'Cosa c'è dentro di me?' Rispondono i bloggers/3

La coscienza è una lacerazione che ci mette in contatto con il mondo

Redazione

Io una coscienza standard non l'ho mai avuta. Non nella forma del libro mastro su cui segnare il dare e avere – e fare bella figura nel confessionale – e neppure in quella dell'album dove immagazzinare stati di coscienza con la cura di una padrona di casa borghese dell'Ottocento.

    Abbiamo girato la domanda di Giuliano Ferrara: 'Cosa c'è dentro di me?' ai bloggers più influenti. Sulla carta si stanno esercitando sul tema della coscienza i filosofi, i docenti e gli scrittori con pagine bianche a disposizione. Sul sito osiamo di più: condensare la risposta nel post di un blog. Lo abbiamo chiesto a chi i post li fa quasi di mestiere. Oggi è la volta di Paolo Ferrandi, che ha un blog.

    Io una coscienza standard non l'ho mai avuta. Non nella forma del libro mastro su cui segnare il dare e avere – e fare bella figura nel confessionale – e neppure in quella dell'album dove immagazzinare stati di coscienza con la cura di una padrona di casa borghese dell'Ottocento. Deve essere un difetto di fabbricazione, ma davvero non mi riesce di collezionare momenti di vita vissuta con cui arredare il salottino biedermeier della mia supposta coscienza. Non avrei neppure la pazienza di spolverarli 'sti benedetti “erlebnis”. Eppure, nel momento in cui dubito della consistenza della mia vita interiore, mi rendo conto che qualcosa che si agita c'è. Solo che non è nulla di definitivo, ben rotondo e pieno. Sono increspature, stati esperienziali. E' il non abbassare gli occhi quando da piccolo in chiesa avveniva la consacrazione dell'eucarestia, è il grumo d'oscurità che vedo in fondo agli occhi della persona che amo e che non potrò mai sondare per quanto forte sia il mio sentimento, è il luccichio d'umanità che scorgo in fondo alle pupille dell'assassino più bestiale e che alla fine lo rende mio fratello. Hegel – quando non si era ancora caricato sulle spalle il destino dell'università tedesca – diceva che “un calzino rattoppato è meglio di un calzino lacerato, ma non è così per la coscienza”. Ecco, in fondo è la metafora più bella: la coscienza è una lacerazione, una ferita che ci mette in contatto con il mondo.

    di Paolo Ferrandi