo di Lorenzo. Il quadro, così come si presentava, non gli piaceva. Non gli piaceva per il soggetto e la composizione, nella quale si vedeva trionfare i suoi nemici. Ma in particolare non gli piaceva un dettaglio in basso a sinistra. Un dettaglio che sarebbe sfuggito a un osservatore frettoloso, assorbito dalla grandiosità della composizione. Il dettaglio di un omino minuscolo che pendeva da una forca minuscola. Non gli piaceva quel dettaglio perché l'omino aveva precisamente le sue fattezze. - A meno che...- aggiunse Dewey. - A meno che..?- chiese Russell - Stavo pensando a voce a alta. - continuò Dewey - Temo che la soluzione di un secondo processo sia abbastanza rischiosa. Il conte è comunque uno straniero. Soprattutto temo che non sia difficile trovare testimoni falsi. Il conte che è di Venezia lo sa fin troppo bene. Ci sarebbe un'altra soluzione. Ma non oso proporla a sua signoria... - Dewey, mi pare piuttosto inopportuno fare complimenti in questa circostanza - intervenne lord Russell. - La soluzione sarebbe che il conte di san Benito, come dire? scappasse. - Dewey, lei dimentica che ho dato la mia parola! E poi scappasse come? scappasse dove? - Il come si può studiare. Dove? Temo sul Continente. Il conte dovrebbe lasciare l'Inghilterra.

    Russell guardò Alvise con uno sguardo di premura paterna. - Lei Dolfin sarebbe in grado di raggiungere il Continente? - Sì, rispose Alvise senza entusiasmo. Il quadro di prima non funzionava più. Era necessario dipingerne un altro. - Lei mi assicurerebbe che in caso decidessi di venire meno per una buona causa alla mia parola lei si imbarcherebbe per il Continente? - Penso che la mia parola non basterebbe - disse Alvise - qualcuno di lor signori potrebbe accompagnarmi fino a Bristol e vedermi partire. - Il marchese di Biandronno verrebbe con lei? - Per ora su mio nipote non pende alcuna accusa. Preferirei che mi raggiungesse più tardi. Dopo avere chiuso la casa a Londra e saldati i conti. - Lei sa, signor conte, che in caso di fuga i suoi beni verrebbero confiscati? (22. continua)