Una svolta poco notata

Perché la Nato con Rasmussen ha compiuto un passo fondamentale

Carlo Panella

La Nato, due settimane fa, ha assunto una posizione di inedita durezza e coraggio nei confronti non tanto e non solo della Turchia (suo membro storico) ma dell'intero mondo islamico. La decisione di mantenere con determinazione e senza defezioni la candidatura del danese Anders Fogh Rasmussen alla segreteria generale ha rigettato infatti una pregiudiziale e un veto di tutto il mondo musulmano, di cui Tayyp Erdogan si è fatto latore, di gravità assoluta.

    La Nato, due settimane fa, ha assunto una posizione di inedita durezza e coraggio nei confronti non tanto e non solo della Turchia (suo membro storico) ma dell'intero mondo islamico. La decisione di mantenere con determinazione e senza defezioni la candidatura del danese Anders Fogh Rasmussen alla segreteria generale ha rigettato infatti una pregiudiziale e un veto di tutto il mondo musulmano, di cui Tayyp Erdogan si è fatto latore, di gravità assoluta. Lo “scandalo” delle vignette danesi, e la sua gestione da parte di Rasmussen, era infatti la ragione fondamentale per cui il premier danese non doveva essere nominato nuovo segretario. Come ha spiegato Erdogan: “Avevo consigliato a Rasmussen di invitare gli ambasciatori dei paesi musulmani e di spiegare la situazione, la risposta non è stata positiva. Questo naturalmente per noi crea un punto interrogativo e, personalmente, ho un punto di vista negativo sulla candidatura”. Punto di vista rafforzato dal rifiuto di Rasmussen della richiesta di Erdogan di oscurare una televisione curda in Danimarca, che Ankara ritiene organo del Pkk. La Turchia presiede oggi l'Organizzazione del Consiglio Islamico (53 nazioni) ed esprime dunque una posizione corale delle nazioni musulmane. Proprio il coraggioso rifiuto di Rasmussen di “giustificare” di fronte al mondo islamico un atto di libera satira, come le vignette su Maometto, la sua difesa del diritto di espressione, soprattutto la sua negazione di un “diritto” dei paesi musulmani di sentirsi irritati per una presunta offesa all'islam e di averne spiegazioni hanno costituito un nuovo “scandalo”  per Erdogan, che ha mandato in crisi la Nato, che ha dovuto rimandare di un giorno la scelta. Ma i 27 hanno rifiutato di recedere, non hanno presentato candidati alternativi (come chiesto da Erdogan) e hanno fatto pressioni congiunte su Ankara. Fondamentale l'intervento di Obama, ma anche di Berlusconi – che ha perso la photo opportunity sul simbolico passaggio del ponte (e si sa quanto ci tenga) per continuare una telefonata col premier turco - ottenendo infine la revoca del veto (la Nato sceglie all'unanimità). Di peso è stato anche l'avvertimento del commissario europeo all'Allargamento Olli Rehn: “La posizione turca è un presupposto negativo alle sue aspirazioni a entrare nell'Ue perché in essa la libertà di espressione è un valore fondamentale”. La Nato, insomma, ha negato ai paesi musulmani il diritto a rappresentare ritorsioni per quel che vittimisticamente chiamano “Islamofobia”. Un passo fondamentale.